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lunedì 21 settembre 2009

MOSCA SFIDA LA NATO ANCHE IN BIELORUSSIA

Circa 15 mila soldati – di cui 3 milioni appartenenti all’esercito della Federazione Russa – stanno compiendo imponenti operazioni di addestramento militare in funzione anti-occidentale. Nonostante la recente decisione USA di rinunciare allo scudo spaziale in Repubblica Ceca e Polonia e le ultime aperture NATO sulla possibile creazione di un sistema di difesa integrato Washington-Bruxelles-Mosca.

Si tratta dell’operazione Zapad 2009 (Occidente 2009), denominazione militare che rende bene l’idea di quale sia il suo vero obiettivo principale: la prevenzione di attacchi da ovest. Difatti, lo scopo ufficiale è quello di garantire la sicurezza dell’alleanza tra Bielorussia e Russia, stipulata oramai da diversi anni e rinsaldata da periodiche sessioni di addestramento comune, sempre e rigorosamente svoltesi in territorio bielorusso. Le manovre attualmente in corso dureranno fino al 29 settembre, giorno in cui le truppe saranno passate in rassegna dai presidenti Dmitrij Medvedev e Alaksandar Lukašenka.

A detta degli esperti, l’operazione in corso sarebbe la più imponente mai accaduta nella storia. Oltre all’ingente quantità di soldati, nell’addestramento sono coinvolti anche 63 aerei militari, 43 elicotteri, 470 mezzi blindati, 228 carri armati e artiglieria varia.

Fatto curioso è che negli ultimi tempi la partecipazione di militari della Federazione Russa è aumentata sempre più, scatenando vivacissime proteste delle opposizioni (l’ultima lo scorso martedì 8 settembre) e, come da copione a Minsk, violente repressioni da parte della milicja con il conseguente arresto di dimostranti particolarmente invisi al regime. “Ci inquieta la presenza di una così alta quantità di militari russi ed il rafforzamento della collaborazione militare con la Russia. Tutto ciò è dannoso per la Bielorussia” ha affermato il nuovo vicesegretario del Fronte Popolare Bielorusso (BNF) Igar Lalkou al quotidiano polacco Gazeta Wyborcza.

Significativo è il parere di Alaksandar Alesin, esperto di tattiche militari bielorusse. “Non c’è nulla da nascondere, ad essere esercitata è la difesa dell’alleanza russo-bielorussa in vista di possibili conflitti con la NATO. Eppure non ha alcun senso compiere tali esercitazioni impiegando artiglieria e aviazione militare”. Infatti, Alesin sottolinea come Mosca abbia deciso di intensificare le manovre militari in un periodo di grave crisi economica mondiale per dimostrare al pianeta di possedere un esercito ancora potente e pericoloso. E Minsk, accettando l’aumento del contingente russo nelle operazioni sul suo suolo, a sua volta dimostrerebbe al vicino sincera lealtà nonostante alcuni, timidi cambiamenti della propria politica estera in apertura all’Occidente.

Se sommate alla presenza dei missili iskander nell’enclave di Kaliningrad, tali esercitazioni dimostrano la reale volontà da parte del Cremlino di collaborare con un Occidente visto come nemico per consolidare il proprio consenso interno. Il tutto, nonostante il nuovo corso della politica estera di Barack Obama, che in nome di un reset con Mosca tanto ostinato quanto pericoloso ha compromesso la situazione di alcuni dei suoi alleati più stretti.

Sebbene a riguardo fosse stato firmato un accordo poco più di una anno fa, giovedì 17 settembre 2009 – a settanta anni esatti dall’invasione sovietica della Polonia – l’ex senatore dell’Illinois ha comunicato ufficialmente la rinuncia allo scudo spaziale in Europa Centrale, la cui realizzazione prevedeva l’installazione di una postazione radar in Repubblica Ceca e di una batteria di intercettori patriot – tecnicamente utilizzabili solo per scopi difensivi – in Polonia entro il 2012. Sebbene ufficialmente approntato contro possibili minacce iraniane, tale progetto è stato accettato dai due Paesi UE per migliorare le proprie strutture militari in difesa dalla rinata autocrazia russa, soprattutto in seguito alla guerra russo-georgiana, con la quale il Cremlino de facto ha infranto la sovranità territoriale di uno Stato sovrano ed indipendente. Ribadendo la connotazione anti-iraniana del progetto, Obama ha invalidato gli accordi con Praga e Varsavia ed ha promosso un nuovo sistema di difesa con postazioni missilistiche e radar dislocate su unità mobili terrestri e marittime entro il 2015.

Inoltre, nella giornata di venerdì 18 settembre il segretario generale della NATO Fogh Rasmussen ha ipotizzato la creazione di una difesa comune tra USA, Europa e Russia per prevenire le minacce provenienti da Iran e Corea del Nord. Un passo significativo per coinvolgere maggiormente Mosca nelle strutture militari occidentali, descritto dai media russi come una vittoria del Cremlino su un Occidente sempre più debole.

Tuttavia, le già citate esercitazioni russo-bielorusse, condotte espressamente in funzione anti-occidentale, e la presenza degli iskander tra la Polonia e la Lituania puntati verso ovest rendono più complicato concepire come Mosca possa accettare le ultime aperture atlantiche e partecipare ad un progetto di difesa comune con Washington e Bruxelles.
E getta seri dubbi sulla reale incisività della politica estera di Obama, che con il suo soft-profile nel concreto ha ottenuto finora il solo risultato di deludere gli alleati della Nuova Europa – storicamente al fianco di Washington anche nelle situazioni più critiche come la guerra in Irak. Ovviamente, senza tuttavia riuscire ad arrestare né le repressioni iraniane alle sempre più frequenti manifestazioni democratiche, né le rinate velleità imperiali di una Russia che mira all’egemonia sui paesi dell’ex-blocco sovietico, che tiene in scacco l’Europa per mezzo del gas e che sullo scenario politico interno calpesta i diritti umani, le opposizioni democratiche e la stampa libera.
Matteo Cazzulani

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