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mercoledì 1 settembre 2010

LIBERTA' DI ASSOCIAZIONE: ANCORA ARRESTI IN RUSSIA. L'UCRAINA ALLA DIFESA DELLA LIBERTA DI PAROLA. LA POLONA RICORDA SOLIDARNOSC


Chi lotta per ottenere la libertà, chi per difenderla, e chi, già possedendola, litiga anche quando non bisogna. Quanto accaduto in Russia, Ucraina e Polonia nella giornata di martedì, 31 agosto, ben certifica lo status politico dei tre Paesi, ciascuno per proprie motivazioni storico-culturali, ponte fra oriente ed occidente.

Come ogni 31 del mese, a Mosca ha avuto luogo la tradizionale manifestazione per il rispetto della libertà di associazione e riunione. Partiti, movimenti ed organizzazioni di ogni colore politico si sono riuniti in un meeting pacifico, silenzioso e nonviolento per rivendicare un diritto garantito dall'articolo 31 della Costituzione della Federazione Russa, ma non rispettato dalle autorità. Come da copione, ormai il medesimo da anni, la milicija è intervenuta con cariche e fermi.

Tra gli arrestati, come riportato dall'agenzia Interfax, il leader del partito SPS, Boris Nemcov, giunto al presidio in compagnia del presidente della commissione diritti umani dell'Europarlamento, Heidi Hautala. Il capo del soggetto liberal-conservatore al fresco non ci è rimasto da solo. A fargli compagnia, secondo quanto certificato dall'agenzia Ria Novosti e da Radio Ekho Moskvy, anche altri personaggi di spicco dell'opposizione russa: uno degli organizzatori della protesta, Kostjantin Kosjakin, il leader del movimento "Drugaja Rossija", Eduard Limonov, il rappresentante del movimento "Solidarnist'", Ilja Jashchin, ed il coordinatore della forza progressista "Levyj Front", Sergej Udal'cov. Quest ultimo, al sito di informazione Lenta.ru, ha spiegato che gli agenti lo hanno accusato a più riprese di avre incitato la folla a scandire slogan. Una colpa che in Russia è davvero grave, e di cui ci si deve vergognare. Questo spiega il perché lo stesso Udal'cov abbia continuamente negato la paternità del gesto.

Stando al medesimo organo di informazione, all'azione avebbero partecipato tra le 300 e 400 persone. 30 gli arrestati, come confermato anche dal sito di opposizione Kasparov.ru. Tradizionale anche il luogo della protesta: piazza Triumfal'naja, tra la stazione del metro verde Majakovs'kaja ed il monumento dedicato al poeta futurista georgiano di nascita. I lavori di ristrutturazione, iniziati solo quattro giorni or sono, non hanno impedito lo svolgersi della dimostrazione. Ed anche il massiccio dispiegamento di militari e poliziotti, come illustrato dalla leader della sede moscovita del gruppo di Helsinki, Ljudmila Alekseeva. "E' inaudito - ha dichiarato l'ottantaduenne attivista per i diritti umani - la presenza di cotanti soldati è sproporzionata alla portata dell'azione".

Ma non solo Mosca. Anche a San Pietroburgo, seconda città del Paese, stesso format. E medesimo epilogo. Qui, come riportato dall'agenzia Fontanka.ru, non sono bastati che dieci minuti di meeting silenzioso per scatenare l'intervento della polizia: 35 gli arrestati, dinnanzi al Gostynnyj Dvor, centro commerciale di alto rango, affollato di turisti, probabilente ignari sulle ragioni della protesta, e della repressione. Oltre che nelle capitali politica e culturale della Russia, proteste anche in centri urbani minori. A Toms'k, in Siberia, le autorità locali hanno autorizzato il meeting. A Vladivostok, nell'estremo est, la protesta si è svolta sotto forma di riunione, senza obbligo di permesso da parte del sindaco. In ambo i casi, nessun arresto.

Amche altre città europee hanno solidarizzato con i democratici russi. Tra esse, per la prima volta, Milano, dove l'Associazione AnnaViva ha organizzato un presidio per sensibilizzare l'opinione pubblica del Belpaese sulla questione e, come riportato in una nota dell'organizzazione meneghina, nata in ricordo della giornalista russa Anna Politkovskaja, per non far sentire soli i manifestanti russi. Simili iniative hanno avuto luogo anche a Londra, Berlino, Varsavia e Kyiv.

