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venerdì 4 giugno 2010

CENTO GIORNI DI JANUKOVYCH: LA REAZIONE DELLE OPPOSIZIONI. E DEI GIORNALISTI




Ci risiamo. Dovessimo scomodare le Sacre Scritture, l'affermazione secondo cui errare è umano e persevarere è diabolico sarebbe adeguata per illustrare quanto accaduto per le strade di Kyiv nella giornata di venerdì, 4 giugno. La polizia cittadina, infatti, ha vietato a un centinaio di militanti delle organizzazioni politiche giovanili di opposizione di avvicinarsi all'"Ukrajins'kyj Dim", l'edificio presso il quale il presidente Janukovych stava tenendo una conferenza stampa, a cento giorni dal suo insediamento.

Gli attivisti dei partiti "Za Ukrajinu", "Bat'kivshchyna", "Prosvita" e del "Narodnyj Rukh" hanno sfilato per il Parco Marijns'kyj, accanto alla Rada, con un manichino corredato di candele e strisce di cartapesta color nero, a simbolizzare i tre mesi di presidenza Janukovych, e striscioni recitanti slogan quali "vergogna" e "menzogne". Un centinaio di poliziotti, schierato all'altezza dello stadio della Dynamo, all'entrata del Parco, hanno impedito al corteo di proseguire, e costretto i manifestanti a continuare la protesta nei pressi della struttura sportiva, anziché dinnanzi alla sede della conferenza stampa presidenziale. Dove, tuttavia, è stato autorizzato il presidio dei giovani del Partija Rehioniv, la forza politica di Janukovych, al potere assoluto nel Paese.

Ad illustrare lo spirito dell'iniziativa, e la delusione per l'impedimento da parte della milicija, è stato il leader della delegazione di "Za Ukrajinu", Stepan Barna, il quale ha posto l'accento sul forte valore dell'azione, volta a testimoniare la propria opposizione all'operato di presidente e governo: un regime che in tre mesi di attività ha messo a repentaglio la sovranità del Paese, obbedendo ai diktat della Russia e contrastando alcune delle libertà fondamentali in una democrazia.

"Vergogna e Menzogne, gli slogan della nostra dimostrazione - spiega alla stampa - significano piena disapprovazione della politica di Janukovych, leader di un regime-marionetta che obbedisce alle volontà del Cremlino, sminuisce l'importanza della lingua e della cultura ucraina, ed esercita pressioni su studenti, insegnanti e giornalisti".

Proprio gli operatori della carta stampata sono stati autori di una simile protesta laddove ai manifestanti non è stato concesso presenziare. All'interno dell' "Ukrajins'kyj Dim", circa quaranta cronisti hanno indossato una maglietta bianca con la scritta "Stop alla Censura". Tra essi, i colleghi della televione bielorussa, solidali con la protesta in quanto essi stessi vittime di un fortissimo controllo del loro mestiere da parte delle autorità di Minsk.

Inoltre, in occasione della Gionata dei giornalisti, domenica 6 giugno, i rappresentanti dei mass-media che hanno aderito all'iniziativa "Stop alla Censura" hanno dato vita alla Marcia per la libertà di Stampa: un corteo di protesta, partito dalle poste del Majdan Nezalezhnosti, transitato per le centrali vie Hrushevs'kyj e Bankova, diretto alla sede del Consiglio dei Ministri, con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla crescente pressione a cui la libera informazione, in maniera sempre più consistente negli ultimi mesi, è sottoposta. Una situazione esemplificata dall'"Antiutopija", giornale satirico, datato 2014, in cui è riportata una descrizione dell'Ucraina tra qualche anno, priva della libertà di stampa. Copie del quotidiano, stampato a carico dei manifestanti, sono state consegnate a presidente, premier e ministri, e distribuite gratuitamente sul Khreshchatyk, la via delle passeggiate domenicali nella capitale.

"Abbiamo scritto numerose petizioni al presidente - spiega una collega - che è il garante della Costituzione, nella quale la libertà di stampa è certificata come principio fondamentale dello Stato. Ma non abbiamo ottenuto risposta alcuna. E' strano. Per questo abbiamo dato inizio ad una serie di iniziative volte a sensibilizzare sulle pressioni a danno del nostro operato. Convegni, appelli, comunicati. Persino striscioni pubblicitari per la città. Ed oggi, le magliette, la marcia e l'Antiutopija".

Pronta la risposta di Janukovych, che, durante l'inocontro con i giornalisti, incalzato dalle domande degli inviati in abbigliamento da protesta, ha rassicurato sulle sue buone intenzioni nel contrastare la situazione. "So di queste pressioni - ha spiegato il capo dello Stato - e farò di tutto per evitare che alla stampa sia impedito di svolgere il proprio mestiere".

Queste parole di belle, e vane, speranze sono arrivate l'indomani del discorso alla nazione, con cui il presidente ha illustrato agli ucraini le linee giuda della sua amministrazione per il prossimo anno: stabilità economica, politica e finanziaria, riforme sociali, politica estera al di fuori dei blocchi, modernizzazione del sistema energetico ucraino. Tuttavia, contemporaneamente, una protesta pacifica delle forze dell'opposizione era stata vietata. Ed il traffico, anche pedonale, proibito addirittura un'ora e mezza prima dell'inizio dell'evento.

