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lunedì 14 settembre 2009

L’OPPOSIZIONE BIELORUSSIA SCEGLIE UN NUOVO LEADER

Il giovane Alaksej Janukevič è stato eletto alla guida del Fronte Popolare Bielorusso (BNF). Una scelta che muta l’orientamento politico delle opposizioni e rafforza la candidatura di Alaksandar Milinkević alle prossime elezioni presidenziali.

Malgrado le continue repressioni a cui è sottoposta – non ultima quella attuata dalla milicija lo scorso 8 settembre in piazza Kastryčniskaja ai danni dei manifestanti filo europei contrari alla presenza dell’esercito russo a Minsk – l’opposizione bielorussa rilancia la sfida al dittatore comunista. Lo dimostra il Fronte Popolare Bielorusso (Belaruski Narodny Front), principale partito della coalizione democratica che in occasione del suo dodicesimo congresso (svoltosi lo scorso sabato 5 settembre) ha eletto suo nuovo leader il giovane 33enne Alaksej Janukevič, preferito all’esponente della “vecchia guardia” del partito Lavon Barščeuski.

Il Fronte Popolare Bielorusso possiede un programma articolato basato su principi liberali e filo occidentali: adesione a NATO e UE; creazione di un’economia di mercato (Minsk è l’unico paese europeo ad essere retto da un’economia ancora pianificata dallo Stato); sviluppo di una vera e propria democrazia, ove libertà di stampa, di opinione e di associazione siano finalmente garantite. Fondato nel 1990, il BNF ha supportato la candidatura di Alaksandar Milinkević alle elezioni del 2006, falsate dal regime di Lukašenka. Nonostante molti tra i suoi esponenti di spicco siano ancora detenuti nelle carceri del Paese per ragioni politiche, la recente, lieve attenuazione della morsa del regime – ottenuta solo grazie alle pressioni occidentali – ha consentito al Fronte Popolare di presentare proprie liste alle ultime elezioni locali, riuscendo ad ottenere qualche seggio in alcuni consigli cittadini. Nel dicembre 2007, alla sua guida è stato eletto Barščeuski, cui mandato è terminato lo scorso agosto.

La questione principale sulla quale i due candidati si sono confrontati riguarda le alleanze ed il ruolo che il BNF deve esercitare nell’ambito dell’Unione delle Forze Democratiche, la vastissima coalizione che comprende tutte le forze politiche avverse a Lukašenka, dal movimento “Per la Libertà” (Za svabodu) di Alaksandar Milinkević a quelle di ispirazione comunista e filorusse come il Partito dei Comunisti di Bielorussia (PKB, da non confondere con il Partito Comunista di Bielorussia del dittatore) ed il Partito Civico Unito (Ab’jadnaja Gramadzanskaja Partyja). Barščeuski sosteneva una maggiore presenza del BNF all’interno della coalizione. Invece, il neoeletto leader ha presentato una mozione improntata per intero sul rafforzamento dell’indipendenza del partito e sulla ristrutturazione dell’alleanza, che “deve diventare una coalizione patriottica composta unicamente da forze popolari e democratiche, senza la presenza di raggruppamenti filo russi e comunisti”, come da lui stesso dichiarato al termine delle votazioni. Dopo un dibattito lungo e partecipato, Janukevič ha avuto la meglio con 174 voti favorevoli su 318.

Tuttavia, diversi esperti di politica bielorussa non esitano ad indicare Alaksander Milinkević come il vero vincitore del congresso. Non solo a causa della medesima visione politica scettica nei confronti degli alleati comunisti e filorussi, ma anche perché Janukevič sarebbe ancora troppo giovane per la candidatura alle presidenziali del 2011. Come dichiarato dal politologo Valery Karbalevič al quotidiano polacco Gazeta Wyborcza, “il BNF con tutta probabilità sosterrà [nuovamente, n.d.a.] Milinkević, indicandolo come il candidato più forte delle opposizioni”. De facto, la scelta di Janukevič rafforzerebbe le divisioni interne all’opposizione e comprometterebbe la possibilità di scegliere un unico candidato alla presidenza condiviso da tutti gli oppositori al dittatore Lukašenka.

A prescindere dalle opinioni politiche di ciascuno, la dinamicità interna alle forze democratiche e liberali in Bielorussia non può che essere analizzata positivamente, in quanto certifica un alto stato di salute e forza delle opposizioni, per nulla fiaccate dalle ripetute campagne di diffamazione e repressione perpetrate dal regime comunista. Nel contempo, la frequente scelta di nuovi leader da parte di questi movimenti testimonia la loro impossibilità di intraprendere progetti politici a lungo termine a causa dell’ancora opprimente presenza di una polizia politica che arresta sistematicamente gli oppositori più carismatici.
Pertanto, rappresenta un serio spunto di riflessione anche e sopratutto per noi occidentali, affinché d’ora in poi ci si responsabilizzi e si inizi a supportare con maggiore convinzione e determinazione la lotta nonviolenta per la democrazia e per il rispetto delle libertà civili in un Paese che per ragioni storiche e culturali appartiene più all’Europa che a Mosca.
Matteo Cazzulani

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