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venerdì 3 luglio 2009

I PATRIOT IN POLONIA NONOSTANTE LO SCUDO

Il ministro degli affari esteri polacco Radosław Sikorski ha comunicato che la parte degli accordi con gli USA inerenti alla dislocazione di missili patriot in Polonia sarà rispettata a prescindere dall’installazione o meno dello scudo antimissilistico.

A margine del vertice dei ministri degli esteri del quartetto di Vyšegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca ed Ungheria) con quello svedese, Sikorski ha ricordato che nell’accordo stretto lo scorso agosto con l’allora Segretario di Stato Condoleeza Rice è specificato che “la collaborazione con Washington nella difesa da minacce di breve e medio raggio prevede il suo inizio nel 2009, ed ha come scopo l’installazione di una guarnigione stabile polacco-americana entro il 2012”. Dunque, la presenza a Słupsk (città a nord-ovest della Polonia, non lontano da Danzica) dei patriot e del corpo militare americano – che secondo il trattato dovrà addestrare soldati polacchi, a cui lasceranno il totale controllo della base dal 2012 – prescinde dall’installazione della postazione radar in Repubblica Ceca, altro tassello previsto nella realizzazione dello scudo spaziale.

Il capo della diplomazia di Varsavia ha confermato l’intenzione degli Stati Uniti di continuare uno stretto rapporto di collaborazione con la Polonia, ritenuto vantaggioso per entrambe le parti in causa.

Tale presa di posizione è stata confermata dal vice ministro della difesa Stanisław Komorowski in un’intervista rilasciata al Financial Times, nella quale ha dichiarato che “nonostante le voci di un possibile rifiuto di Obama, i colloqui polacco-americani procedono serenamente secondo i piani, e saranno ultimati entro fine 2009, quando è previsto l’insediamento di un centinaio di soldati USA e l’installazione di una batteria di 196 patriot”.

Anche Komorowski ha confermato che il ruolo dei soldati USA sarà circoscritto all’addestramento dei colleghi polacchi nella gestione della base di Słupsk. Pertanto, “la presenza di militari americani sul suolo polacco al di fuori dell’egida della NATO è da considerarsi non come un pericolo, bensì come un’eccezionale operazione di addestramento e di ammodernamento delle strutture dell’esercito di Varsavia”.

Conferme sono arrivate anche da Washington. Dal Dipartimento di Stato americano, Yan Kelly ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa che la batteria di patriot sarà dislocata in Polonia in quanto elemento di modernizzazione delle forze armate polacche, segnando una nuova tappa della già ottima collaborazione tra Polonia ed USA. Alla domanda specifica se la presenza di tali missili dipenderà o meno dall’installazione della postazione radar in Repubblica Ceca, ha risposto con un deciso “no”.

Un altro membro del Dipartimento di Stato, Marc Toner, ha aggiunto che “nonostante le voci di un possibile ripensamento da parte della Casa Bianca, il Presidente Barack Obama ha confermato al premier polacco Donald Tusk la realizzazione dello scudo antimissilistico”. Che, pertanto, sarà ultimato nei tempi e nei modi stabiliti.

Occorre ricordare che su questo progetto il governo polacco del liberale Tusk aveva assunto una posizione inizialmente scettica, preferendo un maggiore coinvolgimento dell’Unione Europea anziché di singoli Stati ad essa appartenenti. Tuttavia, il colpevole silenzio di Bruxelles dinnanzi all’aggressione russa ai danni della Georgia dello corso agosto, e la mancata presa di posizione delle cancellerie dell’Europa occidentale – Italia e Francia in primis – in difesa dei membri UE dell’Europa Centrale dalle continue minacce di Mosca di creare un proprio sistema missilistico con vettori dislocati nell’enclave russa di Kaliningrad (un tempo Königsberg, città natale del filosofo Immanuel Kant, ubicata tra la Polonia e la Lituania) ed una postazione radar in Bielorussia, ha spinto, quasi costretto Varsavia a sottoscrivere l’accordo.

Una Russia che, dunque, fa ancora paura. E tanta. Lo dimostra il Documento sulla Strategia di Sicurezza Nazionale 2009-2020, presentato ad inizio maggio. In esso, le autorità del Cremlino sostengono la teoria secondo la quale in futuro potrebbero sorgere conflitti per il controllo delle fonti energetiche nel vicino oriente, nel Mare di Barents, in altre regioni dell’Artico, nel bacino del Mar Caspio, in Asia Centrale e nel Caucaso. Ciò, sempre a detta del documento, giustificherebbe ogni intervento armato di Mosca, le cui truppe sono ora già fortemente impegnate nel reprimere il popolo ceceno e nell’aggredire quello georgiano.

Nel documento è contenuta anche l’affermazione secondo cui “la Russia farà di tutto per riottenere la grandezza militare di un tempo, pareggiando l’attuale predominio americano”. In primis, opponendosi ad ogni forma di allargamento dell’UE e della NATO soprattutto a quei paesi come Ucraina e Georgia considerati proprie colonie da riconquistare dopo la loro [più che legittima, n.d.a.] indipendenza, ottenuta nei primi anni novanta e consolidata dopo le rivoluzioni liberali “colorate” – quella delle rose del 2003 in Georgia e quella arancione in Ucraina nel 2004. E, in secondo luogo, contrastando ogni manovra militare occidentale, tra cui per l’appunto il progetto di difesa antimissilistico.

Questo scudo spaziale USA è l’ennesima prova tangibile dell’assenza di una comune politica estera e di difesa europea, e non una tendenza imperialistica di Washington – troppo spesso accusata di condurre una politica spregiudicata. Il superamento di questa situazione potrà avvenire soltanto con una maggiore integrazione delle istituzioni UE, e non con sterili manifestazioni di sentimenti antiamericani o di insensati pregiudizi nei confronti dei “nuovi europei”.
Matteo Cazzulani

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