Gli ultimi sondaggi – da oggi ex lege non più pubblicabili – confermano il trend registrato negli ultimi mesi circa l’esito della competizione elettorale che il prossimo 17 gennaio chiamerà gli ucraini alle urne per scegliere il nuovo presidente: il candidato del Partito delle Regioni Viktor Janukovyč sarebbe in vantaggio di circa 10 punti percentuali sull’attuale premier Julia Tymošenko, con la quale la partita sarebbe tuttavia aperta al secondo turno.
Si tratta di una campagna elettorale ancora abbastanza sottotono, destinata tuttavia a riaccendersi a ridosso del primo turno e del ballottaggio, fissati rispettivamente per il 17 gennaio e per il 7 febbraio.
Negli ultimi tempi la distanza tra i candidati è variata lievemente. Secondo l’ultima rilevazione, nel primo turno Janukovyč otterrebbe il 33,6%, seguito dalla Tymošenko con il 19,2. Ad animare la competizione, le continue voci di un patto tra la Tymošenko ed Arsenij Jacenjuk l’ex speaker del parlamento fuoriuscito dalla maggioranza di governo che, in vertiginoso calo di consensi, mediterebbe l’apparentamento con l’attuale premier. Voci smentite a più riprese.
Resta il fatto che il giovane Arsenij ora è dato al 6%, sorpassato al terzo posto con il 9,23% da Serhij Tihipko, ex capo della Banca Nazionale Ucraina nonché ex ministro dell’economia ai tempi del premierato di Viktor Juščenko, l’attuale presidente uscente, che dopo la storica vittoria “arancione” del 2004 oggi è dato al 3,7% .Tra gli outsider seguirebbero il candidato comunista Petro Symonenko col 3,4%; e ’attuale speaker del Parlamento, il centrista Volodymyr Lytvyn col 2,6.
Dunque, il secondo turno tra Janukovyč e la Tymošenko sembra rivelarsi necessario. E il duello tra i due candidati si preannuncia interessante e cruciale per il futuro prossimo dell’Ucraina.
Il candidato del Partito delle Regioni rappresenta gli interessi dei clan di oligarchi dell’est del Paese, che a causa delle violente politiche anti-ucraine dell’epoca zarista e comunista ancora oggi parla russo ed è caratterizzato da un’economia dominata dall’industria pesante. Sconfitto nella precedente tornata elettorale del 2004 dalla rivoluzione arancione – con la quale l’Ucraina in maniera pacifica e nonviolenta ha scelto la sua legittima strada verso la democrazia, l’occidente e lo smarcamento dall’influenza di Mosca – dopo cinque anni ci riprova, sempre con la benedizione del Cremlino. Tuttavia, stando al parere di diversi esperti di politica ucraina, in caso di vittoria Janukovyč non riporterebbe Kyiv tra le braccia di Mosca, ma le legittime ambizioni di integrazione nella NATO e nell’UE del popolo ucraino subirebbero certamente una brusca frenata.
Per quanto riguarda la Tymošenko, la corsa per la presidenza rappresenta una novità: cinque anni fa fece un passo indietro e per il bene del Paese sostenne la candidatura di Viktor Juščenko. Oggi però questa circostanza non si è ripetuta, e i due maggiori leader della rivoluzione arancione correranno separati, in contrasto tra loro. La Lady di ferro ucraina si presenta come garante degli interessi di tutti gli ucraini, contro ogni tentativo di parcellizzazione geografica del Paese o di secessione regionale (come invece richiesto da buona parte dei sostenitori di Janukovyč), in favore di politiche sociali che coniugano aiuti ai più disagiati a provvedimenti decisamente liberali, che consentano di “creare l’Europa in Ucraina, affinché l’Ucraina entri in Europa”. Per questa ragione, la Tymošenko ottiene ampio consenso nei maggiori centri urbani e nelle regioni centro-occidentali del Paese, dove folta è la presenza delle élite culturali ucrainofone con una maggiore consapevolezza nazionale e di un economia basata (oltre che sull’agricoltura) sui trasporti e sugli scambi commerciali con le vicine Slovacchia, Romania e Polonia, membri UE.
