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mercoledì 20 gennaio 2010

UCRAINA: BILANCIO DEFINITIVO DEL PRIMO TURNO

La Commissione Elettorale Centrale ha pubblicato finalmente i dati definitivi del primo turno delle presidenziali. Uniche certezze, l’alta l’affluenza e i soli 10 punti di distacco tra Janukovyč e la Tymošenko, che se la vedranno tra tre settimane al ballottaggio. Molte invece le incognite, legate soprattutto al voto locale e alle scelte di Tihipko e Juščenko.

In una classica gelida giornata ucraina, lo sconfitto presidente Viktor Juščenko – viso tirato e cravatta rossa – chiude ufficialmente il primo turno elettorale con la tradizionale conferenza stampa nella quale da prassi il Presidente commenta i dati ufficiali appena diramati e confermati dalla Commissione Elettorale Centrale. Il tanto atteso 100% delle schede scrutinate è raggiunto, e finalmente si possiedono cifre definitive su cui ragionare.

Come da pronostico al secondo turno accedono il candidato filorusso Viktor Janukovyč – votato dal 35,2% degli aventi diritto (8 662 821 elettori) – e la lady di ferro ucraina Julija Tymošenko, preferita dal 25,05% degli ucraini (6 119 979 in dato assoluto). Come confermato dallo staff elettorale di Bat’kivščyna (il partito della Tymošenko) e da moltissimi esperti dieci punti di distacco sono recuperabili se l’ex principessa arancione – unica erede della rivoluzione pacifica che cinque anni fa portò l’Ucraina alla maturazione democratica – riuscirà a convincere gli elettori degli altri “candidati democratici” a votarla al secondo turno di domenica 7 febbraio.

Con il suo 13,06%, il terzo classificato Sergij Tihipko è nel contempo il primo corteggiato. Turčynov, braccio destro di Julija, gli avrebbe offerto la nomina a premier in cambio della dichiarazione di apparentamento, ma la stessa Tymošenko ha inviato in diretta sul 5 Kanal un altro uomo del suo stato maggiore (Valerij Pysarenko) a buttare acqua sul fuoco sulla questione. Rinat Achmetov, oligarca di Donec’k e sponsor principale del Partija Rehioniv (per la cronaca legato a doppio filo con la Russia di Putin ed implicato in noti giri di corruzione) dichiara che l’ex capo della banca nazionale ucraina sarebbe pronto all’accordo con Janukovyč, di cui già fu il responsabile della campagna elettorale presidenziale di cinque anni fa.
Tihipko gongola, nega categoricamente l’intenzione di stringere apparentamenti e si dichiara pronto a capitalizzare il suo risultato elettorale con la creazione di un proprio partito in grado di correre alle amministrative del 2011 e alle prossime parlamentari. E’ lui il trionfatore del primo turno di queste presidenziali, ago della bilancia in grado di influenzare i futuri equilibri politici: senza dubbio e indipendentemente da chi vincerà, il prossimo presidente avrà con lui un pesante debito politico da onorare.

Tornando ai due principali avversari, su 27 collegi elettorali – corrispondenti alle regioni del Paese – Janukovyč stravince in quelli orientali con picchi del 76% in quello di Donec’k e del 71 in quello di Luhans’k; la Tymošenko è preferita nei 16 centro-occidentali con punte del 53% in Volinia e del 46 nella Vinnyc’ka: la maggior parte, tuttavia meno popolati rispetto a quelli conquistati dall’avversario.

Politicamente significativo è il risultato della seppur scarsamente popolata Transcarpazia, roccaforte di Juščenko all’estremo ovest del Paese dove l’oramai presidente uscente ha sempre trionfato, persino in tornate elettorali per lui disastrose come le parlamentari del 2007. Qui è Janukovyč ad aver vinto, staccando di tre punti Lady Ju (29,65 contro il 26,23%). Tale dato da un lato dimostra come gli ucraini siano profondamente delusi dai cinque anni di presidenza Juščenko, ma dall’altro alimenta il legittimo sospetto che il candidato sulla carta più filoeuropeo sia stato capace ancora una volta di stringere accordi con quello filorusso, facendo confluire su di lui propri voti pur di ostacolare l’ex alleata arancione: la decisione di dimetterla da Premier nel 2005, di costituire nel 2006 il “governo di unità nazionale” con il Partija Rehioniv, ed i continui litigi con Lady Ju dopo il suo ritorno al governo fino alla recente crisi dell’estate 2008 sono del resto precedenti indicativi sulla reale volontà di Juščenko di chiamare alle urne tra tre settimane il 5,45% che lo ha votato per sostenere la Tymošenko; con tutta probabilità, inviterà i suoi elettori a votare “contro tutti”.