Limitazioni delle libertà che, inevitabilmente, hanno condizionato la conferenza stampa della leader dell'Opposizione Democratica, Julija Tymoshenko, organizzata presso l'hotel InterContinental - già quantrier generale della campagna elettorale di Janukovych alle ultime presidenziali - a pochi minuti di distanza da quella del presidente. La Lady di Ferro ucraina, come sempre precisa e determinata nel linguaggio, ha commentato il discorso del capo dello Stato del giorno precedente parlando espressamente di un ritorno ad un regime autoritario in stile sovietico, contro il quale l'opposizione deve unirsi per difendere le libertà fondamentali della democrazia, garantite, tralaltro, dalla Costituzione. A prova delle velleità autoritarie di Janukovych, la leader del BJuT ha illustrato la situazione della giustizia ucraina, in cui la magistratura, nominata per due terzi dal Partija Rehioniv, ha pieno potere di azione contro gli avversari politici del presidente, de facto obbedendo alla sua volontà.

"Oggi - ha affermato - nel Paese è iniziata la costruzione di un sistema di potere autoritario. L'ordine instaurato da Janukovych è chiaro. Si tratta di un ritorno alla radjanshchyna [il periodo sovitico, n.d.a.]. L'accesso delle persone comuni alle cariche giudiziarie è chiuso. La magistratura dovrebbe garantire giustizia per tutti. Eppure, al contrario, si è trasformata in una casta chiusa, che non ascolta, e procede solo su precise richieste politiche. Se tale situazione continuerà, la magistratura diventerà un organo svuotato della sua natura, al completo servizio del potere".

Inoltre, la Tymoshenko ha spiegato che Janukovych intende contrastare le manifestazioni di opposizione della società civile e delle forze politiche democratiche con l'impiego di strutture di forza in diversi settori, dalla magistratura alla polizia, fino al controllo su media ed istruzione, ambiti in cui il governo Azarov sta approntando pericolose misure contrastanti la storia, la cultura e la lingua ucraina.

"E' inammissibile - ha dichiarato la Lady di Ferro ucraina - Janukovych deve rispettare il popolo che lo ha eletto. Non è possibile che, sempre più di continuo, ogni passo del presidente sia supportato da migliaia di uomini, in divisa e non, che esercitano pressioni sulla società e su chi non è d'accordo".

Entrando nel merito dei contenuti del discorso alla nazione, Julija Tymoshenko, economista di formazione, ha spiegato che le misure dell'attuale governo porteranno all'ingigantirsi dell'inflazione già dal prossimo autunno, in virtù del fatto che all'inizio di aprile la cresicta industriale, paragonata al solo mese precedente, ha subito una preoccupante flessione dell'1,8%. Un ribasso che, accompagnato alla politica finanziaria sbilanciata del premier Azarov e della Banca Centrale Ucraina, che si è appellata ripetutamente al Fondo Monetario Internazionale per ottenere prestiti, non consentirà al governo di reperire le risorse necessarie per innalzare pensioni e paghe sociali. Come, invece, promesso da Janukovych in campagna elettorale, e ribatito il giorno precedente.

"Negli ultimi sette mesi [quando ancora era in carica il governo Tymoshenko, n.d.a.] l'economia è cresciuta. Mese dopo mese. Di poco, ma in un momento di crisi. Ora, dopo cento giorni di presidenza Janukovych, è caduta dell'1,8%. Per la prima volta, dopo tanto tempo. Questa non è stabilità. Così come non è stabile la politica monetaria, incapace di contenere un aumento dei prezzi che, stando ai calcoli, in autunno provocheranno l'inflazione".

L'anima dell'Opposizione Democratica ha commentato anche la politica estera impostata dal capo dello Stato. La quale, orientata verso Mosca, non è né utile alla società, né concorde con la Costituzione, che certifica l'intergrazione europea come obiettivo che l'Ucraina, prima o poi, deve raggiungere.

"E' solamente retorica. Ma i passi compiuti dall'amministrazione presidenziale vanno in senso opposto. La flotta russa del Mar Nero rimarrà in Crimea fino al 2042, il sistema infrastruttirale energetico, ed i nostri gasdotti, saranno controllati da Gazprom [il monopolista russo del gas, n.d.a.] Kyiv ha definitivamente rinunciato all'integrazione nella NATO, e congelato quella con l'Unione Europea. Quelle di Janukovych in merito all'UE sono solo parole. In realtà, in Ucraina si sta andando verso un regime autoriario, lontano dagli esempi occidentali a cui, invece, noi del BJuT ci ispiriamo".

Infine, con una nota emanata dal servizio stampa del suo sito personale, Julija Tymoshenko ha rivolto un augurio ai giornalisti in occasione della giornata dedicata alla loro professione, apprezzandone l'operato e ricordando come senza il contributo di giornalisti coraggiosi e di una stampa libera, attualmente in pericolo, ad oggi l'Ucraina non sarebbe un Paese indipendente e democratico, bensì una fotocopia di Bielorussia, Russia e Kazakhstan.

"Per un politico - ha dichiarato la Lady di Ferro Ucraina ai giornalisti - è difficile rivolgere un sincero apprezzamento per il vostro lavoro. Ma io voglio farlo a cuore aperto. Grazie per il vostro duro lavoro. Ringrazio tutti voi, dai giornalisti di quartiere e delle radio locali, fino ai veterani della carta stampata e delle televisioni nazionali, perché in un periodo di censura, dove pressioni di ogni sorta rendono difficile il vostro operato, difendete uno dei principi cardine della democrazia - la libertà di stampa e di parola. Ringrazio tutti voi, che nonostante i tentativi dell'attuale governo di chiudere la bocca ai liberi giornalisti, fate sentire la vostra voce, senza la quale non ci si può sentire in un Paese forte, libero e democratico. Credo in voi giornalisti, e vi sostengo. Senza il vostro ruolo, e aiuto quotidiano, la società ha molto da perdere. Il giornalismo deve essere rispettato, anche quando non si è d'accordo con i suoi contenuti".

Matteo Cazzulani

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