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mercoledì 28 luglio 2010

UCRAINA: IL GOVERNO NON SA COME UTILIZZARE IL PRESTITO


FOTO UNIAN. Azarov e Tihipko, premier e vice premier, danno due versioni contrastanti sull'utilizzo del prestito del Fondo Monetario Internazionale, pari a 15,15 miliardi di dollari. L'opposizione all'attacco: finanzieranno i soliti oligarchi e l'oscura compagnia energetica RosUkrEnergo.

Tutto come previsto. Il Fondo Monetario Internazionale ha concesso all'Ucraina un prestito di 15,15 miliardi di Dollari. Cruciale per convincere l'ente americano all'ingente esborso, l'impopolare decisione di incrementare del 50% la bolletta del gas per la popolazione a partire dal primo agosto, comunicata dal governo Azarov soltanto pochi giorni fa.

L'FMI ha confermato l'erogazione immediata della prima tranche, pari a 1,9 miliardi di dollari. Il resto, sarà concesso in rate periodiche per un periodo di circa due anni e sei mesi. Secondo quanto comunicato dal Consiglio Esecutivo, quando a Washington era sera, ed Ucraina le 3 del mattino di giovedì, 29 luglio, il finanziamento deve essere funzionale al raggiungimento della stabilità economica, alla riforma delle pensioni, delle strutture dell'amministrazione e del sistema di contribuzione. Nessun aiuto, invece, per quanto riguarda l'acquisto di gas. Che, su esplicito consiglio, deve essere affrontato mediante manovre interne al bilancio di Kyiv, come, per l'appunto, l'aumento della bolletta.

"Sono necessarie riforme - riporta la nota del FMI - per rafforzare l'indipendenza e la responsabilità della Banca Nazionale Ucraina. La ricapitalizzazione di alcune banche, ed il rafforzamento degli istituti di controllo del mercato, sono misure necessarie per la stabilità finanziaria del Paese, per battere i problemi appena creatisi e permettere un rinnovo dell'intero tessuto economico. Qualora Kyiv seguirà le nostre direttive, riuscirà ad aumentare la fiducia nel mercato, innalzare il tasso di crescita, facilitare l'accesso di nuovi capitali nel proprio mercato, ed incrementare la macroeconomia".

Malgrado le direttive del FMI, il governo ha già le idee chiare su come utilizzare il prestito. Anzi, ha addirittura due piani di azione, tra essi contrastanti, elaborati, e supportati con forza dalle due principali personalità del Consiglio dei Ministri. Il premier, Mykola Azarov, dopo avere ringraziato l'organizzazione internazionale per la fiducia, ha promesso riforme immediate secondo quanto indicato dalla direttiva. Tuttavia, ha sottolineato che per l'Ucraina è necessario utilizzare il finanziamento per coprire i debiti contratti dal colosso energetico nazionale Naftohaz con il monopolista russo Gazprom e con RosUkrEnergo: "misteriosa" compagnia, registrata in Svizzera, controllata al 50% da una affiliata di Gazprom - RosGasAg - e all’altro 50% dalla elvetica Centralgas Holding, agente per conto dei due oligarchi ucraini, Ivan Fursyn e Dmytro Firtash. Da questo ente energetico, Naftohaz è stata obbligata prima ad acquistare gas turkmeno, poi ad interagire come intermediario nelle trattative con il Cremlino, fino al novembre del 2009.

"Posso assicurare Washington - ha dichiarato - che tutte le riforme richieste saranno approntate. E, d'altro canto, posso assicurare che il Paese è in una situazione migliore dal punto di vista economico rispetto a solo pochi mesi fa. La stabilità economica è un obiettivo che dobbiamo raggiungere. Ed il 2010 sarà l'anno in cui usciremo definitivamente dalla crisi. Per questa ragione, il governo ha deciso di utilizzare i 15,15 miliardi di dollari per ripianare i debiti di Naftohaz. E, successivamente, del bilancio statale. Il deficit del budget sarà tagliato del del 3,5 nel 2011, del 2,5% nel 2012. Nel 2015 sarà inferiore al 35% del nostro PIL".

Totalmente differente, invece, la concezione del vice premier con delega agli affari energetici, Serhij Tihipko. Secondo l'autore effettivo delle trattative con Washington, l'80% dei 15,15 miliardi di dollari deve finire in riserve valutarie, mentre il 20% può essere impiegato per coprire il deficit del bilancio, in particolare per ripianare l'oneroso debito contratto con la banca russa VTB.

"Della primissima tranche - ha dichiarato Tihipko - abbiamo estremo bisogno nell'immediato. Parte di essa sarà impiegata per pareggiare il bilancio. Per quanto riguarda l'utilizzo complessivo del finanziamento, la maggior parte sarà destinato ad accrescere le nostre riserve auree, per fronteggiare future emergenze e raggiungere in tempi stretti una certa stabilità. Con il rimanente, cercheremo di estinguere i debiti contratti con banche ed altri enti.

L'ottimismo del governo è controbilanciato dal pragmatismo dell'Opposizione Democratica, scettica sul reale saggio utilizzo del finanziamento e, sopratutto, preoccupata dal suo possibile impiego per finanziare quelle società di oscura proprietà che già in passato hanno recato danni all'economia del Paese. Il parlamentare del Blocco Tymoshenko, Oleh Ljashko, ha posto l'accento sul disaccordo tra Azarov e Tihipko, sottolineando come sia tutta una montatura per mascherare la reale intenzione del governo di finanziare RosUkrEnergo, e di continuare a condurre una politica autoritaria, fatta, persino, di arresti politici.

Nello specifico, Ljashko ha fatto riferimento alla decisione dell'arbitrato di Stoccolma di circa un mese fa: Naftohaz è stata obbligata a versare 5,5 miliardi di dollari e restituire 12 miliardi di metri cubi di gas che, stando alla decisione, tuttavia priva di prove certe, sarebbero stati rubati all'intermediario elvetico. L'ennesimo capitolo della guerra del gas, che in Ucraina ha avuto risvolti politici. Una serie di consiglieri del leader dell'opposizione democratica, Julija Tymoshenko, sono stati arrestati e condannati per coinvolgimento nella - non provata - truffa ai danni di RosUkrEnergo. A finire dietro le sbarre, l'ex capo del controllo statale di frontiera, Anatolij Makarenko, l'ex vice capo di Naftohaz, Ihor Didenko, l'ex vice direttore della dogana energetica regionale, Taras Shepit'ko, e la vice direttrice del settore privatizzazioni dello stato, Tetjana Hrycun.

"La decisione dell'arbitrato - ha dichiarato il deputato del BJuT - è scandalosa, in quanto basata su un preciso piano messo a punto da Firtash e Bojko [l'ex ministro dell'energia, n.d.a.] per sottrarre risorse statali, chiedere l'aiuto della comunità internazionale, e discreditare il precedente governo. Dubito che il finanziamento sarà utilizzato secondo quanto indicato dalla nota del FMI. La prima ad essere "ripianata" sarà RosUkrEnergo".

Trame politiche a parte, la trattativa tra Kyiv ed il Fondo Monetario Internazionale non concerne solamente prestiti liquidi, ma anche il varo di un nuovo piano di collaborazione. All'inizio del mese di luglio, il presidente Viktor Janukovych ha inoltrato esplicita richiesta per cancellare quello attuale, in vigore dal 2008, negoziato dal precedente governo Tymoshenko e dall'amministrazione Jushchenko. Una prospettiva che, secondo il pensiero del deputato del Partija Rehioniv, Mykhajlo Chechetov, porterà vantaggi per ambo le parti. "L'FMI potrà contare su un partner solido. E noi otterremo prestiti con maggiore facilità".

Ottimismo stroncato, dal momento in cui, a margine della concessione del prestito, il Fondo Monetario Internazionale ha confermato il perdurare del piano di collaborazione già in atto fino alla sua naturale scadenza, tra due anni e mezzo. Una decisione logica, dal momento in cui, come illustrato dall'esperta dell'Istituto di Ricerche Economiche e Consulenze Politiche, Oleksandra Betlij, l'FMI aspetta un riscontro dal governo di Kyiv, che può dimostrare la propria serietà solamente seguendo alla lettera le direttive emanate da Washington, ed approntando quelle riforme che il finanziamento mira proprio ad incentivare.

"Gran parte del prestito - ha evidenziato - sarà utilizzato non per le riforme, ma per ripianare debiti contratti con società estere, sopratutto russe. E' una prospettiva preoccupante, che certamente non aiuta il governo a mettersi in buona luce, a sperare in un prossimo finanziamento, e a convicere il FMI a rivedere il piano di collaborazione. L'FMI teme che l'Ucraina ripiani il debito pregresso, e ne accenda uno nuovo".

Lecito ricordare che il piano di collaborazione del 2008 ha consentito all'Ucraina di godere di un prestito di 11 miliardi di dollari, impiegati dal governo Tymoshenko per limitare i danni della crisi economica, che in Ucraina, più che altrove, ha colpito davvero duro. Ciò nonostante, giudicando negativamente la politica economica del Paese, lo scorso ottobre l'FMI ha negato l'erogazione dell'ultima rata del finanziamento, congelandola fino ad una nuova rinegoziazione.

Matteo Cazzulani

VASSALLA DI MOSCA E PONTE ENERGETICO: ALL'UE L'UCRAINA PIACE SOLO COSI


Con il semaforo verde per l'ingresso nella Comunità Energetica, la Commissione Europea agevola, e caldeggia, l'ingresso di capitali russi nel sistema infrastrutturale energetico ucraino. L'allarme delle opoosizioni: così svendiamo il patrimonio nazionale e perdiamo l'Indipendenza politica.

Un protettorato energetico della Russia. E' questa l'unica condizione con la quale Kyiv può entrare in un'organizzazione europea. A suscitare l'interesse di Bruxelles ad incentivare il processo di integrazione dell'Ucraina non sono le continue, legittime richieste di un popolo europeo per storia, cultura e tradizioni. Bensì, la sua rete di gasdotti, per mezzo della quale il Vecchio Continente, in toto succube alla Federazione Russa, placa la sua sete di gas.

Nella giornata di mercoledi, 28 luglio, il commissario europeo per l'energia, Günther Oettinger, ha dichiarato che l'Ucraina è pronta per entrare nella Comunità Energetica Europea, in quanto la legislazione in materia energetica approvata negli ultimi mesi sarebbe in linea con gli interessi di Bruxelles: messa in sicurezza delle forniture energetiche, stabilizzazione dei rapporti con la Federazione Russa, messa in crisi del progetto Southstream.

