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martedì 17 novembre 2009

NASCE L’ESERCITO DELLE TRE NAZIONI. KYIV SI AVVICINA ALL’EUROPA

Una comune unità militare sarà creata dalle truppe polacche, lituane ed ucraine per fronteggiare missioni di pace nel mondo sotto l’egida UE, NATO e ONU. Così è stato dichiarato in una lettera di intenzione firmata nella giornata di lunedì 16 novembre presso il quartier generale NATO a Bruxelles dai ministri della difesa di Polonia, Lituania e Ucraina.

La nuova brigata avrà sede operativa a Lublino (Polonia sud-orientale) e sarà costituita da 4,5 mila uomini divisi in tre battaglioni che, pur stazionando ciascuno nel proprio Paese di provenienza, si incontreranno periodicamente per esercitazioni comuni a partire dal 2013. Denominazione ufficiale del corpo militare sarà LiPolUkrBrig, ma esso è gia stato ribattezzato “l’esercito delle Tre Nazioni” in quanto costituito da quei popoli che – assieme alla Bielorussia – per circa tre secoli dal 1569 al 1795 hanno vissuto uniti in una comune entità statale – la Rzeczpospolita Wielu Narodów (Repubblica delle Nazioni) – quasi totalmente ignorata dai benpensanti della Vecchia Europa, secondo cui il continente finisce ancora laddove venti anni fa sorgeva la cortina di ferro.

Più che di una rievocazione storica, la “brigata delle Tre Nazioni” rappresenta l’ennesimo, concreto progetto promosso da Varsavia e Vilna nell’ambito della politica di partenariato orientale, con la quale l’Europa intende avviare una intensa collaborazione con alcuni Stati dell’Europa Orientale (Bielorussia, Ucraina, Georgia, Armenia e Adzerbajdžan) in vista di una loro futura – quanto auspicata – integrazione. Simili iniziative precedenti furono nel 2001 il LiPolBat (battaglione lituano-polacco) ed il PolUkrBat (battaglione polacco-ucraino), che ancora oggi opera attivamente in Kosovo nella missione di pace ONU.

L’avvicinamento dell’esercito ucraino all’occidente è un’idea per rinvigorire l’ingresso di Kyiv nell’alleanza atlantica, obiettivo che il governo polacco di Donald Tusk, a forte vocazione liberale ed europeista, intende raggiungere possibilmente con politiche sotto l’egida UE.

“L’idea di una comune brigata piace a tutti i membri dell’alleanza. Persino quelli più scettici nei confronti di una pronta integrazione dell’Ucraina nella NATO non hanno ragione alcuna di opporsi al rafforzamento della nostra cooperazione in missioni di pace” ha dichiarato il vice ministro alla difesa polacco Stanisław Komorowski. Gli fa eco il capo della diplomazia ucraina Borys Tarasiuk dichiarando che “l’idea di una comune brigata è una ottima cosa in un periodo in cui la decisione sulla nostra [ucraina, n.d.a.] membership nella NATO è stata rinviata di qualche anno”.

Tuttavia, la partecipazione ucraina ad una comune unità militare assieme a due paesi NATO quali Polonia e Lituania, oltre alle croniche isterie di Mosca potrebbe raccogliere anche l’opposizione di alcuni Paesi della Vecchia Europa tradizionalmente filo russi e sordi dinnanzi alle legittime ragioni dei membri UE dell’Europa Centrale, fino a venti anni fa politicamente sottomessi alla Russia comunista. Inoltre, a Kyiv il clima di campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali del prossimo gennaio non aiuta lo sviluppo di un sereno dibattito, né coraggiose prese di posizione a favore da parte di candidati di peso. “Se presidente diventerà il filo russo Janukowyč la realizzazione del progetto potrà incontrare dei problemi nella sua realizzazione. Ma se a vincere sarà l’attuale premier Julia Tymošenko, allora continuerà”, spiega Borys Tarasiuk.

Affinché la brigata diventi realtà è necessario un accordo internazionale tra gli stati interessati che, alla luce di quanto appena illustrato, difficilmente sarà ratificato dall’Ucraina prima del termine elettorale di gennaio. Come dichiarato da alcuni diplomatici polacchi “coinvolgendo Kyiv nel progetto della brigata intendiamo spingere gli ucraini ad una riflessione sulla loro strategia a lungo termine. Sarebbe bene che per un attimo escano dalle logiche della campagna elettorale e pensino al loro futuro”.
Un auspicio del tutto condivisibile, affinché l’Ucraina oggi – ed una Bielorussia libera domani – possano ritornare nella loro vera famiglia politico-culturale d’origine, ovvero l’Europa. E non Mosca, con buona pace dei – tanti – filo putiniani dell’Europa Occidentale.

Matteo Cazzulani

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