Nella giornata di martedì 8 settembre, festa della gloria militare bielorussa, i dimostranti - tutti appartenenti ai partiti di opposizione al regime di Lukashenka - si sono radunati fin dal primo mattino per esprimere la loro contrarietà alla presenza di militari stranieri - 6000. Candando lo slogan "russi a casa" e sventolando le bandiere bianco-rosse della Bielorussia libera, hanno presto subito le ripetute cariche della polizia di regime. Di inaudita violenza secondo svariati testimoni, rivolta persino contro donne ed anziani.
Trenta sono gli arrestati, quasi tutti appartenenti al movimento politico "Bielorussia Europea". Tra le vittime delle percosse anche diversi giornalisti, tra cui un reporter polacco di Tvp.
Continua la battaglia dei democratici bielorussi per la libertà e per l'emancipazione del loro paese dalla Russia di Putin. Sognano l'Europa, come dimostra il puntuale richiamo al vecchio continente durante le loro manifestazioni, sia con slogan che con bandiere. Eppure Bruxelles sembra guardare altrove, impaurito da possibili ricatti sul prezzo del gas dalla Russia di Putin, che considera Minsk uno dei tanti feudi da riconquistare.
Sentirsi europei oggi significa anche supportare la sacrosanta battaglia per la democrazia in Bielorussia. Ed io, seppur molto lontano, come i giovani manifestanti porto un braccialetto bianco-rosso (dono di uno di loro) con la scritta del loro motto: Za svabodu (per la libertà)!
Matteo Cazzulani
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