Questo gasdotto, progettato dal monospolista russo Gazprom e dalle principali compagnie energetiche di singoli Paesi del Vecchio Continente - tra le altre, l'italiana ENI, la tedesca RWE e la francese Gaz de France - è stato ideato per bypassare Paesi instabili, agli occhi del Cremlino, come Ucraina, Moldova e Romania. Per questo, dal 2015, sul fondale el Mar Nero, l'oro blu scorrerà direttamente dalla Russia meridionale a Grecia, Balcani e Italia.

"La via ucraina è la soluzione migliore - ha dichiarato Oettinger - perché si tratta di un collegamento diretto. Ed i collegamenti diretti consentono maggiore sicurezza, affidabilità e portata. Il Southstream è un progetto costoso, ad alto rischio ambientale. Per questa ragione, stiamo pensando di investire per modernizzare il sistema infrastrutturale energetico dell'Ucraina. Dalla prossima settimana, la Commissione Europea valuterà i provvedimenti presi da Kyiv in materia energetica, ma posso già garantire la nostra soddisfazione. Restano ancora alcune questioni da risolvere, ma credo che l'Ucraina potrà entrare nel comune mercato energetico già tra sei mesi".

Tuttavia, stando alle parole del commissario, condicio sine qua non per tale passo è la compartecipazione della Russia nel finanziamento dei gasdotti ucraini. Musica per le orecchie del primo ministro ucraino, che non solo ha concordato in toto con l'esponente di Bruxelles, ma ha proposto la creazione di un gruppo di lavoro permanente tra le tre realtà. Inoltre, anche Azarov ha sottolineato l'importanza della "via ucraina" come unica alternativa al Southstream. Persino per i Paesi dei Balcani, che riceveranno la medesima quantità di gas di quella prevista dalla conduttura sottomarina.

"Nessuna variazione - ha dichiarato il premier ucraino - l'ovest dell'UE, Grecia e Bulgaria percepiranno lo stesso volume di gas promesso dal Southstream. Tuttavia, occorre prima modernizzare il nostro sistema infrastutturale energetico. Sono contento che l'UE, e la Russia, vorranno collaborare con noi a riguardo. Da parte nostra, garantiamo la stabilità, e siamo pronti a dislocare ingenti finanziamenti, e a riceverne altrettanti da Mosca e Bruxelles".

Il coninvolgimento diretto della Russia nella ristrutturazione dei gasdotti ucraini, di primo acchitto, può sembrare positivo ed auspicabile. In realtà, per l'Ucraina avrebbe conseguenze a dir poco disastrose: il possesso di risorse ed infrastrutture energetiche, sopratutto nel Mondo ex-sovietico, significa pieno potere economico e politico. Per questa ragione, da tempo, il Cremlino, che si rifiuta di riconoscere l'indipendenza di Kyiv e delle altre repubbliche ex-sovietiche, sta cercando di ottenere il possesso del sistema infrastrutturale energetico ucraino. Purtroppo, spalleggiata dall'attuale verticale del potere Janukovych-Azarov, espressione degli interessi degli oligarchi delle regioni orientali del Paese, russofoni, e legati a doppio filo con la vecchia madrepatria da interessi di varia natura.

Lecito ricordare che lo scorso primo aprile, a Sochi, i primi ministri della Federazione Russa e dell'Ucraina, Vladimir Putin e Mykola Azarov, hanno annunciato la futura fusione tra i colossi energetici dei due Paesi, Gazprom e Naftohaz, in un'unico supermonopolista in cui, stando alle indiscrezioni ed al parere di diversi esperti, alla compagine ucraina spetterà meno del 6% delle azioni. Accanto a ciò, Mosca e Kyiv hanno già provveduto alla fusione di alcune compagnie del settore dell'aviazione, del nucleare e dell'energia idroelettrica. In cambio di un risibile sconto sul gas - peraltro di dubbia entità, dal momento in cui la bolletta per la popolazione è aumentata del 50% - il presidente, Viktor Janukovych, ha concesso alla Flotta Russa del Mar Nero di stazionare in Crimea fino al 2042. Pochi giorni prima, con un discorso ufficiale dinnanzi al Consiglio d'Europa, lo stesso Capo di Stato ha rinunciato al riconoscimento dell'Holodomor - la carestia artificiale provocata da Stalin negli anni '30 per sterminare i contadini ucraini - come genocidio ai danni popolo da lui rappresentato.

Contro la svendita del patrimonio nazionale, la sottomissione economica a Mosca, e la perdita di autonomia sul piano militare e politico, l'Opposizione Democratica, sotto la guida di Julija Tymoshenko, si è costituita nel Comitato per la Difesa dell'Ucraina: un'alleanza politica coordinata di tutte le forze democratiche e patriottiche, che, costantemente, sta monitorando ogni attentato all'Indipendenza del Paese. A più riprese, la Lady di Ferro ucraina ha commentato la situazione, in particolare la proposta di fusione tra Gazprom e Naftohaz, come uno scherzo dal gusto amaro, da tempo concepito dalla verticale del potere Janukovych-Azarov e dalle oligarchie filorusse ed ucrainofobe dell'est del Paese, che nasconde un preciso piano di liquidazione dell'autonomia politica dell'Ucraina.

Matteo Cazzulani

lunedì 26 luglio 2010

GUERRA DEL GAS: AZAROV SPIEGA IL PERCHE DELL'AUMENTO DELLA BOLLETTA


Il premier ucraino convoca una conferenza stampa ad hoc. Rincaro necessario per stabilità, prestito dal FMI ed aumento di pensoni paghe sociali. La Tymoshenko fa ricorso.

Una ventata di demagogia. Nella giornata di martedì, 27 luglio, il primo ministro ucraino, Mykola Azarov, ha cercato di giustificare alla nazione il perché la bolletta del gas dal prossimo primo di agosto subirà un rincaro del 50%. Una decisione, a dir poco impopolare, che ha indignato gli ucraini, non solo per la quantità del rincaro e per la brevità del preavviso, ma anche perché la scorsa primavera il governo aveva sbandierato uno sconto del 30% dal monopolista russo, Gazprom, da cui il colosso energenico ucraino Naftohaz importa in toto l'oro blu.

Una diminuzione del prezzo che, tuttavia, Kyiv ha pagato caro sul piano politico e militare, concedendo alla Flotta Russa del Mar Nero di permanere nel porto di Sebastopoli fino al 2042. De facto, permettendo ad un esercito straniero di stazionare ed operare liberamente in Crimea, in territorio ucraino.

Per chiarire la situazione, Azarov ha convocato una conferenza stampa, trasmessa in diretta dai principali media del Paese. Il titolo, tanto esplicito quanto lungo: "Motivazioni dell'adeguamento dei prezzi per il gas ai livelli di mercato e provvedimenti sociali del governo in difesa della popolazione". In lingua russa, non ucraina, Azarov ha spiegato che le riserve di oro blu nel Paese non sono sufficienti, e che l'incremento del prezzo del gas per la popolazione è un provvedimento necessario a garantire la copertura finanzairia per l'aumento di paghe sociali e pensioni, primo punto del programma elettorale dell'attuale Capo dello Stato, Viktor Janukovych.

"Abbiamo bisogno del prestito del Fondo Monetario Unternazionale - ha spiegato Azarov - senza il quale non possiamo pagare le pensioni e le provvigioni sociali. L'FMI ci ha chiesto stabilità, anche economica. L'unico modo, nel breve tempo, per coprire le uscite per il gas è chiedere agli ucraini uno sforzo, per cui saranno presto ripagati. E' necessario sistemare il bilancio".

Cercando di rendere la pillola meno amara, Azarov ha informato anche che nella Federazione Russa, da cui l'Ucraina importa l'oro blu, la popolazione paga una bolletta decisamente più alta rispetto a quella che sarà applicata agli ucraini.
In ogni caso, il premier ha individuato il responsabile dell'aumento. Ovviamente, il precedente governo, retto da Julija Tymoshenko, e formato da ministri del BJuT, di Nasha Ukrajina e del Blocco Lytvyn - oggi nella maggioranza con comunisti e Partija Rehioniv, il partito egemone a cui appartengono Janukovych, Azarov e tutti gli altri ministri - le forze politiche, che si battono per un'Ucraina giusta, democratica ed europea, protagoniste nel 2004 della rivoluzione arancione.

"I nostri amici russi - ha illustrato - pagano una bolletta che, parametrata ai canoni ucraini, risulta comunque più cara. E' irragionevole pagare di meno rispetto a quanto imposto alla popolazione del Paese produttore. Ma è così, ed è insensato lamentarsi. L'aumento è repentino, questo è vero. Tutta colpa dei provvedimenti populisti voluti da Julija Tymoshenko e dal precedente Kabmin [Consiglio dei Ministri, n.d.a.]".

Il carattere populistico dei provvedimenti della Lady di Ferro ucraina è presto spiegato. Negli ultimi mesi del 2009, Julija Tymoshenko ha redatto un decreto, ratificato dalla Rada, che prevedeva il congelamento delle tariffe dell'oro blu per la popolazione e per le industrie termoelettriche. Ciò nonostante, lo scorso 13 luglio la Commissione Nazionale per il Regolamento dell'Energia Elettrotermica ha dato il via libera all'innalzamento dei prezzi, ed il governo Azarov non ha perso tempo, ed ha fissato l'incremento della bolletta per gli utenti privati al 50% a partire dal prossimo mese di agosto. In aggiunta, dulcis in fundo, ha stabilito un inasprimento delle pene per chi non onora i pagamenti.

Dinnanzi a tale situazione, "Bat'kivshchyna", il partito di Julija Tymoshenko, si è mosso a difesa degli ucraini, e nella giornata di martedì, 27 luglio, ha rigettato al Tribunale Amministrativo di Kyiv - una sorta di TAR del Lazio italiano - la decisione della Commissione ed il conseguente decreto del governo sull'incremento dei prezzi. Come spiegato dall'autore del ricorso, il deputato del BJuT, Serhij Vlasenko, non esistono i presupposti giuridici, politici, economici e sociali per confermare una decisione scandalosa.

"La popolazione - ha dichiarato all'agenzia di informazione UNIAN - ha il diritto di rifiutarsi di pagare il gas secondo un tariffario incrementato ingiustificatamente. Invito tutti i privati cittadini a fare ricorso, così come fatto da noi oggi. Siamo dalla parte della ragione".

Matteo Cazzulani

sabato 24 luglio 2010

PUTIN IN CRIMEA: ECCO COME IL PREMIER IN MOTOCICLETTA SI RIPRENDE KYIV E SEBASTOPOLI


FOTO UNIAN. Vertice bilaterale Russia-Ucraina in occasione della parata della Flotta Russa del Mar Nero. Rafforzate la cooperazione commerciale tra i due Paesi e tra Sebastopoli e la capitale russa. Dichiarazione shock del sindaco di Mosca: "La Crimea deve tornare alla Federazione Russa".

