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venerdì 10 luglio 2009

OBAMA A MOSCA, UN VERTICE IN CHIAROSCURO

A bocce ferme, il bilancio della visita di Obama a Mosca può essere giudicato come soddisfacente solo a metà. Superlativo per la scelta di incontrare i leader delle opposizioni, ma incapace di far valere le ragioni dello scudo spaziale.

A qualche ora dalla fine della due giorni che ha visto il Presidente USA Barack Obama interloquire con il tandem Putin/Medvedev, l’esito degli incontri è stato solo parzialmente positivo. Difatti, se la stampa internazionale ha quasi all’unanimità salutato il summit come “l’inizio di una nuova epoca di cooperazione tra Washington e Mosca” e “il disinnesco di una nuova possibile guerra fredda”, l’inquilino della Casa Bianca non ha saputo risolvere il nodo legato alla questione dello scudo spaziale, su cui le due superpotenze restano ancora troppo distanti.

Il progetto di difesa antimissilistica USA prevede l’installazione di una postazione radar in Repubblica Ceca e il dispiegamento di una batteria di 95 intercettori patriot in Polonia. Siglato la scorsa estate con due accordi separati – non senza esitazioni, soprattutto da parte polacca – ufficialmente ha lo scopo di difendere il mondo occidentale da minacce provenienti da autocrazie quali l’Iran e la Corea del Nord. De facto, è stato accettato da Praga e Varsavia dopo aver constatato l’incapacità da parte dell’Unione Europea di garantire appoggio militare e politico ai Paesi dell’area centro-orientale del nostro continente a fronte di possibili attacchi da parte della Russia: un’autocrazia dalle rinate velleità imperiali che, come dimostrato dall’aggressione alla Georgia dello scorso agosto, non lesina il ricorso allo strumento bellico per riportare sotto la sua influenza Paesi e popoli ai loro occhi colpevoli di desiderare dopo secoli di dominazione e repressione zarista e sovietica l’occidente, l’UE e la NATO – sinonimi di democrazia, libero mercato e prosperità economica.

Era ovvio che si sarebbe trattato del punto più critico in assoluto del vertice. Difatti, le parti non hanno raggiunto nessun accordo, né firmato alcun documento comune, rimandando la questione a future negoziazioni.
Con Mosca sembra proprio non essere possibile trattare. Nel corso della conferenza stampa, il Presidente della Federazione Russa Dmitrij Medvedev ha dichiarato inizialmente che “tempo fa le due parti [russa ed americana, n.d.a.] erano molto distanti, mentre oggi sono più vicine. Tuttavia, restano ancora da definire i dettagli, elemento-chiave su cui lavorare per poter giungere ad una soluzione”. Salvo poi raffreddare il tiepido inizio, affermando che “gli Stati Uniti sostegono che lo scudo non sia orientato verso la Russia, ma noi [russi, n.d.a.] la pensiamo diversamente. Sulla questione dobbiamo ancora lavorare molto”.

Peccato per Obama, il quale sin dall’inizio del suo mandato ha deciso di intraprendere una politica estera morbida, improntata sull’ostinata ricerca di dialogo con interlocutori delicati quali Russia ed Iran. Ma, così come dimostratosi con Teheran, giocare col fioretto con tali Paesi non sempre paga. Purtroppo. Ed anche questa volta, su questioni concrete da cui dipendono non solo gli USA e la comunità occidentale, ma soprattutto i Paesi della Nuova Europa – per scelta e per forza stretti alleati di Washington – al tentativo di stabilire una collaborazione, addirittura coinvolgendo la Russia nel progetto di difesa missilistica, Mosca ha risposto con un gentile ma secco net.
Così, l’Europa centrale continuerà ad essere inquieta dinnanzi all’aggressività del vicino russo, i missili iskander rimarranno dislocati nell’enclave russa di Kaliningrad – tra la Polonia e la Lituania – contro Praga, Varsavia, Vilna e Stoccolma, e Washington continuerà a bussare alla porta del Cremlino speranzosa in un dialogo non corrisposto.

Fatto salvo la scelta sulla condotta da mantenere con chi democratico ancora non è (forse obbligata dopo otto anni di scellerata amministrazione Bush), Barack Obama si è confermato un vero Presidente degno di un Paese occidentale decidendo di ricevere i leader dei partiti dell’opposizione russa e delle organizzazioni non governative presso il suo albergo (il Ritz-Carlton) nella serata di martedì 7 luglio.
All’incontro hanno partecipato Garri Kasparov del movimento “L’Altra Russia” (Drugaja Rossija), Boris Nemcov del partito Solidarnost’, Vladimir Ryžkov del Partito Repubblicano Russo (Republikanskaja Partija Rossij) e Sergej Mitrochin del partito liberale e filoeuropeo Jabloko per quanto riguarda i soggetti politici osteggiati dal Cremlino, Gennadij Žuganov del Partito Comunista Russo (Kommunističeskaja Partija Rossij) e Il’ja Ponomarionov del partito “Russia Giusta” (Spravedlivaja Rossija) per quanto riguarda le liste riconosciute dalla “verticale del potere”.

Prima dell’incontro, Obama ha espresso l’auspicio che si possa aprire con Medvedev un nuovo capitolo nei futuri negoziati in cui trattare la situazione delle opposizioni politiche e delle organizzazioni non governative dichiarate fuori legge da Mosca. Che difficilmente sarà accolta. Agli invitati ha affermato che “La presenza di una società civile è un aspetto molto importante. Uno Stato forte ha una forte società civile. Il reale progresso viene dal basso, dal cittadino” Inoltre, ha aggiunto che il futuro della Russia dipende principalmente dal suo popolo, e ha sottolineato l’importanza della libertà di stampa, del rispetto dei diritti umani e della trasparenza nell’amministrazione governativa, "valori che non appartengono agli USA ma che sono universali, e per questo Washington li tutelerà in ogni parte del Mondo”.

Speriamo soltanto che alla prossima occasione di incontro con un esponente della Federazione Russa, Obama si ricordi che questi valori all’ombra del Cremlino sono calpestati. Purtroppo, con cadenza quotidiana.
Matteo Cazzulani

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