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mercoledì 28 luglio 2010

VASSALLA DI MOSCA E PONTE ENERGETICO: ALL'UE L'UCRAINA PIACE SOLO COSI


Con il semaforo verde per l'ingresso nella Comunità Energetica, la Commissione Europea agevola, e caldeggia, l'ingresso di capitali russi nel sistema infrastrutturale energetico ucraino. L'allarme delle opoosizioni: così svendiamo il patrimonio nazionale e perdiamo l'Indipendenza politica.

Un protettorato energetico della Russia. E' questa l'unica condizione con la quale Kyiv può entrare in un'organizzazione europea. A suscitare l'interesse di Bruxelles ad incentivare il processo di integrazione dell'Ucraina non sono le continue, legittime richieste di un popolo europeo per storia, cultura e tradizioni. Bensì, la sua rete di gasdotti, per mezzo della quale il Vecchio Continente, in toto succube alla Federazione Russa, placa la sua sete di gas.

Nella giornata di mercoledi, 28 luglio, il commissario europeo per l'energia, Günther Oettinger, ha dichiarato che l'Ucraina è pronta per entrare nella Comunità Energetica Europea, in quanto la legislazione in materia energetica approvata negli ultimi mesi sarebbe in linea con gli interessi di Bruxelles: messa in sicurezza delle forniture energetiche, stabilizzazione dei rapporti con la Federazione Russa, messa in crisi del progetto Southstream.

Questo gasdotto, progettato dal monospolista russo Gazprom e dalle principali compagnie energetiche di singoli Paesi del Vecchio Continente - tra le altre, l'italiana ENI, la tedesca RWE e la francese Gaz de France - è stato ideato per bypassare Paesi instabili, agli occhi del Cremlino, come Ucraina, Moldova e Romania. Per questo, dal 2015, sul fondale el Mar Nero, l'oro blu scorrerà direttamente dalla Russia meridionale a Grecia, Balcani e Italia.

"La via ucraina è la soluzione migliore - ha dichiarato Oettinger - perché si tratta di un collegamento diretto. Ed i collegamenti diretti consentono maggiore sicurezza, affidabilità e portata. Il Southstream è un progetto costoso, ad alto rischio ambientale. Per questa ragione, stiamo pensando di investire per modernizzare il sistema infrastrutturale energetico dell'Ucraina. Dalla prossima settimana, la Commissione Europea valuterà i provvedimenti presi da Kyiv in materia energetica, ma posso già garantire la nostra soddisfazione. Restano ancora alcune questioni da risolvere, ma credo che l'Ucraina potrà entrare nel comune mercato energetico già tra sei mesi".

Tuttavia, stando alle parole del commissario, condicio sine qua non per tale passo è la compartecipazione della Russia nel finanziamento dei gasdotti ucraini. Musica per le orecchie del primo ministro ucraino, che non solo ha concordato in toto con l'esponente di Bruxelles, ma ha proposto la creazione di un gruppo di lavoro permanente tra le tre realtà. Inoltre, anche Azarov ha sottolineato l'importanza della "via ucraina" come unica alternativa al Southstream. Persino per i Paesi dei Balcani, che riceveranno la medesima quantità di gas di quella prevista dalla conduttura sottomarina.

"Nessuna variazione - ha dichiarato il premier ucraino - l'ovest dell'UE, Grecia e Bulgaria percepiranno lo stesso volume di gas promesso dal Southstream. Tuttavia, occorre prima modernizzare il nostro sistema infrastutturale energetico. Sono contento che l'UE, e la Russia, vorranno collaborare con noi a riguardo. Da parte nostra, garantiamo la stabilità, e siamo pronti a dislocare ingenti finanziamenti, e a riceverne altrettanti da Mosca e Bruxelles".

Il coninvolgimento diretto della Russia nella ristrutturazione dei gasdotti ucraini, di primo acchitto, può sembrare positivo ed auspicabile. In realtà, per l'Ucraina avrebbe conseguenze a dir poco disastrose: il possesso di risorse ed infrastrutture energetiche, sopratutto nel Mondo ex-sovietico, significa pieno potere economico e politico. Per questa ragione, da tempo, il Cremlino, che si rifiuta di riconoscere l'indipendenza di Kyiv e delle altre repubbliche ex-sovietiche, sta cercando di ottenere il possesso del sistema infrastrutturale energetico ucraino. Purtroppo, spalleggiata dall'attuale verticale del potere Janukovych-Azarov, espressione degli interessi degli oligarchi delle regioni orientali del Paese, russofoni, e legati a doppio filo con la vecchia madrepatria da interessi di varia natura.

Lecito ricordare che lo scorso primo aprile, a Sochi, i primi ministri della Federazione Russa e dell'Ucraina, Vladimir Putin e Mykola Azarov, hanno annunciato la futura fusione tra i colossi energetici dei due Paesi, Gazprom e Naftohaz, in un'unico supermonopolista in cui, stando alle indiscrezioni ed al parere di diversi esperti, alla compagine ucraina spetterà meno del 6% delle azioni. Accanto a ciò, Mosca e Kyiv hanno già provveduto alla fusione di alcune compagnie del settore dell'aviazione, del nucleare e dell'energia idroelettrica. In cambio di un risibile sconto sul gas - peraltro di dubbia entità, dal momento in cui la bolletta per la popolazione è aumentata del 50% - il presidente, Viktor Janukovych, ha concesso alla Flotta Russa del Mar Nero di stazionare in Crimea fino al 2042. Pochi giorni prima, con un discorso ufficiale dinnanzi al Consiglio d'Europa, lo stesso Capo di Stato ha rinunciato al riconoscimento dell'Holodomor - la carestia artificiale provocata da Stalin negli anni '30 per sterminare i contadini ucraini - come genocidio ai danni popolo da lui rappresentato.

Contro la svendita del patrimonio nazionale, la sottomissione economica a Mosca, e la perdita di autonomia sul piano militare e politico, l'Opposizione Democratica, sotto la guida di Julija Tymoshenko, si è costituita nel Comitato per la Difesa dell'Ucraina: un'alleanza politica coordinata di tutte le forze democratiche e patriottiche, che, costantemente, sta monitorando ogni attentato all'Indipendenza del Paese. A più riprese, la Lady di Ferro ucraina ha commentato la situazione, in particolare la proposta di fusione tra Gazprom e Naftohaz, come uno scherzo dal gusto amaro, da tempo concepito dalla verticale del potere Janukovych-Azarov e dalle oligarchie filorusse ed ucrainofobe dell'est del Paese, che nasconde un preciso piano di liquidazione dell'autonomia politica dell'Ucraina.

Matteo Cazzulani

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