In motocicletta al compleannnno di Janukovych. Il primo ministro russo, Vladimir Putin, ha confermato la sua capacità di far parlare di sé, sempre e comunque, e di mostrarsi in pubblico in situazioni informali, che tanto piacciono ai suoi sostenitori. Così, ad esempio, è stato tempo fa per le foto che lo ritraevano a petto nudo durante una battuta di pesca. Oppure, di recente, immortalato durante una battuta di caccia. Questa volta, ha scorrazzato in motocicletta per le spiaggie della Crimea. Dove, ufficialmente, si è recato per assistere della parata della Flotta russa del Mar Nero. E, informalmente, per porgere di persona gli auguri di compleanno all'amico Viktor Janukovych, il presidente ucraino.

L'incontro tra i due, durato un paio di ore, è avvenuto nella tenuta di vacanza del Capo dello Stato. E, ovviamente, è stata l'occasione per affrontare temi cruciali in merito ai futuri sviluppi delle relazioni tra i due Paesi. Come pubblicato nella notte dall'agenzia russia Ria Novosti, e riportato da quella ucraina UNIAN, il primo ministro russo ha riconosciuto la presenza di un'enorme quantità di problemi tra Mosca e Kyiv, esprimendo, nel contempo, la propria convinzione in merito ad una loro soddisfacente risoluzione.

Nello specifico, Putin ha fatto riferimento al settore del commercio, sottolineando, a suo dire, come le imprese russe stiano faticando ad investire in Ucraina, ed evidenziando la necessità di creare al più presto un'area di libero scambio tra i due Paesi, con lo scopo di rafforzare la cooperazione anche sul piano politico. Nessuna decisione, invece, per quanto riguarda temi spinosi come lo status della Flotta Russa nel Mar Nero, e la fusione tra i monopolisti nel settore del gas dei due Paesi, Gazprom e Naftohaz. Ciò nonostante, il primo ministro russo ha definito la collaborazione sul piano energetico e militare una priorità da approfondire.

"Lavorerò a stretto contatto con il mio omonimo ucraino, Mykola Azarov - ha dichiarato Putin - con cui già esiste un'intesa ben consolidata. Di problemi ce ne sono tanti, ma li risolveremo. Il piano energetico è una priorità. La produzione di condutture per gas e nafta, utilizzate per trasportare carburante russo, è un'abilità dell'economia ucraina di cui abbiamo bisogno. In cambio, offriamo la nostra disponibilità, ed i nostri rubli, per modernizzare il sistema dei gasdotti tramite massicci investimenti. Sarebbe un passo utile per una migliore cooperazione tra i nostri monopolisti del gas. E, più in generale, tra le imprese russe ed ucraine. Anche il settore dei commerci è fondamentale. Il volume degli scambi è uscito dalla situazione di crisi in cui era precipitato negli scorsi mesi, ma permangono degli intoppi, dovuti al fatto che in Ucraina sono aumentati i controlli sulle imprese straniere intenzionate ad operare nel Paese. Questa operazione anti-dumping è ingiusta, sopratutto nei nostri confronti. La si deve eliminare".

Mosca ordina, Janukovych obbedisce. Terminato l'incontro, il Capo dello Stato ucraino non ha perso tempo e, come riportato dal sito ufficiale dell'amministrazione presidenziale, ha firmato la legge sulla partnership tra Stato e privati, rendendola, nell'immediato, esecutiva. Il provvedimento, votato dalla Rada lo scorso 1 luglio, stabilisce principi e parametri per regolamentare le relazioni tra l'amministrazione centrale e gli enti privati, anche stranieri, intenzionati ad investire in Ucraina. De facto, apre la porta e fornisce garanzie agli investitori russi, spesso in affari con i grandi industriali delle regioni orientali dell'Ucraina, sponsor del Partija Rehioniv, la forza politica di Viktor Janukovych.

Accanto a ciò, il presidente ucraino ha commentato l'incontro con Putin come utile per il rafforzamento delle relazioni bilaterali, ambito su cui nei prossimi mesi lavorerà un'apposita commissione, creata ad hoc per esaminare, ed attuare, tutte le proposte avanzate da Mosca. "Bisogna unire le forze - ha dichiarato il Capo di Stato - per innalzare il livello delle economie dei nostri due Stati. Sono d'accordo con Putin circa la necessità di rafforzare la collaborazione. Ma, immediatamente, occorrono passi concreti".

A prendere di parola il presidente ucraino sono stati il Capo dell'Amministrazione Cittadina di Sebastopoli, Valerij Saratov, ed il sindaco di Mosca, Jurij Luzhkov, presenti alla parata della Flotta Russa del Mar Nero. I due hanno firmato un programma che dal 2011 al 2013 instaurerà una stretta collaborazione tra le due città sul piano sociale, economico, finanziario, sanitario, informatico e culturale.

"Dal prossimo anno - ha dichiarato Saratov - a Mosca inizieranno i lavori per la costruzione dell'edificio che ospiterà il centro culturale di Sebastopoli. Inoltre, seguiranno altre iniziative sul piano dell'educazione e della reciproca cononoscenza tra le due realtà cittadine".

"E' un programma serio - ha commentato Luzhkov - che interessa il settore sociale e ci permette di aumentare i nostri investimenti. Aggiungo che non ho voluto attendere il 2011, e fin da subito ho dato disposizione circa il trasferimento del 10% degli investimenti programmati fin dai prossimi mesi. E' il regalo che Mosca, in segno di vicinanza, porge ad una terra che tutti i russi sentono come propria, non solo per via delle vacanze".

Un'affermazione, quest'ultima, che ha scosso quella parte di opinione pubblica ucraina che nel cuore ha le sorti del proprio Paese, e che a quelli in rubli preferirebbe investimenti in euro. Già lo scorso 22 luglio, assieme all'annuncio della visita in Crimea, Jurij Luzhkov aveva ribadito che Sebastopoli è, a suo vedere, una città russa, e che, in quanto tale, assieme al resto della penisola dovrebbe essere annessa alla Federazione Russa. Sempre secondo l'opinione del sindaco di Mosca, tale fatto garantirebbe l'equilibrio geopolitico e gli interessi di Mosca nell'area.

Lecito ricordare la recidività di Luzhkov. Già in passato, il sindaco omofobo, che di tanto in tanto si diverte a scatenare la polizia municipale contro le persone dai tratti somatici caucasici, a più riprese aveva manifestato pubblicamente tale rivendicazione territoriale, ottenendo come sacrosanta risposta da Kyiv, nel febbraio 2008, lo status di persona non-grata, ed il conseguente divieto di ingresso in Ucraina.

Per permettere la presenza dell'amico alla parata militare, Viktor Janukovych ha revocato tale decisione, scatenando la reazione di noti politologi ed esponenti delle opposizioni. Gli ex ministri degli esteri, Volodymyr Ohryzko ed Arsenij Jacenjuk, attivi tra il 2007 ed il 2008 nel secondo governo Tymoshenko, sotto la presidenza Jushchenko, hanno richiesto ufficialmente il ripristino dello status di persona non-grata a carico di Luzhkov. Inoltre, il direttore dell'Istituto Nazionale di Studi Strategici, Andrij Jermolajev, ha sottolineato la pericolosità di tali affermazioni, ed ha ritenuto opportuna una presa di posizione da parte del Cremlino.

La quale, ovviamente, non è arrivata. Così come alcuna nota di protesta è stata inoltrata dal governo ucraino, sempre più dipendente sul piano politico ed economico dal vicino russo.

Matteo Cazzulani

giovedì 22 luglio 2010

GAS, A LEOPOLI I LAVORATORI CONTRO I RINCARI: "AZAROV SI DEVE DIMETTERE".




Nel capoluogo galiziano sindacati ed organizzazioni di categoria esprimono la propria contrarietà alla politica energetica del governo. Che, malgrado l'annunciato sconto sull'oro blu importato dalla Russia, alza la bolletta e cancella i provvedimenti a tutela dei consumatori votati dal governo Tymoshenko.

Diverse centinaia in piazza, sotto il monumento a Taras Shevchenko, il tradizionale luogo delle manifestazioni politiche. Contarli tutti è impossibile, circa trecento secondo le forze dell'ordine. Malgrado il caldo, eccezionale anche a Leopoli, ai sindacati la mobilitazione è riuscita. Complice la tematica della protesta, che tocca le tasche di tutti, dall'imprenditore al pensionato: l'innalzamento del prezzo del gas per la popolazione.

I sindacati hanno chiesto apertamente le dimissioni del premier, Mykola Azarov, a seguito della decisione di innalzare la bolletta del gas per gli utenti privati, e non per le grandi industrie. Ad illustrare la linea, il Capo dell'Unione dei Sindacati della Leopolitania, Roman Dac'ko, intervenuto dinnanzi alla folla dai gradini adiacenti al monumento al Poeta Nazionale con un attacco al governo, colpevole di non rispettare l'accordo di non innalzamento delle tariffe sociali, stretto con le associazioni dei lavori negli scorsi anni.

"Lavoratori di ogni categoria - ha dichiarato - siamo qui perprotestare contro la decisione, illegale, di innalzare le tariffe del gas. E' un atto vergognoso, poiché il governo ha firmato un accordo con cui si è impegnato a non ritoccare le bollette. E' solo l'inizio. Presto, subiremo altri rincari sui prodotti alimentari e sui servizi comunali. Il tutto, col placet del presidente, che ignora i nostri accordi col Consiglio dei Ministri. Il governo non mantiene le promesse, è una vergogna".

Anche la piazza dimostra insoddisfazione. Non solo per mezzo dei rumrosi clacson dei taxisti, tutti, rigorosamente, appostati ai lati della strada, con esposte le bandiere nazionali ucraine. Il rappresentante dei lavoratori del settore elettrotecnico, Ihor Lytvyn, spiega che la decisione va a totale svantaggio di ampi settori di una popolazione sempre più povera ed impossibilitata a pagare le bollette.

"Il 29% della popolazione della Leopolitania - ha spiegato - è sotto la soglia di povertà. In 184 mila percepiscono paghe al di sotto delle 808 hryvnje. Si possono sì alzare le tariffe, posso capirlo, ma occorre anche alzare gli stipendi. E, sopratutto, ogni decisione in merito va prima negoziata con i sindacati".

Gli fa eco la rappresentante dei lavoratori del settore bancario-finanziario, Oksana Andrusiv, che ha sottolineato come, tuttavia, la scorsa primavera il governo ha ottenuto uno sconto sul prezzo del gas da Mosca, concedendo, in cambio, il prolungamento dello stazionamento della flotta russa del Mar Nero in territorio ucraino fino al 2042.

