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domenica 5 settembre 2010

AZERBAJDZHAN, MOSCA IMPONE LA PAX GASATA

Il Cremlino sempre più presente nello scacchiere caucasico. Dopo i missili in Armenia, colloqui con Baku per la tregua militare con Jerevan. E per l'egemonia energetica nella regione.

Un casco blu ed una penna, calda al punto giusto per firme importanti. Di sicuro, Dmitrij Medvedev non avrà scordato di riporli nella sua valigia, destinazione Baku. Nella giornata di giovedì, 2 settembre, il Presidente della Federazione Russa si è recato in Azerbajdzhan, in visita presso il suo collega, Il'kham Alijev. Scopo dell'incontro, almeno ufficialmente, la risoluzione del contrasto militare con l'Armenia, ripreso negli ultimi mesi.

Lo scorso giugno, un violento scambio di fuoco aveva rotto una delicata tregua, raggiunta solo pochi giorni prima. Successivamente, il 31 agosto, gli ennesimi scontri armati tra soldati di Baku e Jerevan, nel caldo teatro del Nagorno-Karabakh. La regione, contesa nell'omonima guerra tra il 1987 ed il 1994, dopo avere ottenuto con le armi l'indipendenza dall'Azerbajdzhan, e si è dichiarata repubblica autonoma. Una situazione, tuttavia, mai risolta: in pochi hanno riconosciuto lo status della neonata realtà geopolitica, costantemente rivendicata, nelle parole e nei fatti, dai due Paesi contendenti.

L'inquilino del Cremlino, che si è sempre presentato come arbitro della discordia, ha ascoltato Alijev, registrato le sue ragioni, ed invitato a riaprire il dialogo con Jerevan. Il tutto, nonostante poche settimane fa lo stesso Medvedev abbia ratificato con l'Armenia un accordo che prolunga la permanenza dell'esercito russo nel Paese fino al 2044. Una decisione accolta con preoccupazione da Baku, timorosa di un possibile inserimento di Mosca in aiuto del suo storico alleato.

Ma non solo armi. Il casco blu della regione - che Mosca ritiene propria sfera di influenza - ha sollevato anche questioni di diversa natura. Dapprima, economico-agricole, con un generico piano di collaborazione internazionale nel bacino del Caspio, per sfruttarne le risorse idriche. In seguito, secondo indiscrezioni, energetiche. Difatti, i due avrebbero raggiunto un accordo che garantisce a Gazprom - il monopolista russo del gas - l'esclusiva sullo sfruttmanto dei giacimenti azeri.

Un colpo grosso. Che, da un lato, rafforza la presenza di Mosca nell'area, e ne certifica il monopolio nell'esportazione di oro blu all'Europa. Dall'altro, sottrae Baku dalla lista dei Paesi sostenitori del Nabucco: gasdotto, di progettazione euroamericana, che trasportando oro blu centroasiatico nel Vecchio Continente aggirando il territorio russo, ha lo scopo di allentare la dipendenza UE dal Cremlino. Il quale, come noto, spesso si avvale dell'arma energetica per mutare in proprio favore gli equilibri geopolitici.

Sulle reali intenzioni di Medvedev sono in pochi tra gli esperti azeri ad avere dubbi. Il politologo Rasim Musabajov ha sottolineato come la visita del presidente russo, inizialmente prevista per la fine del mese, sia stata anticipata di diversi giorni. Casualmente, alla vigilia dell'incontro tra Alijev ed il presidente USA. Un messaggio ben chiaro, affinché Obama, già poco determinato nei confronti della Russia, non interferisca negli interessi di Mosca nell'area, ed eviti ogni stretta relazione con Baku.

Più chiaro l'ex consigliere del presidente per la politica estera, Vafa Guluzala. "Credo - ha dichiarato a Radio Liberty - che dietro ai recenti episodi nel Nagorno-Karabakh ci sia il ministero della difesa russo. E' per suo preciso ordine che gli armeni hanno di nuovo aperto le ostilità. E' possibile, che lo abbia fatto per esercitare pressione sulla parte azera. Costringendola, in cambio dell'ennesima tregua, ad accettare i missili del Cremlino a Jerevan, e a soddisfare le richieste energetiche di Mosca".

Matteo Cazzulani

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