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venerdì 5 febbraio 2010

PRESIDENZIALI UCRAINE: CALA IL SIPARIO




Un doppio comizio in contemporanea a pochi metri di distanza l'uno dall'altro ha chiuso la campagna elettorale per il ballottaggio di Domenica 7 febbraio. Janukovych sempre favorito. La Tymoshenko gioca l'ultima carta Jacenjuk.

Erano quasi in 600 nella piazza antistante il monastero di San Michele, adiacente al Ministero della Difesa - ex sede del Partito Comunista Russo. E li che Janukovych ha radunato i suoi sostenitori per il comizio di chiusura della sua campagna elettorale.

"Tutti pagati e ubriachi" spiega Kat'ja, giovane fotografa dello staff della Tymoshenko confermando quanto di persona ho potuto vedere nel raggiungere la Volodymyrs'kaja vulycja, strada che collega il monastero di San Michele con quello di Santa Sofia, dove è la Lady di Ferro che raccoglie i suoi simpatizzanti. In tutto quattrocento, meno di quelli del rivale, ma quasi tutti di Kyiv - mentre i blu di Janukovych sarebbero arrivati con pullman organizzati per l'occasione dal profondo est del paese.

"Se da lunedì avremo Bandutovych (come è nominato il leader del Partija Rehioniv dagli avversari, ricordando i suoi legami con gli oligarchi dell'est dell'Ucraina) al potere è tutta colpa di Jushchenko, vero traditore della rivoluzione arancione" mi spiega Oleksandr Volodymyrovich, un militante del Blocco Tymoshenko armato di tutto punto di bandiera ucraina e candela alla mano come il resto dei presenti.

Si perché quello di Lady Ju non è un evento puramente politico, bensì una veglia di preghiera, alla quale partecipano esponenti della Chiesa Ortodossa Ucraina, di quella di Costantinopoli, di quella autocefala di Kyiv e di quella greco-cattolica: la miriade di realtà religiose di cui l'Ucraina è ricca. Tutti schierati a sostegno di Julija per l'unità della nazione.

"Differenti culti non possono dividere un unico popolo. E nemmeno diverse lingue". E questo il messaggio di Julija, a differenza del programma di Janukovych che fa leva sulla differenza tra ucraini russofoni e ucrainofoni per spaccare l'elettorato del Paese ed ottenere consensi nelle regioni orientali e meridionali, fortemente russificate sotto lo zarismo prima e sotto il comunismo poi.

"Ci ritroviamo qui dove il popolo ucraino ha vissuto momenti cruciali della propria storia" ha esordito la Tymoshenko, giaccone bianco e solito volto sorridente e determinato allo stesso tempo. Spiega di avere scelto un taglio più sobrio per parlare alle anime del popolo ucraino, che "in caso di vittoria dell'avversario rischia di perdere non solo la propria unità, ma anche la possibilità di ritrovarsi in luoghi pubblici per manifestare il proprio credo politico". Il messaggio principale di Lady Ju è ugualmente chiaro: "che a vincere domenica non sia uno o l'altro candidato, ma un'Ucraina giusta, democratica, libera ed europea, e l'amore e l'armonia tra tutti i cittadini della Patria".

E' una Tymoshenko diversa da quanto mostrato durante tutta la campagna elettorale. Ma parla sempre con la medesima passione di chi coerentemente non si arrende mai nella lotta contro le oligarchie, che in caso di vittoria del Partija Rehioniv ritornerebbero al potere, facendo "regredire il paese all'era Kuchma".

Intanto eccheggiano i boati di Janukovych, che dall'altro capo della via urla a squarciagola. Probabilmente, ha piu voce dell'avversaria, avendone risparmiata dopo non essersi presentato al dibattito tv di qualche giorno fa.

Tuttavia, malgrado l'imponente dispiegamento di forze dell'ordine tutto è filato liscio. Nessun contrasto né accenno di carica da parte delle due fazioni. Al contrario, qualche simpatico sfottò. Il nostro Paese almeno in questo dovrebbe imparare dagli ucraini.

Il pomeriggio dell'ultimo giorno di campagna elettorale nella capitale invece è stato caratterizzato da una capillare presenza di banchetti e gazebi del Blocco Tymoshenko, circa uno nei pressi di ogni stazione del metro. Dei militanti di Janukovych invece nessuna traccia: tutti accampati con le proprie tente nei pressi del Parlamento, per "scongiurare il ripetersi di una possibile rivoluzione arancione da parte dei sostenitori di Julija" mi comunica uno di loro, che simpaticamente impedisce a me e ad altri turisti di visitare i giardini adiacenti alla Rada.

In ogni caso, da domani silenzio. Dopo i veleni e gli ultimi colpi di campagna elettorale.

In primis, la decisione della Rada di mutare gli articoli della Costituzione sul funzionamento della Commissione Elettorale Centrale (CVK): su proposta del partito di Janukovych (il Partija Rehioniv) è stato istituito l'obbligo della presenza di non meno dei 2/3 dei componenti per rendere valida ogni seduta della Commissione; una situazione che penalizza il Blocco Tymoshenko, che conta meno membri nella CVK rispetto al Partija Rehioniv.

A favore della proposta della fazione di Janukovych hanno votato tutti i deputati del Partija Rehioniv e del partito comunista di Symonenko (apparentato con Janukovych per il secondo turno, con una dote di circa il 5% dei consensi al primo turno) la stragrande maggioranza di quelli di Nasha Ukrajina (il partito del presidente uscente Jushchenko, sempre più vicino all'ex avversario del 2004) e 4 indipendenti. Contrari quelli del Blocco Tymoshenko (eccetto un dissidente); astenuti i centristi del Blocco di Lytvyn.

A proposito di apparentamenti, lecito chiudere con i posizionamenti delle forze politiche rimaste escluse dalla corsa alla presidenza. La Tymoshenko ha pubblicamente offerto la presidenza della Banca Nazionale Ucraina ad Arsenij Jacenjuk - circa il 6% dei consensi al primo turno - in caso di sua vittoria al ballottaggio; l'interessato ha nicchiato e non ha effettuato ancora alcuna dichiarazione di apparentamento (almeno pubblicamente).

Nemmeno Serhij Tihipko - 13% alprimo turno - ha deciso con chi schierarsi al secondo turno, declinando l'offerta della Lady di Ferro di ricoprire il ruolo di premier in caso di sua vittoria, dichiarando altresi di preferire il rafforzamento del suo partito Sylna Ukrajina in vista delle prossime parlamentari e amministrative.

La sede della Crimea del Blocco di Lytvyn si è schierata con Janukovych, cosi come i comunisti e Hrycenko (circa l'1% dei voti).

Janukovych e la Tymoshenko sono separati da un 10% a favore del primo.

Matteo Cazzulani

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