"Propongo le dimissioni del governo Azarov - tuona dal palco - che per darci gas a buon mercato svende i nostri interessi nazionali. Ma per quale ragione gli sconti sulla bolletta riguardano solo i grandi industriali, mentre i cittadini saranno colpiti dall'incremento delle tariffe? Nell'ultimo anno, i dipendenti del settore bancario hanno subito licenziamenti e blocchi degli aumenti salariali, necessari per adeguare gli stipendi al costo dei prodotti di prima necessità".

Ma non solo sindacalisti e lavoratori. In piazza, a sfidare il caldo, anche studenti. Tutti con le idee chiare. Come Oksana, che ha ribadito l'incoerenza del governo nell'annunciare, in aprile, uno sconto sul gas in cambio della permanenza dei soldati russi a Sebastopoli, per poi, in luglio, mese di vacanza, rincarare la bolletta per utenti già colpiti da ulteriori rialzi, e costretti ad onorare i pagamenti dalla nuova politica del vicepremier Tihipko, che ha introdotto pene severe per i morosi.

"Il rincaro - ha evidenziato - è incredibilmente alto. Per il gas, i leopoliensi pagheranno il 50% in più. Accanto a ciò, sono aumentate le bollette dell'acqua e del riscaldamento, entrambe del 25%. In cambio, abbiamo ottenuto il prolungamento della permanenza dell'esercito di uno Stato da cui acquistiamo l'oro blu nel nostro territorio. Conveniente, vero? Mi chiedo dove adremo a finire. Anche perché non tutti riusciranno ad onorare le spese. E a chi non paga per tempo, da qualche settimana, spettano multe salate, quando non addirittura il carcere. Merito della politica del vicepremier con delega agli affari economici, Serhij Tihipko. Chi alle scorse elezioni presidenziali ha votato per questo signore, e per il candidato dell'attuale maggioranza, sopratutto nelle regioni orientali, deve riflettere".

A margine della manifestazione, i principali leader sindacali hanno comunicato la ratifica di una risoluzione congiunta per richiedere ufficialmente al governo, e al presidente, il mantenimento degli impegni, ed il conseguente riadeguamento delle tariffe ai parametri precedentemente negoziati. Tutto inutile, dal momento in cui, già nella mattinata dell'indomani, venerdì, 23 luglio, il Consiglio dei Ministri ha ufficializzato la cancellazione del decreto che impediva l'innalzamento del prezzo del gas per l'anno 2010, ratificato dal governo Tymoshenko.

Tale documento, fortemente voluto dalla Lady di Ferro ucraina in persona, prevedeva il congelamento delle tariffe dell'oro blu per la popolazione e per le industrie termoelettriche ai livelli del 2009. Ciò nonostante, lo scorso 13 luglio la Commissione Nazionale per il Regolamento dell'Energia Elettrotermica ha dato il via libera all'innalzamento dei prezzi, ed il governo Azarov non ha perso tempo nel fissare l'incremento della bolletta per gli utenti privati al 50% a partire dal prossimo mese di agosto. Inoltre, come già sottolineato, il governo ha approntato un inasprimento delle pene per chi non onora i pagamenti.

A nulla non è servito nemmeno l'allarme lanciato dall'autorevole istituto Horshenin, secondo cui la cancellazione del decreto redatto, e voluto, da Julija Tymoshenko, ed il conseguente innalzamento delle tariffe, provocherà la pauperizzazione del 30% della popolazione del Paese.

Matteo Cazzulani

mercoledì 21 luglio 2010

REPORTERES SANS FRONTIERES: IN UCRAINA PRESSIONI SU MEDIA E GIORNALISTI

L'organizzazione internazionale esprime preoccupazione per il peggioramento della condizione della libertà di stampa, e si appella a Janukovych. Che resta in vacanza e non riceve la delegazione.

Da quando presidente e governo sono cambiati, in Ucraina sono aumentate le pressioni sui giornalisti. Questo quanto dedotto dai membri della delegazione di Reportères Sams Frontières, l'organizzazione internazionale che si batte per la libertà di stampa, a Kyiv per redigere sul campo il rapporto annuale in merito allo stato dell'informazione in ogni Paese del mondo. Una tre giorni durante la quale il segretario generale, Jean François Julliard, e la direttrice della sezione europea, Elsa Vidal, hanno incontrato esponenti delle organizzazioni di categoria, di alcune associazioni per la libertà di stampa e di parola, semplici giornalisti e politici. Tutto secondo programma, ad eccezione dell'incontro con Janukovych. Il presidente ha preferito non interrompere la vacanza in Crimea, ed ha negato udienza ai difensori mondiali della libertà di stampa, invitandoli a ripassare in settembre.

Data gia segnata in rosso sull'agenda di Julliard. Il quale, accanto alla promessa di ritorno a Kyiv, ha illustrato alcuni dei casi critici registrati, dichiarato forte preoccupazione circa la situazione sulle rive del Dnipro, e, infine, si è appellato allo stesso Capo di Stato affinché si faccia garante della tutela della libertà di stampa nel proprio Paese, riconosca l'esistenza di casi di aperta sua violazione, e li condanni, possibilmente con una pubblica dichiarazione.

"Aumento della censura nei media ucraini - ha illustrato nel corso della conferenza stampa di chiusura della tre giorni - persino pressioni fisiche su alcuni giornalisti. La situazione in Ucraina ci preoccupa. Il presidente, garante della Costituzione, dovrebbe dichiarare pubblicamente la sua intenzione di difendere la libertà di stampa. Per questo, invitiamo le autorità ucraine a non negare i casi di pressioni sui giornalisti che abbiamo riscontrato, ma ad esaminarli attentamente e, possibilmente, contrastarli. Tuttavia, non tutto va dipinto a tinte fosche. Qui non siamo in Turkmenistan: i media ancora hanno ampio margine di autonomia, e ci sono tanti giornalisti, e persone comuni, pronte a lottare per i propri diritti".

In particolare, nella relazione di fine missione, pubblicata su internet, oltre alla generica difesa della libertà di stampa, l'organizzazione raccomanda alle autorità ucraine libero accesso all'informazione per tutti, pene severe per chi esercita pressioni sui giornalisti - in accordo con l'articolo 171 del codice penale ucraino - un'informazione indipendente, garantita a tutti i canali, sopratutto a TVI e al 5 Kanal - a cui di recente sono state revocate alcune frequenze in favore del canale Inter di proprietà del capo dei servizi segreti, l'oligarca, vicino a Janukovych, Valerij Khoroshovs'kyj - e un maggiore sforzo nelle indagini sull'omicidio di Girija Gongadze, libero giornalista, critico nei confronti dell'ex presidentissimo Kuchma e della sua verticale del potere, barbaramente assassinato nel 2000.

Un'analisi che non è piaciuta al Partija Rehioniv, la forza politica di maggioranza, a cui appartengono il presidente, Viktor Janukovych, il premier, Mykola Azarov, e quasi l'intero Consiglio dei Ministri. Secondo il deputato Volodymyr Zubanov, capo della commissione di vigilanza sui casi di censura sui media, la relazione di Reportères Sans Frontières è errata, in quanto di conflitti tra le autorità ed il mondo dell'informazione non ce ne sarebbero. Al contrario, il governo avrebbe instaurato un clima di collaborazione con le diverse testate giornalistiche. "Ci sono state delle incomprensioni - ha dichiarato Zubanov - ed altre seguiranno. Ma abbiamo sempre risolto ogni contrasto col dialogo".

Diversa la versione dell'Opposizione Democratica, che per voce di Olena Kondratjuk, del Blocco Tymoshenko, ha sottolineato come la commissione di vigilanza, istituita all'inizio del mese su esplicita richiesta del BJuT e di Nasha Ukrajina, i gruppi parlamentari di minoranza, stia lavorando duro malgrado i lavori presso la Rada siano interrotti per la pausa estiva. Già è stata esaminata una decina di segnalazioni, ed alcuni commissari hanno elaborato un progetto di legge per garantire il rispetto della libertà di parola.

"Oltre al mio - ha dichiarato la Kondratjuk - nel mese di giugno è stato registrato anche un altro DDL per inasprire le pene in merito ai casi di censura e di pressioni sui giornalisti. Il Parlamento è in pausa, ma abbiamo richiesto il loro esame urgente alla ripresa dei lavori. Presto inizierà la campagna per le elezioni amministrative. E, con essa, le pressioni sui media."

Matteo Cazzulani

lunedì 19 luglio 2010

GUERRA DEL GAS: NASCE L'INTESA BIELORUSSO-LITUANA

Minsk e Vilna hanno dato inizio ad un progetto di cooperazione per diversificare le forniture energetiche e diminuire la dipendenza da Mosca. Che, nel frattempo, ha ratificato con la Bulgaria il percorso definitivo del Southstream, ed invitato Berlino a compartecipare al progetto.

E' una partita senza fine. Nemmeno la straordinaria ondata di caldo, che, con temperature vicine ai 40 gradi, tra Russia ed Ucraina sta seccando i raccolti, riesce a dettare una tregua alla politica energetica dei Paesi dell'Europa centro-orientale, atta a garantire le forniture di oro blu necessarie per affrontare i freddi del prossimo inverno. Le ultime mosse sono state compiute dal monopolista russo Gazprom, che nella giornata di lunedì 20 luglio ha firmato con Sofia il progetto definitivo in merito al percorso in territorio bulgaro del Southstream. Il gasdotto, compartecipato dall'italiana ENI e dalla francese EDF, è stato ideato per trasportare sul fondale del Mar Nero l'oro blu direttamente dalla Russia meridionale all'Europa mediterranea, bypassando paesi ostili al Cremlino - al tempo della sua progettazione - come Ucraina, Moldova e Romania.

Secondo il memorandum, firmato lo scorso 19 giugno dalle compagnie interessate, con la benedizione dei governi russo, italiano, francese, turco, greco, serbo ed austriaco, la "conduttura ortodossa" trasporterà 63 miliardi di metri cubi di oro blu da Novorosijskoe a Varna, per poi raggiungere Vienna e Roma attraverso la penisola balcanica. Il costo complessivo, 8,5 miliardi di euro.

