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venerdì 3 luglio 2009

LA VECCHIA EUROPA CHE ANCORA NON ACCETTA LA NUOVA

La maggioranza dei tedeschi, francesi, austriaci, belgi e lussemburghesi giudicano negativamente l’allargamento UE ai paesi dell’Europa centrale.

Da un recente sondaggio della Commissione Europea è emerso che tra il 48 ed il 54% degli intervistati in Germania, Francia, Austria, Belgio e Lussemburgo giudica l’integrazione dei Paesi dell’Europa centrale come fattore di indebolimento dell’UE.
In passato, tedeschi ed austriaci si sono dichiarati contrari allo stanziamento di fondi per l’allargamento, timorosi di un’invasione di manodopera più a buon mercato da est. I francesi, invece, temevano che l’incremento del numero degli Stati membri avrebbe ridimensionato il peso politico di Parigi presso le istituzioni comunitarie.
Nonostante queste paure non si siano mai tradotte in realtà, ed i Paesi dell’Europa centrale ricoprano un ruolo attivo e fondamentale in seno all’Unione da ormai cinque anni, i cittadini della Vecchia Europa mantengono un’opinione negativa.

Tuttavia, il dato medio dell’Europa occidentale ha registrato un 44% degli intervistati favorevoli all’allargamento, fondamentale per il rafforzamento dell’Unione, soprattutto secondo svedesi, spagnoli, danesi e greci.

Dello stesso avviso è la maggioranza – dal 57 al 72% - degli intervistati dei Paesi che nel 2004 e nel 2007 sono finalmente entrati nell’Unione. Eccezioni, Lettonia ed Ungheria, dove le risposte positive sono state di poco superiori a quelle negative: i lettoni erano i meno entusiasti già in occasione dell’ingresso in Europa, mentre gli ungheresi hanno associato l’UE alla crisi delle finanze pubbliche.

Gli autori del sondaggio hanno evidenziato come, simbolicamente, la cortina di ferro sembra ancora dividere l’opinione pubblica europea venti anni dopo la fine della guerra fredda. La stessa caduta del Muro di Berlino è stata valutata positivamente dal 63% dei cittadini della “Nuova Europa”, mentre solo il 49% di quelli della “Vecchia” la ritengono portatrice di vantaggi in campo socio-politico-economico.

Il sondaggio ha anche posto domande sulla crisi finanziaria, e qui i giudizi si sono drammaticamente inaspriti. Solo il 33% degli intervistati ritiene che la situazione economica del continente sia accettabile (il 25% in meno rispetto alla precedente rilevazione della scorsa primavera), prevedendone un peggioramento nei prossimi anni. I più ottimisti sono i polacchi: il 56% degli intervistati di questo Paese ritiene buona la situazione nel continente, ed il 41% la giudica soddisfacente anche nel resto del mondo.

Per quanto riguarda la politica estera e di sicurezza dell’Unione, il 60% degli intervistati indica l’aggressione russa in Georgia dello scorso agosto come una seria minaccia alle forniture energetiche verso l’Europa; i più preoccupati sono i polacchi (76%), seguiti da greci, cechi e ciprioti.
Il 26% degli europei ritiene che l’UE abbia dato un forte contributo alla fine del conflitto; maggiormente convinti di ciò sono i francesi, il cui presidente Nicolas Sarkozy ha negoziato con Mosca, ed i polacchi (32%), convinti che l’Unione abbia ricoperto maggiore importanza rispetto all’ONU. Tuttavia, va evidenziato che la maggioranza degli intervistati non ha preso una posizione a riguardo.
Matteo Cazzulani

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