Piu volte “Lady Ju” – come è definita in ucraina – ha invitato l’attuale presidente ad appoggiarla per non disperdere il voto liberale, democratico e filoeuropeo che caratterizza sia Bat’kivščyna (“Patria”, il partito della Tymošenko) che Naša Ukrajina (“Nostra Ucraina”, il partito di Juščenko) senza tuttavia ottenere risposta positiva. Già dal 2005, Julia Tymošenko è riuscita a catalizzare la maggior parte dei consensi degli arancioni, ottenendo il secondo posto con il 30% alle elezioni parlamentari del 2007, risultato grazie al quale è diventata primo ministro, con l’appoggio traballante dei liberali di Naša Ukrajina – il partito di Juščenko, con cui si riappacificò – e del centrista Blocco di Lytvyn. Dal canto suo, Juščenko non sembra intenzionato ad alcuna convergenza con l’ex alleata, e stando alle ultimissime indiscrezioni sarebbe orientato ad invitare il suo elettorato ad esprimere il “voto contro tutti” (possibilità prevista nel sistema elettorale ucraino) in caso di ballottaggio tra Tymošenko e Janukovyč.
Cruciale per l’esito finale della competizione elettorale saranno due fattori. In primis, l’affluenza: se Julia Tymošenko al secondo turno porterà alle urne un alto numero di elettori motivati dinnanzi alla possibilità di una vittoria dei filorussi di Janukovyč – viceversa compatti nel sostenere il leader del Partito delle Regioni – probabilmente supererà la frammentazione interna e compatterà l’elettorato liberale attorno ad un voto utile.
In secondo luogo, importantissimo sarà il risultato del primo turno: qualora il gap tra i due contendenti superasse il 10%, per l’attuale premier la mobilitazione dell’intero elettorato liberale risulterebbe davvero impresa ardua, e la partita, purtroppo, quasi compromessa.
In ogni caso, negli ultimi anni il popolo ucraino ci ha abituato a colpi di scena e a prese di posizione spesso mature e coraggiose.
A tale pro, l’associazione AnnaViva – impegnata in Italia nello sviluppo della democrazia e nel rispetto dei diritti umani nel mondo ex-sovietico – ha organizzato un “turismo responsabile” per seguire in loco il primo turno di queste presidenziali e per relazionare l’opinione pubblica del Belpaese direttamente da Kyiv – e non da Mosca – sugli ultimi sviluppi ed aggiornamenti di questo affascinante capitolo della storia politica dell’Europa Centro-Orientale. Auspicando che ancora una volta l’Ucraina confermi la sua vocazione occidentale verso una sempre maggiore integrazione con l’Europa, a cui culturalmente e storicamente appartiene, con buona pace dei tanti, troppi “benpensanti” filorussi della “Vecchia” parte del nostro continente.
Matteo Cazzulani
Attenzione / Attention / Uwaga / Увага
E' USCITO IL MIO LIBRO "LA DEMOCRAZIA ARANCIONE. STORIA DELL'UCRAINA DALL'INDIPENDENZA ALLE PRESIDENZIALI 2010", LIBRIBIANCHI EDITORE. Parte dei proventi finanzia l'Associazione AnnaViva.
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Perché sarebbe legittimo l'ingresso della NATO dell'Ucraina e giusta la rivoluzione Arancione? Io penso che per motivi storici e geografici sia meglio per la stabilità dell'Ucraina, dell'Europa e del mondo che l'Ucraina ritorni alla Madre Russia. C'è anche scritto nel simbolo della Russia dove le tre corone sula testa della due aquile esprimono la fratellanza storica dei popoli Russi Ucraini e Bileorussi, finiamola con sta rivoluzione arancione !!!
RispondiEliminaVisto che si parla tra le altre cose di violente politiche anti-ucraine nel periodo comunista, mi sembra che l'Ucraina debba chiedere il risarcimento per tutte quelle vittime ingiuste...
RispondiEliminaPer il periodo comunista, così ad occhio direi che i maggiori "responsabili" siano un georgiano ed un ucraino.
Apriamo subito una petizione affinché la Georgia risarcisca le vittime, invece di spendere soldi in armi. Per quanto riguarda le vittime causate da Chruscev, una bella tassa da far pagare agli ucraini stessi, sembra proprio necessaria.
Non continuiamo a sopportare queste cose in silenzio. Diamo voce a chi non può più parlare.