Ma non è tutto. Nella squadra incaricata di costruire il Southstream, Gazprom ha invitato ufficialmente anche il consorzio tedesco RWE. La notizia, riportata dal quotidiano tedesco Handelsblatt, è fondamentale, poiché significherebbe un sensibile indebolimento del Nabucco: conduttura parallela ideata, e finanziata, da USA ed UE per abbattere la dipendenza del vecchio continente da Mosca, e trasportare gas centroasiatico senza transitare dalla Federazione Russa, né avere a che fare con i suoi diktakt politico-energetici. RWE è tra i principali azionisti di questo gasdotto. Il quale, qualora anche i tedeschi seguissero l'esempio del governo turco e dei monopolisti italiano e francese, e, attratti dai rubli del Cremlino, passassero dalla parte del Southstream, rischierebbe seriamente di restare un progetto irrealizzabile per mancanza di fondi.

Similmente al Southstream, Gazprom ha iniziato anche la costruzione di un Northstream, il quale, tramite il fondale del Mar Baltico, dal 2012 rifornirà di gas l'Europa occidentale, bypassando altri vicini "scomodi" come Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania e Bielorussia. Proprio questi ultimi due Paesi sono stati protagonisti di una risposta interessante alle mosse russe, e nella giornata di martedi 20 luglio hanno inaugurato un gruppo comune di lavoro incaricato, entro il prossimo novembre, di individuare, e sviluppare, possibili strategie alternative di fornitura di gas e nafta.

In particolare, come riportato dal sito ufficiale del governo bielorusso e del ministero degli esteri lituano, le parti starebbero pensando alla costruzione di un terminale in Lituania, da cui importare gas naturale, estratto in Norvegia, in Bielorussia. In cambio, Minsk esporterebbe a Vilna parte della nafta acquistata dal Venezuela, trasportata dal Mar Nero con l'aiuto dell'Ucraina.

Lecito ricordare che l'idea di un gruppo comune di lavoro lituano-bielorusso è stata concepita a Minsk lo scorso 28 giugno, in occasione del vertice bilaterale tra i due primi ministri, Sjarhej Sydorskyj e Andrijus Kubilijus. Inoltre, sempre lo scorso giugno, a seguito dell'ennesima guerra del gas tra Minsk e Mosca, il presidente bielorusso, Aljaksandar Lukashenka, ha raggiunto un accordo con il dittatore venezuelano Chavez per l'acquisto di benzina a buon mercato, ed iniziato trattative con Viktor Janukovych per il suo trasporto attraverso il territorio ucraino.

Matteo Cazzulani

venerdì 16 luglio 2010

16 LUGLIO: SOLO META UCRAINA RICORDA LA DICHIARAZIONE DI SOVRANITA DAI SOVIETICI




FOTO UNIAN. Seduta straordinaria della Rada in ricordo della Dichiarazione di Sovranità dall'URSS, votata venti anni fa. Presenti la Tymoshenko, Kravchuk e Lytvyn. Assenti Janukovych e Kuchma.

Un fiume di bandiere gialloblu, rigorosamente esposte presso ogni casa e ufficio pubblico. Così è stato accolto chi ha avuto il privilegio di trovarsi a Leopoli lo scorso venerdì, 16 luglio 2010. Un afoso venerdi di piena estate in cui l'Ucraina ha ricordato il ventennale dalla Dichiarazione di Sovranità dall'Unione Sovietica, approvata alla Rada da 355 deputati su 385. Un passo importante, e decisivo, per la successiva Indipendenza - pronunciata un anno dopo, il 24 agosto 1991 - il quale, in Parlamento, incontrò pochissimi oppositori. Tra essi, occorre ricordarlo, Leonid Kuchma: il presindentissimo, padrino di Janukovych, pacificamente spodestato dalla Rivoluzione Arancione nel 2004 da un popolo del Majdan che, corraggiosamente, sfidò il gelo e scese in piazza per rivendicare democrazia, giustizia e libertà.

Ciò nonostante, sono in pochi nel Paese a ricordare tale ricorrenza. Anche a Leopoli, la culla della lingua e della letteratura nazionale. Non solo Ol'ha, giovane impiegata in una parruccheria di vulicja Zelena, e Pani Marjana, addetta alla nettezza urbana, impegnata proprio ad affiggere le bandiere nazionali per le strade del capoluogo galiziano. Anche gli studenti del corso di italiano dell'Universita' Cattolica sono meravigliati - forse troppo concentrati per il test di valutazione - dinnanzi alla comparsa improvvisa di così tanti vessilli coi colori del grano e del cielo.

Tutti giustificati. Si, perche' a dimenticarsi di celebrare tale, importantissima ricorrenza e' lo stesso loro rappresentante nel mondo, il presidente Viktor Janukovych. Il quale, indaffarato dalle sue stancanti vacanze estive nella fresca Crimea, ha evitato la cappa di Kyiv, e marcato visita alle celebrazioni ufficiali presso la Rada, limitandosi ad un comodo collegamento video dalla casa di villeggiatura.

Una decisione che ha provocato la reazione dell'Opposizione Democratica, sdegnata da un atteggiamento offensivo nei confronti del Paese e della sua storia, alla cui celebrazione il Capo dello Stato, ireesponsabilmente, ha preferito il proprio riposo personale, dimostrando scarso attaccamento a valori, ideali e ricorrenze che un presidente di qualsiasi Paese ha il dovere morale, nonché l'obbligo, di rispettare.

"Siamo stupiti - riporta una nota del Blocco Tymoshenko, la principale forza politica dell'Opposizione - dinnanzi all'assenza fisica di Viktor Janukovych alla seduta straordianaria della Rada in ricordo dei venti anni dalla Dichiarazione di Sovranità. Da tempo, è chiaro che per il presidente ci sono altre priorità rispetto all'integrità territoriale del Paese, alla difesa dei diritti e delle libertà dei cittadini. Malgrado egli, secondo l'articolo 102 della Costituzione, ne sia garante. E' un'offesa per il popolo ucraino, che dal nuovo governo, voluto ed instaurato da Janukovych, ha ottenuto solo promesse di rincaro dei prezzi di gas, riscaldamento ed acqua."

Ciò nonostante, il "garante" della Costituzione ucraina è intervenuto dopo il minuto di silenzio in ricordo degli 85 deputati assenti per decesso. Nel suo discorso, ha sottolineato come venti anni fa il Paese ha preso una cruciale decisione per il proprio futuro, mosso da una brama di benessere e prosperità che l'attuale governo starebbe raggiungendo garantendo la stabilità: l'unica arma, a suo dire, efficace, accanto ad una politica estera di neutralità che mira al mantenimento di buoni rapporti con Russia ed Europa.

"Venti anni fa - ha dichiarato il Capo dello Stato - il popolo ucraino ha compiuto una scelta importante, in discontinuità con un passato a cui era fortemente legato. Ma non bisogna idealizzarla. Bensì, comprenderne il significato. Il popolo ucraino voleva benessere e stabilità, che ora stiamo raggiungendo, anche grazie ad una politica estera al di fuori dei blocchi, che punta all'Europa senza irritare Mosca, nostra amica di lunga data".

Pronta la risposta di Julija Tymoshenko, anima ieri della rivoluzione arancione, oggi dell'Opposizione Democratica. Nel suo discorso, ha sottolineato come l'attuale verticale del potere non stia affatto rispettando i principi della Dichiarazione di Sovranità, ma annichilendo ogni tentativo di progresso sul modello Occidentale.

"Ma quale stabilità - ha dichiarato la Lady di Ferro ucraina - il Paese chiede giustizia, democrazia ed Europa. Tutti principi che, ad oggi, sono ben lontani dall'essere realizzati e rispettati. La Dichiarazione di Sovranità riacquisterà vitalità solamente quando l'Ucraina riprenderà il cammino veso l'Europa, ponendo fine agli accordi svantaggiosi con Mosca e agli arresti politici, indirizzati unicamente contro le forze politiche avversarie, e, più in generale, contro tutto il popolo ucraino. Ad oggi, la totalità dei suoi contenuti è lungi dall'essere osservata".

Tale analisi è stata condivisa anche dallo speaker del Parlamento, Volodymyr Lytvyn, alleato di Janukovych nella maggioranza di governo. Secondo la sua opinione, negli ultimi anni l'Ucraina sarebbe riuscita a costruire solamente le fondamenta giuridiche per la difesa delle libertà del cittadino e della persona, senza, però, riuscire a garantirne l'effettiva realizzazione. Inoltre, Lytvyn ha espresso forte preoccupazione dinnanzi ad una recente decisione della Corte Costituzionale, che ha definito la verticalità del potere come uno dei principi più importanti della Dichiarazione.

"Occorre riconoscere - ha dichiarato in apertura di seduta - che buona parte dei punti della Dichiarazione deve ancora essere attuata e rispettata. L'Ucraina ha costruito un ottimo sistema legislativo di base per la tutela delle libertà della persona. Ma non basta, se ad esso non segue un'effettiva realizzazione. Inoltre, la recente decisione della Corte Costituzionale ci allontana da un modello di democrazia che invece dobbiamo imitare per continuare un processo di avvicinamento all'Occidente".

La seduta straordinaria è durata circa un'ora e mezza. Tra i partecipanti, oltre al leader dell'Opposizione Democratica, Julija Tymoshenko, al veterano della Rada, Ivan Zajec', allo speaker Volodymyr Lytvyn, al premier, Mykola Azarov e all'ex Capo dello Stato, Leonid Kravchuk - dal 1991 al 1994, i protagonisti che venti anni fa hanno votato una Dichiarazione con cui, solennemente e decisamente, l'Ucraina ha affermato di non volere sottostare al gioco sovietico. E ad una dipendenza da Mosca, oggi, purtroppo, rinnovata dalla politica gasata del Cremlino, appoggiata dall'Europa e ingenuamente tollerata dall'America di Obama.

Matteo Cazzulani

giovedì 15 luglio 2010

UCRAINA: ULTIMO SILURAMENTO PRIMA DELLE FERIE. LA MODIFICA DIRETTA DELLA COSTITUZIONE SEMPRE PIU VICINA

La verticale del potere Janukovych-Azarov ha dimissionato il ministro Nestor Shufrych per accogliere i transfughi dall'opposizione vicini all'ex-presidente Jushchenko, ed ottenere il controllo assoluto del Parlamento. Il nome del successore, non a caso, solo dopo la pausa estiva. In bilico anche Tihipko.

Fuori tre. Dopo il vicepremier con delega agli affari umanitari, Volodymyr Semynozhenko, ed il ministro dell'energia, Jurij Bojko, a ricevere il benservito dalla maggioranza e stato il titolare del dicastero delle situazioni di emergenza, Nestor Shufrych. La notizia non avrebbe del senzazionale se non fosse che a registrare la mozione di sfiducia del ministro in questione, noto per la proposta-choc di cambiare le parole dell'inno nazionale, sia stato il premier in persona, Mykola Azarov. Favorevoli, nella giornata di sabato, 10 luglio, 256 deputai sui 428 presenti in aula al momento della votazione. Molti dei quali, del Partija Rehioniv, la forza politica egemone all'interno della maggioranza, a cui appartengono sia Shufrych che Azarov.

