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domenica 21 marzo 2010

LA FLOTTA RUSSA IN CRIMEA ANCHE DOPO IL 2017 IN CAMBIO DI GAS MENO CARO.

La proposta di Mosca è concreta e indirizzata verso un concreto obiettivo: fare leva sul prezzo del gas imposto a Kyiv per consentire alla flotta russa del Mar Nero di incrociare nelle acque ucraine anche dopo il 2017.

Ad annunciare il piano di accordo in una apposita conferenza stampa è stato il deputato della Duma e presidente della commissione dei rapporti Russia-Ucraina Konstantin Zatulin, invitato a Donec'k come relatore del convegno "Le relazioni russo-ucraine nei nuovi accordi politici".

Secondo l'esponente del Cremlino, Mosca potrebbe concedere uno sconto sul prezzo del gas a patto che Kyiv sia pronta a ridiscutere il termine di permanenza della flotta russa nelle acque ucraine del Mar Nero, ad oggi fissato per il 2017 da accordi bilaterali stretti nel 1997 tra gli allora presidenti Kuchma e El'cyn.

A riaprire la questione è stato il vice premier con delega agli affari economici Serhij Tihipko, il quale lo scorso giovedì 18 marzo ha dichiarato la volontà di chiedere l'adeguamento delle tariffe per l'acquisto di oro blu a quelle riservate alla Bielorussia, pari a 168 dollari per mille metri cubi.

"La nostra economia è molto simile a quella bielorussa, pertanto è sensato chiedere a Mosca un livellamento del prezzo a quello pagato da Minsk. Dal mese di marzo Naftohaz [il colosso ucraino del gas, n.d.a.] deve pagare un prezzo salato per il gas acquistato senza potersi rifare sulle tariffe di transito" ha comunicato alla stampa il terzo classificato alle scorse presidenziali.

Zatulin ha risposto polemicamente dichiarando che Mosca è "sì pronta al confronto sulla revisione delle tariffe, ma non accetta paragoni con Minsk dal momento in cui in Bielorussia il russo è seconda lingua ufficiale, e ciò facilita le trattative rispetto al caso dell'Ucraina [dove la lingua ufficiale è solo l'ucraino, n.d.a.]" Il politico russo ha aggiunto poi che "qualora Kyiv non intendesse provvedere in tale direzione, merce di scambio potrebbe essere il termine di permanenza della flotta militare di Mosca nelle acque territoriali ucraine e nel porto di Sebastopoli".

Lecito ricordare che in base agli accordi stretti lo scorso mese di novembre dall'allora premier Julija Tymoshenko con il primo ministro russo Vladimir Putin, Naftohaz è tenuta a corrispondere la cifra di 305 dollari per mille metri cubi: un prezzo altissimo che tuttavia ha consentito alla Lady di Ferro ucraina di garantire alla nazione un inverno al caldo e di eliminare l'onerosa clausola "prendi o paga" in base alla quale Kyiv era obbligata ad importare e pagare una quantità di gas nettamente superiore al suo fabbisogno.

L'anno precedente sempre la Lady di Ferro ucraina aveva negoziato un accordo per consentire rapporti diretti tra Naftohaz e Gazprom [colosso russo del gas, n.d.a.] ed eliminare RosUkrEnergo: oscura società compartecipata da Mosca e oligarchi ucraini incaricata della compravendita e del controllo delle esportazioni del gas in Ucraina.

Tuttavia, il ripristino di una compagnia intermediaria compartecipata da Kyiv, Mosca e Bruxelles è stata ventilata a più riprese dal neoeletto presidente Viktor Janukovych, dal premier suo delfino Mykola Azarov e ribadita la scorsa settimana in un'intervista sul settimanale "Profil'" anche dal primo vice premier Andrij Kljujev, secondo cui è opportuno "attrarre sia la Russia che i Paesi UE nell'orbita di una comune società compartecipata che investa nel sistema infrastrutturale energetico ucraino per consentirne la totale ristrutturazione ed ottimizzazione".

De facto, ciò significherebbe la svendita dei gasdotti ucraini a Mosca - e con essi la perdita dell'indipendenza politico-energetica di Kyiv - in cambio della vaga promessa di uno sconto sulle tariffe dell'oro blu e dei buoni rapporti col prepotente vicino.

Matteo Cazzulani

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