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giovedì 13 maggio 2010

UCRAINA,L’OPPOSIZIONE UNITA FA PAURA A JANUKOVYCH

Al metting di protesta organizzato dal Blocco Tymoshenko e dal neonato Comitato per la Difesa dell’Ucraina, le opposizioni democratiche si sono unite per difendere gli interessi nazionali. La verticale del potere risponde con la magistratura: Julija Tymoshenko convocata in procura generale.

E’ un film già visto. Nel 2001 le opposizioni, di ogni orientamento politico, si riunirono a Kyiv, in una manifestazione di piazza contro l’allora presidente Kuchma, autore di una politica al limite dell’autoritarismo, servile nei confronti della Russia e delle oligarchie delle regioni orientali del Paese. Fu così fondato il Comitato per la Rinascita Nazionale, presieduto da Jurij Lucenko, de facto animato da Julija Tymoshenko. La quale, poco dopo, fu arrestata e incarcerata per un anno, in virtù di accuse, rivelatesi infondate, di corruzione e frode ai danni dello Stato durante il governo Lazarenko.

Nove anni più tardi, martedì, 11 maggio 2010, le opposizioni parlamentari ed extraparlamentari, assieme al movimento apartitico degli intellettuali, confluiti nel Comitato per la Difesa dell’Ucraina, si sono unite in una forte protesta contro l’operato del presidente Janukovych, accusato di tradire gli interessi nazionali e di svendere l’Indipendenza militare, economica e politica del Paese a seguito della decisione di prolungare la permanenza dell’esercito russo in Crimea fino al 2042 e di fondere il colosso energetico nazionale Naftohaz con il monopolista russo Gazprom. Come pronta risposta, il motore della protesta, sempre Julija Tymoshenko, è stata convocata dai magistrati per chiarimenti riguardo all’utilizzo di fondi statali del bilancio 2009.

Oltre ai leader dei partiti politici che hanno aderito all’iniziativa – il Blocco Tymoshenko, il Narodnyj Rukh, Narodna Samooborona, Za Ukrajinu, Svoboda ed altri – a presenziare alla protesta c’erano i leader del CDU Levko Luk’janenko e Volodymyr Vasylenko, oltre a Dmytro Pavlichko, ex dissidente dell’epoca comunista, insignito del ruolo di coordinatore del comitato. Proprio lo storico dissidente ha illustrato ai manifestanti gli obiettivi della protesta: difesa del benessere e della prosperità del popolo ucraino, tutela della libertà di espressione, integrazione euro-atlantica di Kyiv.

“Bisogna unirsi – ha dichiarato – Mi rivolgo al ministro degli esteri e a quello dell’economia, a quelle persone che 18 anno fa hanno rinnovato lo stato ucraino, istituendo confini, moneta, ed esercito nazionali, e dato dignità alla vocazione occidentale del nostro Paese. Tutto questo oggi è a rischio. Ricordate, è solo grazie all’operato dei parlamentari dell’opposizione se alla Rada abbiamo ancora qualche speranza di bloccare la deriva filorussa della nostra politica. Occorre visitare ogni provincia per creare le sedi locali del Comitato per la Difesa dell’Ucraina, affinché ogni singola persona che ha a cuore la nazione possa dare il proprio contributo”.

A dire il vero, la partecipazione numericamente è stata sotto le attese. Solo 2 mila i manifestanti, stando alle principali fonti. Ma gli organizzatori hanno accusato fin da subito la polizia stradale di avere impedito l’afflusso alla capitale di pullman dalle varie regioni, ritirando le patenti degli autisti e sospendendo le licenze delle marshrutki che collegano Kyiv con le località limitrofe. Inoltre, malgrado le iniziali promesse, all’azione non hanno partecipato alcuni dei leader dell’opposizione, quali Jushchenko, Jacenjuk e Hrycenko.

“Hanno impedito alla gente di recarsi al lavoro – ha accusato il vice leader di Svoboda, Andrij Illjenko – la polizia sui treni e sugli autobus ha effettuato controlli a tappeto, trattenendo privati cittadini nei commissariati per accertamenti. Un comportamento strano. Soprattutto perché la nostra è una azione pacifica e nonviolenta. Il potere sta giocando con il fuoco. Ha persino schierato le forze speciali antisommossa a presidiare la nostra dimostrazione”.

Successivamente, a prendere la parola è stata la leader dell’Opposizione Democratica, Julija Tymoshenko, la quale ha sottolineato come il Parlamento deve al più presto chiarire le clausole degli accordi con la Russia, finora mantenute segrete agli stessi deputati della maggioranza. Inoltre, ha spiegato come siano in molti a condividere la protesta, pur non presenziando alla manifestazione, in quanto impegnati nel lavoro quotidiano.

“Dobbiamo lottare, insieme, per ottenere le dimissioni del Capo dello Stato e del governo, che agiscono contro i nostri interessi – ha dichiarato la Lady di Ferro ucraina – dobbiamo unire le nostre forze, affinché elezioni anticipate ridiano la possibilità al popolo di decidere da chi essere rappresentato, dimissionando una classe politica che svende il nostro patrimonio energetico e la nostra Indipendenza politico-militare al vicino russo, agendo così contro la nostra costituzione”.

Infine, Julija Tymoshenko ha mostrato la bozza di accordo che i rappresentanti russi hanno imposto al governo ucraino riguardo alla cessione a Mosca delle centrali e delle infrastrutture energetiche nucleari e idroelettriche di Kyiv. Un accordo che sarà ratificato dai due presidenti, Viktor Janukovych e Dmitrij Medvedev, il prossimo 17 maggio. “Stanno preparando la creazione di un colosso industriale russo-ucraino in cui noi non avremo voce in capitolo, se con una risibile parte delle azioni” ha dichiarato la leader dell’opposizione.

La reazione della verticale del potere non si è fatta attendere. Poche ore più tardi, un comunicato ufficiale rendeva noto alla stampa di tutto il Paese la convocazione della Lady di Ferro ucraina, ex vice premier, presso la procura generale per un’audizione sul suo operato politico negli anni passati. A rinvigorire l’ipotesi di un uso politico della magistratura, le dichiarazioni del primo ministro, Mykola Azarov, circa la necessità di aprire indagini giudiziarie sui membri della maggioranza del governo Tymoshenko responsabili del budget 2009.
“I fatti dell’esecutivo precedente – ha dichiarato il premier – hanno provocato un buco esorbitante. I materiali sull’approvazione del bilancio dell’anno passato, ed i deputati che li hanno redatti, incluso il capo del governo, ne risponderanno dinnanzi ai giudici”.

Un comunicato dello staff di Julija Tymoshenko ha chiarito che il deficit di bilancio è un’invenzione di Azarov per giustificare la politica fallimentare del suo governo. Il quale, lecito ricordare, per l’anno 2010 non è riuscito a mantenere la promessa circa l’aumento sensibile delle pensioni e delle paghe sociali. Inoltre, la Lady di Ferro ucraina in persona ha aggiunto di avere sempre operato per il bene del Paese, riuscendo, unico caso negli ultimi anni, a garantire un inverno al caldo agli ucraini senza svendere né il patrimonio, né la reputazione nazionale.

“Contro Julija Tymoshenko – recita la nota – è ricominciata una mirata operazione di repressione politica. La procura generale, strumento nelle mani della maggioranza, ha il preciso scopo di gettare fango e discredito sulla leader dell’opposizione democratica. Esattamente come nove anni fa”.

Matteo Cazzulani

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