Secondo il parere di molti esperti, alla base della decisione ci sarebbero due fattori. In primis, un regolamento di conti interno alla maggioranza, legato alla cronica antipatia tra Shufrych e l'influente capo dell'amministrazione presidenziale, Serhij L'ovochkin. A conferma, le voci sull'imminente, ennesimo dimissionamento eccellente, quello di Serhij Tihipko, vicepremier con delega agli affari economici, votato alle scorse presidenziali dal 13% dei consensi. Non a caso, di recente il diretto interessato ha dichiarato di voler rafforzare il suo Partito, Sylna Ukrajina, in vista delle amministrative del prossimo 31 ottobre, al punto da tappezzare con i suoi manifesti elettorali sin d' ora le citta piu importanti del Paese.

In secondo luogo, il dimissionamento del ministro per le situazioni di emergenza sarebbe una manovra per liberare una poltrona in favore dell'influente parlamentare del gruppo Nasha Ukrajina Viktor Baloha. Il quale, in cambio, decreterebbe l'ingresso della sua forza politica, Jedynyj Centr, nella coalizione di maggioranza. Baloha, lecito ricordare, e stato tra gli ideatori, ed esecutori, dei numerosi accordi, alla base della delusione del popolo della rivoluzione arancione, tra l'ex presidente, Viktor Jushchenko, e Viktor Janukovych. Una tendenza, purtroppo, ripetutasi di recente: nelle ultime presidenziali, nella regione della Transcarpazia, nell'estremo ovest del Paese, dove Baloha ha i suoi interessi - e la popolazione locale, per secoli sotto il diretto dominio ungherese, rivendica la propria autonomia al punto da regolare la propria vita in base all'ora di Budapest, e non di Kyiv - a vincere e stato il candidato del Partija Rehioniv.

Ad avere ben chiara la situazione e lo stesso Nestor Shufrych, che, a bocce ferme, ha fornito la sua versione, e, nel contempo, si e dichiarato speranzoso in un ripensamento da parte del presidente Janukovych. In cui, malgrado tutto, mantiene ancora enorme fiducia. "Qualora tale carica - ha comunicato al quotidiano Segodnja - restasse appannaggio di un esponente del Partija Rehioniv, credo che il presidente sara il primo a cercare un chiarimento e, possibilmente, a volermela restituire. Tuttavia, il fatto che essa sia stata liberata per il principale consigliere di Jushchenko e un chiaro invito per i deputati di Jedynyj Centr."

Anche il leader della forza di opposizione Narodna Samooborona, Jurij Lucenko, ha confermato il sospetto secondo cui da tempo gli uomini di Baloha stanno preparando il salto della quaglia, probabilmente incentivati da iniziative piu o meno lecite della principale forza di governo. "Cambiare le regole del gioco - ha dichiarato l'ex ministro degli esteri del governo Tymoshenko dagli schermi del 5 Kanal - e giocare una partita con una sola porta, senza avversari. A questo ambisce il Partija Rehioniv: modificare la Costituzione, direttamente in Parlamento. L'operazione Baloha rientra in tale progetto".

Per gettare acqua sul fuoco e intervenuto il capogruppo alla Rada del Partija Rehioniv, Oleksandr Jefremov, il quale ha negato la volonta della sua forza politica di raggiungere la maggioranza assoluta, ed ha giustificato l'epurazione del ministro, noto per la proposta-choc di cambiare le parole dell'inno nazionale, come utile per il ricambio della squadra di governo. "Ci vogliono volti nuovi - ha dichiarato - per questo il premier ha deciso di dimissionare Shufrych. Non ci interessano i 300 parlamentari nella maggioranza. I numeri che abbiamo bastano per un governo stabile e sicuro".

In realta, qualora alla maggioranza riuscisse il raggiungimento di quota 300 deputati, si assisterebbe ad un fatto di inaudita serieta e gravita. Tali numeri, secondo la legge, consentono alla maggioranza di cambiare la Costituzione con il proprio, semplice voto, bypassando la firma presidenziale ed il referendum popolare, altresi necessari per cambiare qualsiasi articolo della Carta Suprema. Cosi, la verticale del potere avrebbe il pieno controllo della macchina statale, ed il presidente Janukovych apparirebbe sollevato da ogni responsabilita, sopratutto dinnanzi all'opinione pubblica occidentale.

Cosi, stando al parere di molti tra gli esperti, una siffatta Ucraina rischierebbe una svolta autoritaria. Avvicinandosi, piu che all'Europa, tanto sbandierata dall'inquilino di via Bankova, sopratutto in campagna elettorale, alla Bielorussia di Lukashenka ed alla Russia di Medvedev. Non a caso, due presidenti con cui Janukovych ha scelto di trascorrere il proprio compleanno con un vertice informale, conclusosi con un lauto pranzo in una nota mensa della Crimea.

Matteo Cazzulani

venerdì 9 luglio 2010

KYIV CANCELLA VIA MAZEPA.

Il consiglio comunale della Capitale, governato da una maggioranza vicina a Janukovych, ha rinominato la via dedicata all'eroe nazionale ucraino, che a Poltava combatte' contro i russi. L'opposizione: pericoloso revisionismo storico voluto dal Cremlino

L'intitolazione di una via e' tema davvero caldo. Questa volta, ad avvicinare il nostro Paese all'Ucraina non sono le bagarre parlamentari o i salti della quaglia di qualche deputato da una forza politica all'altra, spesso nel giro di una sola notte. Bensi' una questione di toponomastica, legata all'intitolazione di un pezzo di strada. Ad essere coinvolto, tuttavia, non e' ne' un dittatore del passato, ne' una controversa figura politica socialista, ma un eroe nazionale.

Ivan Stepanovych Mazepa, nato nel 1639, e' uno dei pilastri della storia ucraina. Cresciuto presso la corte del re polacco Jan II Kazimierz, nell'ambito della Repubblica delle Due Nazioni Polacco-Lituana, ottenne il titolo di Hetman della Riva Sinistra - del Dnipro - ucraina, e si adopero', sopratutto in Zaporizzhja, per rafforzare l'istituzione da lui ricoperta, raggiungendo importanti progressi in campo economico e culturale. Compresso dalla presenza polacca da una lato, e, sopratutto, dalle tendenze imperialistiche di Pietro I di Russia, volte ad annichilire ogni forma di statalita' ucraina, in occasione della Guerra Nordica - dal 1700 al 1721 - sostenne gli svedesi di Carlo XII contro l'esercito zarista. Dopo inizali successi, dovette capitolare nella nota battaglia di Poltava del 28 giugno 1709. Riparato in Moldova, allora sotto l'Impero Ottomano, mori' pochi mesi piu' tardi, con la fama di patriota e grande capo politico e militare, al punto da essere ricordato ovunque nel paese con monumenti, statue e vie. Una delle quali, tra le principali, a Kyiv.

Nella giornata di giovedi', 8 luglio, proprio il consiglio comunale della capitale ha deciso di rinominarne un tratto consistente, da piazza della Gloria a piazza degli Eroi della grande Guerra Patriottica [Seconda Guerra Mondiale, n.d.a.] in via della Lavra, lasciando al ricordo dell'eroe nazionale il restante, esiguo, tratto, fino a piazza dell'Arsenale. A favore della proposta hanno votato 64 consiglieri sui 61 necessari per la modifica catastale: 35 del Blocco Chernovec'kyj - il sindaco, tanto vicino a Janukovych da rifiutarsi, durante le ultime presidenziali, di spargere il sale per le strade per scoraggiare l'affluenza ai seggi in una citta maggiormente orientata a sostegno di Julija Tymoshenko - 8 dell'Attivo Civico di Kyiv, 9 del Blocco Lytvyn, 6 del Partija Rehioniv - tutti e tre forze politiche nella maggioranza in sostegno a Chernovec'kyj, seppur con pochi consiglieri - 3 del Blocco Klychko - vicino a Nasha Ukrajina e all'ex presidente Jushchenko, all'opposizione anche nel consiglio comunale di Kyiv - e 3 indipendenti. Contrari, i rappresentanti del Blocco Tymoshenko, e quelli del Blocco Katerynchuk - vicino a Narodna Samooborona, forza politica dell'ex ministro dell'interno Lucenko, fedele alleata del BJuT.

Pronta, e forte, la risposta della cittadinanza. In circa 200 hanno sfidato il caldo per scendere in piazza e partecipare al presidio di protesta, organizzato da 23 diverse organizzazioni apartitiche, a cui hanno aderito anche i partiti Za Ukrajinu, Svoboda ed il Congresso dei Patrioti Ucraini. Oltre all'azione dimostrativa presso la sede del Consiglio Comunale, lungo il centralissimo Khreshchatyk, e' stata inoltrata una petizione per chiedere la revoca di una decisione revisionistica. Che, stando al testo, lede alla conservazione della memoria storica ucraina in nome di interessi ed equilibri politici, in linea con la deriva filorussa dettata dalla verticale del potere Janukovych-Azarov.

"Mazepa - riporta il comunicato del CPU - e' stato non solo un condottiero ed un grande politico, ma un importante mecenate. Per noi, e' un patriota. Nel 2007, in nome della giustizia storica, a lui e stata dedicata un'importante via della nostra capitale. La decisione odierna testimonia la dipendenzxa del nostro governo, e la sua volonta' di asservire il volere del Cremlino".

Ad aggravare la questione, due fattori. In primis, il provvedimento e' stato approvato direttamente in aula, senza il via libera dell'apposita commissione. La quale, tralaltro, a piu' riprese aveva espresso contrarieta' all'idea, sopratutto alla luce del periodo attuale, in cui le organizzazioni patriottiche sono vigili nel protestare contro i continui provvedimenti antiucraini del nuovo governo.

"E' inammissibile - ha dichiarato il presidente della Commissione Cultura e Turismo, Oleksandr Bryhynec', del Blocco Klychko - anzi, e' una vergogna. Via Mazepa non e' scomparsa, ne e' rimasta ancora una piccola parte. Ma non si puo scavalcare la commissione, ed infrangere il regolamento. Inoltre, questa e' una decisione destinata a creare una guerra civile ideologica non solo nella capitale, ma in tutto il Paese. La parola deve passare alla cittadinanza, ci vuole un referendum".

