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venerdì 3 luglio 2009

ROMA FINANZIA NORDSTREAM

Secondo il quotidiano russo Kommersant”, con tutta probabilità il governo italiano finanzierà la costruzione di Nordstream, gasdotto che attraverso il mar Baltico collegherà direttamente la Russia con la Germania. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ne parlerà con Putin nei prossimi giorni.

I costi di costruzione del Nordstream ammontano a circa 7,4 miliardi di euro. Esso è stato fortemente voluto da Mosca per aggirare paesi “scomodi” al Cremlino come Polonia, Svezia e Paesi Baltici – tutti appartenenti all’Unione Europea – per fornire gas direttamente alla Germania. Un consorzio creato ad hoc dal colosso energetico di Stato russo Gazprom avrebbe dovuto avviare gli investimenti nella primavera del prossimo anno. Tuttavia, in tempo di crisi le risorse economiche necessarie al finanziamento di un progetto così costoso sono venute meno.

Sempre stando a quanto riportato dal Kommersant”, il 30% dei costi sarebbe comunque coperto da Gazprom. Il rimanente 70% graverebbe invece sulle casse dei governi tedesco ed italiano. L’agenzia di credito tedesca Hermes e l’italiana SACE avrebbero già assicurato 2 miliardi di euro. Ma il Cremlino avrebbe richiesto al governo italiano un maggiore impegno economico sul progetto, pretendendo da SACE 1,7 miliardi di euro per la costruzione del tratto sottomarino del gasdotto, più altri 440 milioni per quello terrestre. Qualora l’Italia si rifiuterà, tale esborso economico potrebbe essere ricoperto dalla tedesca Hermes.

Lo scorso anno, l’azienda italiana “Saipem” – legata all’ENI – ottenne da Gazprom un lucrativo contratto di un miliardo di euro per la costruzione del primo tratto del gasdotto attraverso il letto del mar Baltico. Tuttavia, questo grande impegno dell’Italia nella realizzazione di un gasdotto che non interessa minimamente il suo territorio appare stano e spiegabile soltanto per motivazioni politico-economiche. Ad esempio, la cronica sudditanza della Farnesina agli interessi commerciali dell’ENI, che porta Roma a trattare ogni anno con Mosca singolarmente per ottenere migliori contratti per le forniture energetiche: così l’Italia impedisce una comune posizione europea a riguardo, e si astiene dal denunciare la cronica assenza del rispetto dei diritti umani in Russia, principio su cui una democrazia occidentale e matura – come l’Italia de facto è – basa le proprie radici.

Inoltre, la partecipazione attiva del nostro Paese al progetto Nordstream sarebbe anche un insulto vero e proprio alla stessa UE. I paesi della tanto vituperata Nuova Europa, penalizzati nell’acquisto di energia qualora il gasdotto in questione diventasse realtà, sono membri a tutti gli effetti dell’Unione Europea, entità statale a cui l’Italia appartiene sin dalla sua creazione. Ma il timore di contrastare gli interessi dell’orso russo potrebbero spingere l’Italia a rinnegare la sua tanto propagandata vocazione europeista. Ancora una volta.

Già, poiché anche nel 2006 – con un altro governo ed un altro ministro per l’energia – Roma rinunciò al gasdotto europeo “Nabucco” – progettato per trasportare direttamente in Europa il gas dai giacimenti dell’Asia centrale attraverso paesi alleati come Georgia e Turchia – altresì preferendo finanziare l’alternativo Southstream, costruito da Gazprom e caldeggiato da Mosca proprio per aggirare l’Europa Centrale da sud passando sotto il Mar Nero ed il Mediterraneo.

Del resto, bisogna anche sottolineare come il timore dinnanzi a Mosca non colpisca soltanto il nostro Paese. In febbraio, Nordstream ha ottenuto l’appoggio finanziario di trenta banche tra le più potenti della Vecchia Europa. Tra di esse, l’olandese ABN Amro, la francese Société Générale e la tedesca Commerzbank.
Matteo Cazzulani

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