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E' USCITO IL MIO LIBRO "LA DEMOCRAZIA ARANCIONE. STORIA DELL'UCRAINA DALL'INDIPENDENZA ALLE PRESIDENZIALI 2010", LIBRIBIANCHI EDITORE. Parte dei proventi finanzia l'Associazione AnnaViva.

venerdì 3 luglio 2009

UN ALBERO PER ANNA, PER NON DIMENTICARLA

Nel celebrare il ricordo di personaggi illustri, la politica è solita spendere fiumi di parole e lunghi sermoni, nella maggior parte dei casi privi di profondi contenuti, talvolta anche causa di sterili polemiche. Tuttavia, molto spesso a bastare può essere un solo gesto. Anche all’apparenza elementare.
A capirlo sono state le amministrazioni di Milano e Brescia, città che hanno scelto di commemorare la giornalista russa Anna Politkovskaja a più di due anni dal suo assassinio con atto simbolico di altissimo valore: la piantumazione di un albero. Il 5 maggio, tale cerimonia avrà luogo nel capoluogo lombardo presso il costituendo Giardino dei Giusti (ubicato nel quartiere QT8). Il giorno successivo, sarà replicata nella città della Leonessa presso il Parco delle Melle.

Promotrice di questa iniziativa, l’associazione “AnnaViva”, nata per conservare la memoria di Anna Politkovskaja e per sostenere dall’Italia il rispetto dei diritti umani e lo sviluppo della democrazia nel mondo ex sovietico, al di là del muro di Schengen. Lanciando l’appello “Un Albero per Anna”, “AnnaViva” ha richiesto al Comune di Milano la dedica di un Albero alla giornalista russa per conservarne e trasmetterne la Memoria, ottenendo il supporto di più di 1500 firmatari – milanesi e non. Sullo spunto di quanto realizzato a Milano, anche Brescia ha sposato l’iniziativa di “AnnaViva”, dimostrandosi sensibile nei confronti di questa figura esemplare.

Coraggiosa donna russa, nata a New York ma di origine ucraina, Anna si è sempre battuta dalle colonne della Novaja Gazeta – uno dei pochissimi mezzi di informazione rimasti indipendenti nella Russia di Putin/Medvedev – per raccontare la Verità circa la sistematica violazione dei diritti umani perpetrata dall’esercito federale russo in Cecenia e nel resto del Caucaso, pagando con la propria vita questa sua passione che motivava il suo impegno quotidiano. Anna era nota ed apprezzata in Russia e nel mondo per il suo modo di affrontare le vicende che seguiva, con rigore professionale e con grande passione: non ha mai giustificato il terrorismo ceceno e ha sempre auspicato la nascita di un dialogo, unica possibile soluzione del conflitto.

Col suo lavoro e col suo sacrificio, la Politkovskaja ha messo in guardia sulla situazione interna alla Federazione Russa – che troppi nella “Vecchia Europa” ignorano o fingono di non vedere per convenienza economica – non solo il mondo occidentale, ma anche gli stessi suoi connazionali: quei russi che in assenza di libertà di informazione sono perennemente tenuti all’oscuro non soltanto dei crimini contro l’Umanità di cui sopra, ma anche delle repressioni ad ogni forma di opposizione liberale e pacifica (come il movimento politico Drugaja Rossija di Garri Kasparov o il partito liberale filo-occidentale Jabloko) e delle vessazioni compiute nei confronti di chi russo non è, in nome di un rinato nazionalismo di cui il Cremlino si serve per consolidare il proprio potere. Esse sono rivolte in particolare contro cittadini georgiani, rei di possedere un passaporto di un Paese aggredito militarmente lo scorso agosto, che dopo secoli di dominio zarista e sovietico oggi è finalmente indipendente, contrasta la neonata autocrazia Russa, e sogna un futuro di benessere e prosperità all’interno dell’Unione Europea. Che per non irritare l’orso russo, preferisce ignorare questa legittima aspirazione, sbattendo le porte in faccia a Tbilisi ed astenendosi da ogni condanna dei metodi autoritari di Mosca.

Anna rappresenta appieno quella società civile russa “illuminata” soffocata dal regime di Mosca: quella Russia nel contempo aperta e solidale, ospitale e colta, umile ed orgogliosa. Quella Russia che ripudia la ricostituita autocrazia dal sapore antico, come solennemente ricorda l’aquila bicipite: vecchio stemma zarista non a caso restaurato da Putin come simbolo della Presidenza. Quella Russia che grida la sua opposizione con una voce offuscata e censurata, ma che Anna col suo lavoro attentamente recepiva e diffondeva, prima che un sicario la zittisse per sempre due anni or sono. Il 7 ottobre, giorno del compleanno dell’allora presidente (oggi primo ministro) Vladimir Putin. Circostanza, a detta di molti, lungi dall’essere casuale.

Con le cerimonie di Milano e Brescia, il ricordo di Anna sarà mantenuto vivo. Qui in Lombardia, lontano dalla sua Russia che tanto amava e contro la cui deriva autocratica tanto si batteva.
Per mezzo di un albero, all’apparenza insignificante, che affonderà le sue radici nel territorio dell’Unione Europea, entità statale che, metaforicamente parlando, affonda le sue sul rispetto della democrazia e dei diritti della persona: principi che Anna con convinzione aveva a cuore. Un albero che col tempo è destinato a crescere, così come – si spera – potrà crescere tra l’opinione pubblica la consapevolezza della sua opera ed il significato del suo sacrificio.

Matteo Cazzulani

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