In secondo luogo, stando ad alcune, attendibili, fonti, dietro alla decisione di rinominare la strada in via della Lavra ci sarebbero pressioni di un importante ente ecclesiastico, che avrebbe inviato persino esplicita richiesta al sindaco stesso. Subito, i sospetti si sono addossati sulla chiesa ortodossa russa, che in Ucraina raccoglie molti fedeli e, di conseguenza, ricopre enorme prestigio, anche a livello politico. Inoltre, tra gli indiziati c'e' anche il Patriarcato di Kyiv, seconda "confessione" ortodossa nel Paese per fedeli. Che, malgrado l'accesa rivalita', sul tema si e' trovato dalla medesima parte della barricata di Mosca.

A parziale conferma delle voci, le dichiarazoni degli enti religiosi interessati. L'esponente del patriarcato di Mosca, Vladimir Lehojda, ha confermato di aver inviato a riguardo un appello per iscritto, escludendo, nel contempo, il coinvolgimento del Patriarca di Mosca, Cirillo, in quanto la questione sarebbe una mera iniziativa locale. D'altro canto, la segreteria del Patriarcato di Kyiv ha negato l'invio di missive a riguardo. Ribadendo, tuttavia, come la rinominazione della strada in via della Lavra di Kyiv sia stata una proposta da essi caldeggiata in passato a piu' riprese, senza, tuttavia, ottenere ascolto dalle amministrazioni precedenti.

Cio' nonostante, l'abolizione di via Mazepa, anche se solo di un tratto di essa, crea un pericoloso precedente di dimensioni nazionali e, sopratutto, di natura culturale. Da tempo, l'Opposizione Democratica denuncia l'operazione di revisione della storia in chiave anti-ucraina, sopratutto alla luce degli ultimi provvedimenti del ministro dell'istruzione, Dmytro Tabachnyk, filorusso, noto per le sue tendenze ucrainofobe, al punto da ritenere gli abitanti delle regioni occidentali del Paese come camerieri polacchi.

A conferma della popolarita di tale orientmento all'interno della forza politica di maggioranza, le parole dell'esponente del Partija Rehioniv presso il Consiglio Comunale di Kyiv, Petro Lebed'. Il quale, intervenuto in aula, ha dichiarato l'inopportunita' di dedicare una via della citta' cosi' importante ad un personaggio sopravalutato. Reo, a suo dire, di aver combattuto, a fianco degli svedesi, il fratello maggiore russo.

Matteo Cazzulani

mercoledì 7 luglio 2010

UCRAINA: RUSSIFICATO IL SISTEMA SCOLASTICO

Approvata la riforma del sistema scolastico sul modello russo, che diminuisce di un anno l'istruzione obbligatoria. Opposizione critica su un provvedimento contrario all'integrazione europea. In controtendenza Leopoli: semplificata la procedura di concessione dei visti UE.

Dopo gas, aerei ed esercito in Crimea, ora anche la scuola. E' questo, in Ucraina, l'ennesimo settore colpito dalla politica filorussa della verticale del potere Janukovych-Azarov, a capo del Paese da soli quattro mesi. Nella giornata di martedi, 6 luglio, la Rada ha approvato in prima - e definitiva - lettura un progetto di riforma scolastica che abbassa di un anno la durata dell'istruzione obbligatoria: da 12 ad 11 anni. A favore, hanno votato 248 deputati sui 426 presenti. Tutti i 163 del Partija Rehioniv, i 27 comunisti, i 19 del Blocco Lytvyn, 3 indipendenti, 22 parlamentari ancora ufficilamente registrati nel BJuT, ma passati nella maggioranza, ed 8 di Nasha Ukrajina.

Negli scorsi anni, il governo Tymoshenko, recependo una direttiva europea, aveva innalzato la durata dell'istruzione obbligatoria. Tuttavia, l'attuale maggioranza ha ristabilito il vecchio parametro, giustificando tale scelta come necessaria per il bilancio, e dovuta all'impopolarita' del provvedimento precedente.

"La scuola dell'obbligo di dodici anni - ha dichiarato il presidente della commissione istruzione, la comunista Kateryna Samojlyk - e' impopolare. Non sono disponibili nemmeno i libri di testo calibrati ad un sistema che non appartiene alla nostra [sovietica, n.d.a.] tradizione. Inoltre, i vecchi parametri ci permettono un risparmio annuale di 6 miliardi di hryvnje".

Opposta l'analisi dell'Opposizione Democratica, che per voce dell'ex vice ministro dell'istruzione, Maksym Stricha, ha sottolineato come l'innalzamento a 12 anni della scuola dell'obbligo non sia affatto una perdita di danaro. Bensi' un miglioramento del sistema scolastico ucraino, da tempo bisognoso di un incisivo rinnovamento secondo una tendenza globale, percorsa, sopratutto, da Paesi un tempo sottomessi alla dominazione sovietica. Altri hanno sottolineato come l'iniziativa del governo sia di natura squisitamente politica, dal momento in cui allontana il sistema scolastico ucraino da quello europeo, re-integrandolo con quello in vigore, ad oggi, soltanto a Mosca e Minsk.

"La verticale del potere - ha spiegato il deputato dell'opposizione Oles' Donij, membro della commissione istruzione, ha imposto l'integrazione del sistema scolastico Ucraino con quello della Federazione Russa, e non dell'Unione Europea". "E una scelta politica - ha ribadito la coordinatrice del progetto Comunita' delle Conoscenze, Lilija Hrynevych - con questo provvedimento si torna al modello russo, che non consente una buona e completa educazione ai nostri studenti. Il progetto di istruzione obbligatoria per dodici anni era concepito per permettere ai giovani l'apprendimento di almeno una lingua straniera e di nozioni basilari per il proprio futuro. Nonche' per il progresso della nazione".

Le spiegazioni della maggioranza appaiono fragili e demagogiche anche sul versante finanziario. Difatti, analizzando il complesso del testo, si evince che accanto alla diminuzione delle annualita' esso prevede, per i bambini fino ai cinque anni d'eta', l'introduzione di una scuola materna obbligatoiria. La quale, de facto, incrementa i costi, ed esautora i gia' efficienti giardini di infanzia, ad oggi affollati ed apprezzati dalla maggior parte degli ucraini.

"Ci saranno piu' lezioni - ha dichiarato la deputata di Nasha Ucraina, Lesja Orovec', e, quindi, maggiori spese. Il tutto, a carico dello Stato. Altro che risparmio e necessita' di bilancio. Inoltre, con l'asilo obbligatorio si incentiva la corruzione: con le strutture attuali, di posto per tutti, in settembre, non ce ne sara'. Cosi', le famiglie potrebbero ricorrere al pagamento in nero per l'attestato di frequenza dei propri figli".

Se la Rada Nazionale compie l'ennesimo passo verso Mosca, chi si avvicina all'Europa e' la citta' di Leopoli. A partire dal mese di agosto, nel capoluogo galiziano sara' attivo il servizio di richiesta telematica dei visti di ingresso per l'Unione Europea. L'iniziativa, intrapresa dal consolato cittadino della Polonia, permettera' non soltanto una piu' dettagliata verifica dell'identita' del richiedente. Ma, sopratutto, la scomparsa delle code chilometriche che, quotidianamente, si formano dinnanzi all'edificio, a pochi passi dall'Universita Cattolica.

"Sono stato in fila per cinque giorni di seguito - spiega Josyp, maestro di Rachiv, piccolo centro della Transcarpazia. Dovevo recarmi in Polonia, ero in possesso di un invito per il fine settimana. Solo sabato mattina si e' smaltita la coda, ed ho ottenuto il visto. Troppo tardi, pero'. Ho dovuto ricevere un nuovo invito, e rimettermi in coda. Sono tre giorni che aspetto".

Il superamento di questa situazione disumana e' l'obiettivo dichiarato del console, Ryszard Bialacki, che ha definito inaccettabili le code chilometriche di cittadini ucraini. I quali, stando alle voci, pagherebbero fino a 500 hryvnje per mantenere il posto in fila durante l'orario lavorativo.

"Niente piu' code - ha dichiarato in occasione della tavola rotonda "Valutazione della pratica di rilascio dei visti Schengen da parte del consolato della Polonia dopo l'entrata in vigore nuovo codice UE", tenutasi a Leopoli, mercoledi, 7 luglio - faremo il possibile per semplificare le procedure, e per abbattere questa ennesima cortina burocratica, tanto invisibile quanto insormontabile. Che, incomprensibilmente, ancora separa gli ucraini dall'Europa".

Matteo Cazzulani

lunedì 5 luglio 2010

PRESIDENZIALI POLACCHE: VARSAVIA SCEGLIE L'EUROPA. PROTETTA DALLO SCUDO AMERICANO.

Dopo aver accettato il nuovo scudo missilistico di Obama, la Polonia ha scelto il nuovo presidente. Al ballottaggio, il liberale Bronislaw Komorowski ha battuto il conservatore Jaroslaw Kaczynski 52,63% a 47,37%.

Cronaca di una vittoria quasi scontata. Ma quanto brio. La vittoria di Komorowski di Domenica, 4 luglio, e' stata tutto fuorche comoda. Al 95% delle schede scrutinate, il vantaggio sul rivale, il conservatore Jaroslaw Kaczynski, e' oramai abbastanza rassicurante: 5 punti percentuali, in linea con l'esito del primo turno.

Ma a meta' spoglio, nel cuore della notte, ad essere avanti era il leader di Diritto e Giustizia. Solo il lento levarsi del sole ha spento le speranze del gemello dell'ex presidente, e confermato i dati degli exit poll, che davano Komora vincintore. Solo allora, l'attuale speaker del Parlamento ha potuto tirare un sospiro di sollievo.

"Stiamo cauti - ha dichiarato - ed aspettiamo il totale delle schede scrutinate. Per ora, limitiamoci a stappare una piccola bottiglia di champagne. Domani, ne apriremo una piu grande".

A certificare il risultato, anche la telefonata dell'avversario, che, lealmente, si e' complimentato per la vittoria. Inoltre, dinnanzi alla stampa, Kaczynski ha accettato i risultati, citando il maresciallo Pilsudski, e strigliando i suoi per le future scadenze elettorali, affinche' una pronta rivincita sia ottenuta sin dalle prossime elezioni parlamentari.

"La Polonia - ha commentato - e' cambiata. Il nostro compito e' quello di registrarne i mutamenti, e dare risposte adeguate. Bisogna ricordare la massima del nostro Maresciallo, secondo cui chi vince, e poi si riposa sugli allori, e' peggio di un perdente".

Buona l'affluenza, il 54%. Komorowski vince nelle citta', eccetto Lublino, e nelle nove regioni piu' ad ovest. Kaczynski, invece, e' preferito nelle campagne e nei sette voivodati centro-orientali. All'estero, l'esponente liberale vince in Francia, Gran Bretagna, Germania, Belgio e Russia. Il candidato conservatore, invece, in USA e Canada. In Italia hanno votato in molti, sopratutto turisti, secondo una geografia elettorale mista: Komorowski conquista Milano e Napoli, Kaczynski Roma.

