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martedì 25 maggio 2010

TROSTJANEC’ E ZHOVTEVNE: IL DOLCE E L’AMARO DELLA REGIONE DI SUMY.




Una lotta perenne tra due fazioni politiche, le cui sedi sono a pochi metri di distanza l’una dall’altra. Fosse ancora vivo, il buon Guareschi avrebbe di che sorridere nel constatare che il canovaccio del suo Don Camillo ha trovato realizzazione in Trostjanec’, paesino della oblast’ di Sumy, a pochi chilometri dal confine con la Russia. Difatti, così come a Brescello, nella piazza principale coesistono il diavolo e l’acqua santa: il monumento agli eroi della patria, il santuario in memoria delle vittime dell’Holodomor, la chiesa ortodossa, la casa della cultura, in stile sovietico, e il monumento a Lenin. Inoltre, leit-motiv della vita politica del centro abitato è lo scontro tra la RajDerzhAdministracija – l’amministrazione provinciale, di nomina presidenziale – ed il consiglio comunale – scelto da elezioni dirette. Il quale, malgrado tutto, è uno dei rari esempi di buon governo del territorio.

Seppur situato in aperta campagna, Trostjanec’ conta solo il 15% di impiegati nell’agricoltura. Il resto, o è pendolare nella vicina Kyiv, oppure lavora nella Kraft, la dolciaria locale, leader nel settore in tutta l’Europa Centro-Orientale, la cui presenza è fondamentale per la sopravvivenza dell’economia del luogo: grazie agli aiuti economici da essa provenienti, il bilancio cittadino non necessita dei fondi aggiuntivi del governo per la propria sussistenza.

“Diamo occupazione e garanzie economiche – spiega il direttore dell’azienda – in piena armonia con l’amministrazione comunale. Ma non solo. Due anni fa abbiamo donato un’autoambulanza all’ospedale, e versato un migliaio di hryvnje per iniziative di carattere sociale. Oltre che coi dolciumi, intendiamo regalare un sorriso anche con i fatti. Senza nulla chiedere in cambio”.

Indipendentemente dal dolce contributo della Kraft, e dallo scontro intestino tra le due amministrazioni locali, merito della prosperità di Trostjanec’ è tutta dell’energico sindaco, Jurij Bova, autore di un massiccio piano di modernizzazione delle infrastrutture e dei costumi, basato per intero sul contributo volontario della cittadinanza e sulla lotta a sprechi e corruzione. In carica dal 2005, l’amministratore locale è riuscito nell’impresa di aumentare l’occupazione dei suoi concittadini, costruire nuove strade, luminarie e centri per l’aggregazione giovanile, varare una piccola emittente televisiva locale e valorizzare il patrimonio storico-culturale del territorio.

“Non è stato per nulla facile – dichiara, vanga alla mano, intento a dissodare il terreno circostante alla Fortezza delle Ninfee, monumento in omaggio alla vittoria di Poltava, sotterrato dai comunisti in quanto celebrativo di una sconfitta dell’impero russo – la RajDerzhAdministracija, secondo Costituzione, ha il dovere di eseguire le direttive approvate dal Consiglio Comunale, che presiedo sostenuto da una maggioranza di socialisti della SPU e dal Blocco Tymoshenko. Ma non è così. Ciò malgrado, abbiamo lavorato duro. Tutto merito dei miei concittadini. I quali, insieme a me, hanno ricostruito un paesino in degrado dopo le disastrose amministrazioni precedenti”.

Concordemente con l’origine del cognome, Bova è un pragmatico alla francese che alle lodi preferisce illustrare gli ambiziosi piani per il futuro, miranti a rendere Trostjanec’ la capitale ucraina del cioccolato. A tale pro, per i prossimi tre anni la giunta ha previsto il raddoppio del bilancio cittadino – attualmente pari a 8 milioni di hryvnje, la costruzione di alberghi ed agriturismi sul modello occidentale, e la continuazione nella lotta a sprechi e corruzione.

