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venerdì 9 aprile 2010

BATTEZZATO IL NORD STREAM: ECCO COME L'EUROPA DIPENDERA DA MOSCA

Con una cerimonia ufficiale si è dato avvio alla costruzione del gasdotto che collega direttamente la Russia con l'Europa occidentale via Mar Baltico. E che legherà ancor più strettamente il vecchio continente al Cremlino.

"Sono convinto che la domanda di gas in Europa incrementerà inevitabilmente nei prossimi anni". Così ha esordito il presidente della federazione Russia Dmitrij Medvedev, padrone di casa della cerimonia inaugurale del gasdotto "Nord Stream" avvenuta a Vyborg (poco lontano da San Pietroburgo) nella giornata di venerdì 9 aprile 2010. La sua frase di benvenuto la dice lunga sulla ratio del progetto che transitando sul fondo del Mar Baltico rifornirà di gas direttamente l'Europa occidentale, bypassando Paesi ostili a Mosca come Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, che d'ora in avanti saranno costretti ad acquistare l'oro blu russo da ovest.

"E' un progetto molto importante che garantirà la quantità delle forniture desiderata dagli Stati europei a prezzi sempre ragionevoli, poiché, chiaramente, permette di superare quei problemi legati alle tariffe di transito imposte dai Paesi sul cui territorio ad oggi transitano i nostri gasdotti terrestri" ha spiegato l'inquilino del Cremlino.

Il "Nord Stream" è un progetto che collegherà la Russia alla Germania attraverso il fondale del Mar Baltico dalle città di Portovo (Vyborg) a quella di Greifswald (Germania settentrionale). Esso è compartecipato al 51% dal monopolista russo Gazprom, al 20% dai colossi energetici tedeschi E.ON e BASF, e per il resto dall'olandese Gasunie e dalla francese Suez-Gaz de France. Per la sua costruzione fondamentale è stato l'appoggio fornito anche da Svezia, Finlandia e Danimarca - Paesi nelle cui acque territoriali il Nord Stream è destinato a transitare - nonché di altre cancellerie occidentali, Italia in primis.

Contrarie al progetto le Repubbliche Baltiche e la Polonia: Stati che si trovano aggirati dall'infrastruttura, e che non casualmente sono storicamente - e coraggiosamente - critici nei confronti della verticale della potere di Mosca. Questi membri dell'Unione Europea - mistrattati da una Bruxelles assetata di gas e per questo ansiosa di concludere ogni sorta di accordo col Cremlino, anche a costo di chiudere gli occhi sulle sistematiche violazioni dei Diritti Umani in Russia - per fermare il progetto hanno sollevato persino obiezioni di carattere ecologico, dal momento in cui il fondale marino interessato è costellato di residui bellici del secondo conflitto mondiale.

A riguardo Medvedev ha rassicurato gli invitati dichiarando che "la costruzione del gasdotto settentrionale [il Nord Stream, n.d.a.] non è solamente un progetto commerciale transnazionale, ma è la nostra [russa, n.d.a.] proposta concreta per affrontare i problemi ecologici e climatici non solo su scala regionale, bensì globale".

Come un gasdotto riuscirà ad influire sul miglioramento del clima mondiale resta un'enigma che il presidente della Federazione Russa non svela. Tuttavia, Medvedev illustra chiaramente il perché "Nord Stream" si riverelà un progetto necessario da cui l'Europa è destinata a dipendere già a partire dai prossimi anni. "Nonostante il fatto che tutti noi ci preoccupiamo della questione ecologica con l'organizzazione di conferenze, summit e gruppi di lavoro comuni, e sebbene la ricerca di fonti energetiche alternative sia attivamente in corso, la domanda di carburante blu [gas, n.d.a.] in Europa incrementerà, ne siamo tutti convinti. E' un fatto naturale" ha dichiarato.

Il Nord Stream non è altro che il nuovo distintivo del rinato imperialismo russo, che con l'arma energetica - ben più incisiva degli strumenti militari - sta ristabilendo il proprio controllo non solo sul suo "estero vicino" (le repubbliche ex-sovietiche, che legittimamente hanno lottato per la propria indipendenza da Mosca, riuscendo ad ottenerla a seguito delle "rivoluzioni colorate" pacifiche e nonviolente tra il 2003 e il 2006) ma anche su un'Europa sempre più dipendente dal gas russo e sempre meno presente sul piano internazionale. Anziché rafforzare la propria indipendenza energetica con una politica comune volta a difersificare le forniture e a sviluppare seriamente fonti alternative, i 27 Paesi UE, sopratutto quelli della Vecchia Europa occidentale (Germania, Francia e Italia in primis) hanno preferito agire in ordine sparso e firmare accordi separati con Mosca pur di ottenere tariffe sempre più convenienti, accrescendo così inesorabilmente la propria dipendenza dal gas russo.

Non a caso alla cerimonia di inaugurazione erano presenti alcuni tra i leader europei coinvolti nel progetto che uccide l'indipendenza di Bruxelles: il premier olandese Jan Peter Bakelende; l'ex-cancelliere tedesco, ora presidente del consorzio incaricato di costruire il gasdotto Gerard Schroder; il commissario UE all'energia Giunter Ottinger. Oltre, ovviamente, al presidente russo Medvedev e al capo di Gazprom Aleksej Miller.

Lecito infine ricordare che il primo tratto del Nord Stream sarà realizzato entro il 2011 ed avrà una portata di 27 milioni di tonnellate di oro blu all'anno. Una seconda traccia sarà costruita entro il 2012, incrementando la capacità dell'infrastruttura energetica.

Matteo Cazzulani

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