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lunedì 3 maggio 2010

FUSIONE CON GAZPROM: NAFTOHAZ CONTERA' IL 5%


Nel piano di fusione tra i monopolisti del gas di Russia e Ucraina è previsto che Kyiv conceda il controllo dei suoi gasdotti in cambio di un solo posto nel cda della nuova compagnia. Bruxelles: "non è affare nostro".

Completa cessione del sistema infrastrutturale energetico, totale dipendenza dalla Russia, allontanamento dall'occidente e rinuncia definitiva ad ogni piano di futura integrazione con NATO e UE. Il tutto, in cambio del 5% dei dividendi del nuovo colosso energetico. E' questo il bilancio previsto dall'esperto di politica energetica, nonché capo dell'alleanza delle compagnie energetiche ucraine, Valerij Borovyk in merito al progetto di fusione tra Gazprom e Naftohaz.

"Cederemo l'intera rete dei gasdotti sul nostro territorio - ha spiegato in un'intervista rilasciata il 3 maggio scorso - le nostre risorse e le riserve sotterranee. Gazprom [monopolista russo, n.d.a.] ha una capitalizzazione di dieci volte superiore a quella di Naftohaz [colosso ucraino, n.d.a.], che in caso di fusione non potrà ambire a più del 5% dei dividendi, massimo al 6%, e ad un solo posto nel Consiglio di Amministrazione della nuova compagnia. De facto - ha aggiunto - consegneremo a Mosca il nostro sistema di trasporto del gas".

L'esperto ha argomentato il perché l'unificazione delle compagnie si rivelerà dannoso per l'integrazione con l'occidente, illustrando come se da un lato il controllo dei gasdotti è anticamera della sottomissione economica, e quindi politica, alla Russia, dall'altro un'Ucraina non-indipendente sul piano infrastrutturale non risulta appetibile per l'Europa, già di per sé scettica verso nuovi allargamenti, in particolare nei confronti di Kyiv.

"Se scegliamo di andare a braccetto con la Russia - ha continuato - non ci sarà alcuna integrazione con l'UE. Un sistema energetico ucraino, controllato da Gazprom, non interessa a nessuno, né in Occidente, né al mondo intero. Nemmeno alla Cina".

A conferma di quanto detto, la posizione ufficiale di Bruxelles, che ha commentato l'ipotesi di fusione con distacco, relegandola a questione inerente Paesi terzi in cui non interferire. Ciononostante, la rappresentante UE a Kyiv, Marlène Holtzner, ha espresso preoccupazione per le sorti ucraine, auspicando che il sistema infrastrutturale energetico sia quanto prima rinnovato.

"E' una decisione circoscritta ai due governi - ha dichiarato - la Commissione Europea non ha alcun interesse ad intromettersi nella questione. Per l'UE è importante solamente che l'Ucraina modernizzi il proprio mercato del gas per raggiungere la stabilità propria e di tutto il Vecchio Continente".

Tale presa di posizione di Bruxelles è un vero e proprio atto di abbandono dell'Ucraina, Paese, e popolo, storicamente e culturalmente europeo. Una verità ignorata dalle cancellerie della Vecchia Europa, assetate di gas russo e, per questo, disposte a sacrificare le legittime richieste di integrazione di Kyiv, consegnandola tra le fauci del rinato impero di Mosca.

Lecito ricordare che nella giornata di venerdì, 30 aprile 2010, nel corso del vertice bilaterale di Sochi il primo ministro russo, Vladimir Putin, ha dichiarato la volontà di fondere Gazprom e Naftohaz in un'unico supermonopolista energetico, incaricato della compravendita di gas e della ristrutturazione del sistema infrastrutturale energetico dell'Ucraina. Un'ipotesi su cui il premier ucraino, Mykola Azarov, si è dichiarato pronto a collaborare.

Unica contraria, l'Opposizione Democratica, che per voce della sua anima, Julija Tymoshenko, ha commentato la proposta di fusione tra i due monopolisti del gas come un tentativo di attuare una privatizzazionre mascherata dei possedimenti nazionali ucraini per favorire gli interessi delle corporazioni russe e di quelle ucrainofobe dell'est del Paese, sponsor del Partija Rehioniv, la forza politica al governo. Per questo, la Lady di Ferro ha esortato gli ucraini a non restare inermi, e ha ricordato che, oltre al gas, Mosca e Kyiv già hanno stretto progetti di cooperazione nel settore nucleare e siderurgico.

"I piani di fusione tra Rosatom ed Energoatom [i monopolisti del nucleare russo ed ucraino, n.d.a.], tra i colossi russi del ferro e la nostra Ukrzaliznyca, e l'inserimento di Ukridroenergo tra le principali compagnie della Federazione Russa non sono sinergie che permettono maggiori opportunità di svuluppo al nostro Paese - ha spiegato l'anima dell'Opposizione Democratica - ma una sottomissione dell'Ucraina, nascosta ed inaccettabile, per mezzo del controllo delle sue industrie energetiche, e delle sue infrastrutture per il trasporto del gas. Un controllo di una potenza straniera che mira a lasciare agli ucraini la minoranza delle azioni delle loro imprese, rimpiazzandole con nuovi mostri, creati dalle fusioni criminali di cui siamo testimoni. Credo che non dobbiamo tacere e starcene buoni, ma unirci contro queste ingiustizie".

Matteo Cazzulani

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