Le elezioni appena concluse sono state le prime anticipate nella storia del Paese, convocate d'urgenza a seguito della tragica scomparsa dell'emerito presidente, Lech Kaczynski, tragicamente morto, assieme alle massime cariche dello Stato, nella sciagura aerea di Smolensk dello scorso 10 aprile. Una tragedia di dimensioni enormi, vissuta dai polacchi con tanta emotivita' da spingerne poco meno della meta' a votare per il gemello Jaroslaw, gia' a capo di uno dei peggiori governi dal 2005 al 2007.

Cio' nonostante, Kaczynski - Jaroslaw - ha dimostrato di essere capace di compattare il suo elettorato, parlare alla coscienza del Paese, cavalcare l'onda di emotivita' seguita alla morte del fratello e, infine, costringere il superfavorito avversario al secondo turno. Infatti, il punto forte del suo programma verteva su una maggiore tutela degli interessi della Polonia, in Europa e nel Mondo, in primis nel campo dell'agricoltura.

Al contrario, Bronislaw Komorowski si e' basato sui successi in campo economico - con la crescita del Paese in un'epoca di recessione - e in politica estera - con una maggiore presenza di Varsavia in ambito UE - ottenuti dal governo Tusk, il premier del suo stesso partito. Solo cosi, il gia' Maresciallo del Sejm e' riuscito a rendersi credibile, e ad apparire come una persona adatta alla guida della nazione. Il tutto, nonostante in campagna elettorale sia riuscito nell'impresa, quasi suicida, di dissipare un enorme vantaggio contro un candidato inizialmente quotato al 22%.

Dunque, il piatto forte di Komorowski, e di tutto il partito Piattaforma Civica, tanto liberale da impedire per incomprensibili ordini dall'alto a giornalisti free-lance europei ed Ucraini - regolarmente accreditati - di lavorare dal comitato elettorale di Piazza dei Tre Re, e' il miglioramento delle relazioni della Polonia con Bruxelles e, sopratutto, Mosca.

Proprio sulla scia di questo intento, nella giornata di sabato, 3 luglio, il ministro degli esteri, Radoslaw Sikorski, battuto da Komorowski nelle primarie interne al partito, ha accettato la nuova proposta di scudo antimissilistico dell'amministrazione Obama. Essa prevede il dislocamento in Polonia di missili a rotazione, privi di capacita' aggressva. A differenza del precedente piano, elaborato da Bush ed accettato da Kaczynski - Lech - e Tusk, Varsavia rinuncia ai patriot, intercettori con maggiore potenza. Un opzione che, ovviamente, irritava notevolmente il Cremlino, nonostante, sulla carta, fosse stata concepita per proteggere l'occidente dalle minacce dell'Iran.

Il nuovo accordo e' stato ratificato con un'apposita cerimonia a Cracovia, a cui ha partecipato il Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, nella capitale Reale polacca per intervenire in un dibattito su donne e democrazia, al quale hanno partecipato, tra le altre, la moglie dell'ex presidente polacco, Aleksander Kwasniewski, e la leader dell'Opposizione Democratica ucraina, Julija Tymoshenko.

Proprio la Lady di Ferro ucraina, lecito sottolineare, ha consegnato alla Clinton una lettera scritta da numerosi giornalisti per chiedere all'amministazione Obama maggiore attenzione, rispetto a quanto finora dimostrato, sulla situazione della liberta' di stampa sulle rive del Dnipro. Un valore fortemente minacciato da quando alla guida del Paese si e' instaurata la verticale del potere Janukovych-Azarov, supportata dalla Federazione Russa, e legittimata dal nuovo corso della politica estera di Washington. Ed ora, probabilmente, benvoluta anche dalla nuova presidenza polacca.

Matteo Cazzulani

venerdì 2 luglio 2010

UCRAINA: LA CLINTON BENEDICE LO SCHIAFFO ALLA NATO


La Rada ha approvato in definitiva il piano di politica estera ed interna, che riavvicina Kyiv alla Russia. Dimissionati due ministri del governo Azarov.

Un colpo al cerchio ed uno alla botte. Ma è solo apparenza. In realtà, dietro alle decisioni della Rada, riunita nelle sessioni plenarie di inizio luglio, si nasconde lo zampino della verticale del potere Janukovych-Azarov, per l'occasione supportata da un ospite d'eccezione: il Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, in visita ufficiale a Kyiv.

Iniziando con la pietanza più dolce, e cronologicamente più lontana, la Rada, nella mattinata di venerdì, 2 luglio, ha dimissionato due ministri del governo Azarov. Il primo è Volodymyr Semynozhenko, vicepremier con delega agli affari umanitari, celebre per aver apertamente sostenuto l'ipotesi di una confederazione russo-ucraino-bielorussa. E' stato sfiduciato dal Parlamento su iniziativa del Blocco Tymoshenko, che su relativa proposta della giovane deputata Ol'ha Bondar, e per conto di tutta l'Opposizione Democratica, ha raccolto ampio consenso, anche tra esponenti del Partija Rehioniv.

Un fatto che, accanto al successo, indiscutibile, dell'opposizione, lascia comunque aperto il sospetto di una vendetta intestina alla maggioranza. Non è un mistero, infatti, la rivalità tra il dimissionato Semynozhenko, che già nel 2004 lasciò il partito di Janukovych per abbracciare la rivoluzione arancione, salvo poi cambiare idea, ed il ministro dell'istruzione, Dmytro Tabachyk. Proprio costui, noto per le sue per le sue tendenze ucrainofobe, da tempo ambisce apertamente al posto occupato da Semynozhenko. Tuttavia, stando ad alcune indiscrezioni, la poltrona potrebbe essere affidata alla spalla di Janukovych, Hanna Herman, figura all'apparenza più rassicurante, oggi vice capo dell'amministrazione presidenziale.

Ad avvalorare l'ipotesi della fronda interna alla coalizione di governo è anche il secondo dimissionamento, quello di Jurij Bojko. Indipendente, senza tessera di partito, è stato nominato ministro delle politiche ambientali su raccomandazione del Blocco Lytvyn, forza politica minoritaria, entrata nella maggioranza dopo aver tradito Julija Tymoshenko, all'indomani della sconfitta della Lady di Ferro ucraina alle presidenziali del febbraio 2010. Successivamente alle dimissioni di Semynozhenko, una simile votazione del Parlamento ha riservato il medesimo trattamento a Bojko, immediatamente rimpiazzato da un esponente del Partija Rehioniv, Mykola Zlochevs'kyj, nominato dal premier Azarov in persona già durante la seduta.

Dunque, sebbene l'immagine del governo sia apparsa traballante, in realtà il siluramento dei due ministri non sarebbe altro che una resa dei conti interna alla coalizione di governo, atta a rafforzare l'egemonia, già imperante, del Partija Rehioniv, infastidito dai mal di pancia degli alleati: Blocco Lytvyn e comunisti. Infatti, la stessa forza politica è riuscita ad imporre la modifica del regolamento elettorale per le prossime amministrative di fine ottobre, a cui potranno partecipare, in liste rigorosamente bloccate, solo i partiti, ma non i blocchi, le alleanze e le forze politiche costituitesi nell'ultimo anno. Una decisione, apretamente antidemocratica, che impedisce a giovani leader di esordire, ed esclude tutte le forze politiche dell'opposizione: Blocco Tymoshenko e Blocco Nasha Ukrajina-Narodna Samooborona in primis. I quali, unione di diversi partiti, si sono presentati agli elettori come "Blocchi", e non partiti.

La pillola più amara è arrivata nel pomeriggio. 259 deputati, su 279 registrati, ha approvato il piano di politica estera ed intena dell'Ucraina. Nello specifico, tutti i 171 del Partija Rehioniv, i 27 comunisti, i 19 del Blocco Lytvyn, i 4 indipendenti, con l'ausilio di 25 fuoriusciti del BJuT, e di 13 di Nasha Ukrajina - fedelissimi dell'ex presidente Viktor Jushchenko, perennemente in odore di inciucio con Janukovych - hanno votato a favore di un documento, presentato dal Capo di Stato stesso, che pone la neutralità dall'occidente, il miglioramento dei rapporti con Mosca, la rinuncia all'integrazione nella NATO e la garanzia dello sviluppo della lingua russa accanto a quella ucraina come obiettivi dell'attività politica del governo per i prossimi cinque anni.

Un documento, come sottolineato dall'esponente del Blocco Tymoshenko, Oleh Ljashko, che cancella i progressi degli ultimi anni, e riporta il Paese all'epoca del presidentissmo Kuchma, quando, de facto, la politica di Kyiv era decisa dal Cremlino. A nulla è servita nemmeno la denuncia dell'esponente di Nasha Ukrajina, V'jacheslav Kyrylenko, che ha denunciato irregolarità nelle operazioni di voto, in quanto ad esso avrebbero partecipato meno deputati della maggioranza di quanti effettivamente fossero presenti in aula.

Ma, per chi ha l'Ucraina nel cuore, con le sorprese a tinte fosche non è finita qui. Difatti, appreso l'esito della votazione, soddisfazione è stata espressa dal Segretario di Stato USA Hillary Clinton, nuovo alleato di Janukovych, in visita ufficiale in Ucraina. "Kyiv - ha dichiarato l'esponente dei democrats nella conferenza stampa di fine missione - ha raggiunto una stabilità che ci permette di collaborare con più sicurezza. In molti ritengono che l'Ucraina debba scegliere tra l'occidente e la Federazione Russa. Io non sono d'accordo. Credo, infatti, che la scelta di mantenere una posizione di equilibrio, votata oggi dal vostro [ucraino, n.d.a.] parlamento, sia la soluzione migliore per la stabilità dell'area. Gli USA esprimono piena soddisfazione".

Parole agghiaccianti, che certificano come il nuovo corso della politica americana abbia definitivamente abbandonato quei Paesi che da anni, dopo una lunghissima, e pesantissima, dominazione sovietica, chiedono solo libertà, democrazia, giustizia, ed integrazione con l'occidente. Oggi, chi si batte per questi valori in Ucraina si sente ancora più solo. E disorientato, dinnanzi al gemellaggio stretto tra l'amministrazione del tanto osannato presidente Obama e Janukovych. In nome del filorussismo, dell'opportunismo, ed in barba aquegli ideali, democrazia e diritti umani, che gli Stati Uniti hanno sempre dichiarato di voler difendere ovunque nel mondo.

Matteo Cazzulani