Altro dato locale degno di essere analizzato è quello della popolosa capitale. A Kyiv (collegio elettorale autonomo rispetto alla provincia) vince la Tymošenko con il 35,74%, secondo è Tihipko con il 18,95, terzo è Janukovyč con il 15,91, mentre nel circondario è il leader del Partija Rehioniv ad anticipare di una manciata di voti l’ex Capo della Banca Nazionale Ucraina (15,45 contro 15,35%) alle spalle dell’attuale premier (42,29%).

Nella regione di Dnipropetrovsk, dove la Tymošenko è nata ed ha votato, Lady Ju è solo terza con il 14,78% dei consensi dei suoi concittadini, staccata rispettivamente da Janukovyč (41,67%) e da Tihipko (22,48%). In compenso, nella regione di Leopoli – tradizionalmente la più filo occidentale del Paese – è Lady Ju a vincere con il 34,7% davanti a Juščenko (30,76%), sebbene nel centro di L’viv sia stato il presidente uscente ad essere preferito all’attuale premier; solo quarto Janukovyč con il 5,67%, sesto Tihipko con il 4,77%.

Come da tradizione, la Repubblica Autonoma di Crimea – dove ancora vive una minoranza tatara e nella quale Mosca ha distribuito alla popolazione propri passaporti per destabilizzare l’area e sottrarla a Kyiv – ha preferito Janukovyč (primo con il 61,13%) alla Tymošenko (seconda con l’11,96%), e a Tihipko (terzo con il 10,97%). Nella città di Sebastopoli (altra città-collegio elettorale autonomo dalla propria provincia come Kyiv) il candidato filorusso ha il 56,09%, Tihipko il 15,12 mentre la lady di ferro è quarta con il 6,52.

Infine una riflessione sull’affluenza. Il 66,72% degli ucraini si è recato alle urne per scegliere il prossimo presidente: è una cifra molto alta se confrontata con la media dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale, soprattutto se si tiene conto del clima di disillusione che regnava sovrano durante la campagna elettorale. Le regioni più “ligie al dovere elettorale” sono state rispettivamente quella di L’viv (73,69%), la Volinia (73,4%), quella di Ternopil’ (72,7%) e quella di Luhans’k (71%); la più bassa partecipazione si è registrata in Transcarpazia, dove comunque ha votato più della metà degli aventi diritto (56,71%).

Nella canonica conferenza stampa del Presidente dopo il primo turno delle ore 13 di mercoledì 20 gennaio 2010, Juščenko de facto si è congedato dal popolo ucraino, appellandosi “affinché la consultazione elettorale sia libera, europea e democratica”. Inoltre, ha invitato ambo i contendenti ancora in gioco a non disperdere “il prezioso patrimonio della rivoluzione arancione” e a continuare durante il loro prossimo mandato nella strada da lui stracciata verso una sempre più stretta integrazione con l’Occidente.

E’ dal dato della frequenza che arriva senza dubbio la notizia migliore: una simile partecipazione al voto dimostra che l’Ucraina è un Paese democratico, nonostante questa democrazia debba compiere ancora molti progressi per liberarsi definitivamente da corruzione e falsificazioni che persistono in certe aree del Paese, soprattutto in quelle orientali filorusse. Il fatto che da cinque anni sulle rive del Dnipro si alternano al potere filorussi e filoeuropei senza più gli spargimenti di sangue e le violenze dell’epoca Kučma significa che la rivoluzione arancione ha vinto. Questo, malgrado la via per l’integrazione euroatlantica di Kyiv sia ora a rischio a causa dei continui tradimenti di Juščenko e da un possibile ritorno alla presidenza del Paese delle oligarchie filorusse, che solo Julija Tymošenko – non immacolata, ma pur sempre l’unica sempre e coerentemente impegnata nella lotta ai clan di cui sopra – può ora evitare.

Matteo Cazzulani

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