“Godiamo di una certa autonomia decisionale, che ci permette di disporre di finanze e di operare indipendentemente dalla RajDerzhAdministracija – sottolinea il trentenne primo cittadino – credo che il futuro di Trostjanec’ sia il turismo, e non l’agricoltura. Ho in mente l’Unione Europea. E penso al benessere dei nostri giovani, non agli interessi personali di una vecchia nomenclatura”.

A rendere la situazione nel contempo idilliaca e surreale è l’ampio consenso, quasi bulgaro, riscosso dal sindaco. Persino tra gli oppositori: trovare qualcuno disposto a criticarlo è davvero opera ardua. “Siamo naturalmente all’opposizione di una giunta sostenuta dai socialisti – dichiara Hennadij Oleksijovych, coordinatore cittadino del partito Svoboda – ma battere Bova è davvero dura. Tutti in città ne riconoscono le doti di buon amministratore. Nessuno muore di fame, c’è lavoro. E siamo proiettati verso il progresso”.

L’esempio positivo di Trostjanec’ è controbilanciato da quello di Zhovtevne, altro agglomerato della regione di Sumy. Anche qui, l’atmosfera è guareschiana: il centro abitato si estende attorno ad una lunga direttrice di una manciata di chilometri che unisce la chiesa ortodossa alla Rada locale. Accanto alla quale, sotto il comunismo, quando ancora Zhovtevne si chiamava Oktjabjars’ka, alla russa, sorgeva il canonico monumento a Lenin, spostato appena dopo la vittoria arancione del 2004. Nel mezzo del boulevard – come i locali chiamano affettuosamente la loro via principale – due laghetti artificiali forniscono acqua e carpe, elemento basilare della cucina del posto. Anche a Zhovtevne la popolazione è composta prevalentemente da operai, da due anni assunti dalle industrie chimiche di Sumy, dopo lo smantellamento dello zuccherificio locale.

Pur trovandosi nell’est del Paese, politicamente l’intera oblast’ è orientata in favore delle Forze Democratiche, tanto che alle ultime presidenziali Julija Tymoshenko ha stravinto con il 68% dei consensi. Un affronto per Viktor Janukovych, che a più riprese ha minacciato di fare della ribelle Sumy un enorme kolkhoz. Promessa mantenuta, una volta vinte le elezioni. Il nuovo governo, instaurato ad immagine e somiglianza del presidente, ha ridimensionato sensibilmente i fondi per lo sviluppo delle aree rurali, tragicamente decadute in pochi mesi laddove a governarle non c’è l’energico Jurij Bova di turno, ma un bonario Ivan Anatoljevych, maggiormente interessato ad iniziative ludiche piuttosto che al benessere del suo territorio.

“Un piano di ammodernamento la SilRada [l’amministrazione cittadina, n.d.a.] l’aveva approntato – spiega a bordo della sua Lada Hennadij Vasyljevych, zhovtevniano dalla nascita – ma il bilancio 2010 ci ha tagliato le provvigioni. Così, non ci rimangono che la pesca e le patate. Avevamo anche le barbabietole, ma lo zuccherificio è stato smantellato. Ed ora, pare, lo ha acquistato una compagnia azera, con la benedizione del governatore della regione, appena insediato da Janukovych”.

La situazione di Zhovtevne, purtroppo, è infelice. Passeggiando per il paese si possono scorgere abitazioni in lamiera, gelide d’inverno, roventi d’estate. Ciò nonostante, come racconta Lesja Serhijivna, la vita va avanti. “Ho visto la guerra, le violenze e le repressioni dei nazisti e dei sovietici – testimonia la settantenne, impegnata a condurre al pascolo la gallina, pulcini al seguito – e sono sopravissuta. Non mi spaventano le minacce del presidente. Se non c’è il denaro per ristrutturare case e strade si tira avanti, come fatto finora. Con la fede, e la fiducia in un avvenire migliore”.

Parole di speranza, tipiche di una persona religiosa. Le quali, invece, durante l’ultima lezione di giornalismo sono state declinate dai giovani di Zhovtevne con un solo, concreto, concetto: Europa.

Matteo Cazzulani

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