Proprio in Ucraina, il 31 agosto si è verificato l'ennesimo capitolo della pacifica battaglia per il mantenimento della libertà di parola, definitivamente ottenuta a seguito della rivoluzione arancione del 2004-2005. Il giorno precedente, il Tribunale Amministrativo di Kyiv - una sorta di TAR del Lazio ucraino - ha confiscato frequenze a due canali televisivi indipendenti, TVI e 5 Kanal. Prima ancora, lo scorso 8 giugno, il Tribunale Ordinario della Capitale aveva riassegnato tali diritti di trasmissione al canale Inter, di proprietà dell'oligarca Valerij Khoroshovs'kyj, uno dei principali sponsor del Partija Rehioniv, nominato da Janukovych a capo dei servizi segreti ucraini. A seguito di immediate proteste, il Cosiglio Nazionale per le Telecominicazioni ha indetto un nuovo concorso per redistribuire le frequenze.

Esemplare la risposta del 5. Kanal. Il quale, malgrado l'ingiustizia subita, con una nota del direttore, Ivan Adamchuk, si è detto pronto a partecipare al nuovo concorso, sicuro di riottenere quanto ingiustamente confiscatogli. Simile la risposta di TVI, il cui direttore, Mykola Knjazhyc'kyj, ha promesso la continuazione dell'iter processuale in cassazione.

Da chi si batte per il manenimento della libertà, a chi ricorda il suo ottenimento, in maniera talmente solenne da politicizzarne la ricorrenza. In Polonia, nelle città portuali di Danzica, Stettino e Gdynia, sono in corso le celebrazioni del trentesimo anniversario della fondazione di Solidarnosc, il sindacato di massa libero, protagonista dell'abbattimento del comunismo nel Paese di Kochanowski e Mickiewicz. Un'occasione di festa, ricordo, ma anche riflessione. Come sottolineato dall'attuale leader di Solidarnosc, Janusz Sniadek, delle riforme per cui si è combattuto dagli anni ottanta ad oggi sono state realizzate solo quelle di caratere politico, ma nulla è stato fatto nel campo economico e sociale. I lavoratori polacchi, sopratutto i giovani, sono sempre meno tutelati, e sempre più insicuri. Inoltre, gli stessi cantieri navali, dove il movimento ebbe inizio, versano in condizioni disperate.

Tuttavia, sempre il 31 agosto, quarto giorno della ricorrenza, anziché proposte per migliorare la situazione, sono emerse le divisioni politiche tra i vecchi dirigenti, causa di reazioni plateali, degne di uno stadio piuttosto che di una sala conferenze. Applausi ed ovazioni al momento dell'ingresso del leader dell'opposizione, Jaroslav Kaczynski. Una bordata di fischi quando a prendere la parola è stato il primo ministro, Donald Tusk. Del resto, le simpatie politiche dei membri di Solidarnosc sono note da tempo: chi rappresenta meglio gli interessi e le speranze del glorioso movimento operaio è il partito conservatore "Diritto e Giustizia", piuttosto che quello liberale "Piattaforma Civica", a cui appartengono il premier ed il neoeletto presidente, Bronislaw Komorowski.

Una linea non condivisa dallo storico leader del movimento, Lech Walesa, per questo assente alle celebrazioni, e, da tempo, critico con la direzione di Solidarnosc. Il primo presidente della Polonia libera ha inviato una nota, in cui ha sottolineato l'importanza del sindacato, anche al giorno d'oggi, per la Polonia, l'Europa ed il Mondo. Nel contempo, si è rivolto al Capo dello Stato, chiedendo il suo intevento per garantire il mantenimento della neutralità partitica del sindacato.

"Mi appello - ha dichiarato - al Presidente della Repubblica, affinché venti anni di tradizione non siano appannaggio di una sola forza politica. La solidarietà [solidarnosc in polacco, n.d.a.] è un valore comune, necessario, anche oggi, per battere difficoltà di ogni ambito".

Matteo Cazzulani

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