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martedì 8 giugno 2010

LIBERA INFORMAZIONE IN UCRAINA: A RISCHIO IL 5 KANAL



In Ucraina la libertà di stampa è davvero in pericolo. Questa volta, a finire sotto attacco sono stati il 5 Kanal e TVI, due emittenti televisive indipendenti, apprezzate per la loro opera quotidiana di completa, ed equilibrata, informazione.

Particolarmente nota agli occidentali è la prima. Diversamente che in Italia, il canale cinque ucraino, di proprietà di Petro Poroshenko, oligarca della cioccolata, vicino all'ex-presidente Jushchenko, non è diventato famoso per qualche soap opera americana, bensì per essere stato l'unico mezzo a trasmettere, e supportare, gli avvenimenti della rivoluzione arancione, puntualente boicottati e discreditati dagli altri media, allora sottoposti al rigido controllo dell'amministrazione Kuchma. Dal 2004, il "Canale delle notizie vere" - come recita il motto aziendale - offre costanti notizie, dibattiti e dirette dalla Rada. E, così, si è affermato come il principale punto di riferimento per chi si interessa di politica ucraina.

A lanciare l'allarme, in un clima in cui la libertà di stampa è sempre più in pericolo, è stata la decisione del Consiglio Nazionale RadioTelevisivo di privare i due soggetti delle frequenze, legittimamente ottenute in occasione del concorso annuale dello scorso 27 gennaio - rispettivamente, 33 per TVI e 26 per 5 Kanal - e di concederle per intero al canale "Inter", terzo classificato con 20 frequenze ottenute.

Le redazioni dei due canali si sono subito attivate, inviando una lettera aperta al presidente Janukovych per richiederne l'intervento urgente, finalizzato a tutelare l'esito del concorso, a salvaguardare posti di lavoro di giornalisti onesti con famiglie a carico, e a garantire il pluralismo nell'informazione. Un valore basilare che, ad oggi, permette ancora di definire l'Ucraina uno Stato democratico. Inoltre, nell'appello si fa chiaro riferimento al fatto che il canale Inter, beneficiario delle frequenze sottratte, appartiene a Valerij Khoroshovs'kyj, oligarca promosso da Janukovych a capo dei servizi segreti ucraini lo scorso febbraio. Una situazione imbarazzante, che se in Italia sarebbe stata bollata come conflitto di interessi, in Ucraina ha gettato il mondo dell'informazione in un allarme ben più tragico, dal momento in cui i ricordi sono subito ricorsi all'era Kuchma, quando le esclusive erano concesse solo ai media filogovernativi, e l'informazione era dettata dai temniky - direttive - di emanazione presidenziale.

"C'è stato - si legge nella missiva del 5 Kanal - un tentativo da parte dell'attuale capo dei servizi segreti, già capo della Corte Suprema di Giustizia, e noto imprenditore, Valerij Khoroshovs'kyj, proprietario della televione Inter, di eliminare la nostra emittente attraverso l'annullamento dei risultati del concorso per l'assegnazione delle frequenze dello scorso 27 gennaio 2010, ed il conseguente ritiro della licenza. A seguito di tale decisione, 500 lavoratori della nostra redazione perderebbero il lavoro, e l'Ucraina rischierebbe di ritornare ai tempi in cui la libertà di informazione non era tutelata. Ci rivolgiamo a Lei [presidente Janukovych, n.d.a.], che a più riprese ha definito l'Ucraina un Paese libero, affinché possa convincere il signor Khoroshkovs'kyj che non sempre i suoi interessi personali coincidono con quelli della nazione, e che il pluralismo nell'informazione è uno degli standard minimi in vigore in ogni democrazia europea".

Pronta è arrivata la risposta dell'interessato, che con un comunicato ha preteso scuse e rettifica di quanto scritto dalla redazione del 5 Kanal. Inoltre, Khoroshovs'kyj si è detto sorpreso, sia per la decisione del Consiglio Nazionale, sia per l'iniziativa delle due televisioni, ed ha ribadito la convinzione di essere un paladino della lotta alla corruzione nel Paese. "Cari Giornalisti del 5 Kanal - riporta la nota - con stupore ho appreso della vostra lettera aperta rivolta al presidente Janukovych, in cui mi accusate di agire contro il vostro lavoro. Sottolineo, come capo dei servizi segreti, che la lotta alla corruzione è una delle priorità del mio operato".

Anche dagli ambienti presidenziali è giunta una presa di posizione tanto immediata quanto, purtroppo, poco incoraggiante. La vice capo dell'amministrazione presidenziale, Hanna Herman, ha escluso l'intenzione da parte di alcun soggetto di privare le due emittenti delle frequenze e delle licenze ottenute. Aggiungendo, tuttavia, che se il Consiglio ha preso una decisione lo ha fatto perché, a riguardo, possiede prove e motivazioni ad agire. "Il 5 Kanal - ha dichiarato alla stampa - ha lavorato, lavora e continuerà a lavorare. Tuttavia, credo che se presso il 5 Kanal tutto fosse davvero in regola, nessuno mai avrebbe avuto modo di agire legalmente. Per questo bisogna fare assoluta chiarezza prima di accusare precise persone e soggetti di essere all'origine di decisioni legali".

Atteggiamento del tutto differente è arrivato da organizzazioni di categoria, associazioni apartitiche e movimenti per lo sviluppo della società civile, pronte nell'esprimere solidarietà alle due testate. Il rappresentante di Reporters sans frontières, Gilles Lordet, ha espresso alta preoccupazione per la situazione nel Paese, dove, negli ultimi tempi, la libertà di parola è continuamente ostacolata. Inoltre, Lordet ha sottolineato come sia spiacevole il fatto che il capo dei servizi segreti sia anche proprietario di uno dei canali televisivi più diffusi, e si è appellato a Janukovych affinché intervenga nella questione per eliminare tale anomalia, possibilmente convincendo Khoroshkovs'kyj a lasciare la guida di uno degli enti presieduti.

"E' un chiaro conflitto di interessi - ha dichiarato in un'intervista alla Deutsche Welle - Non è ammissibile possedere media, e, nel contempo, essere a capo dei servizi segreti, e membri del Consiglio Supremo di giustizia. Il presidente Janukovych dovrebbe ascoltare, ed accogliere, le legittime richieste dei giornalisti dell'iniziativa Stop alla Censura, e le proteste dei lavoratori del 5 Kanal e di TVI".

Inoltre, un prezioso appoggio politico è giunto dalle forze dell'Opposizione Democratica, riunite nel Comitato per la Difesa dell'Ucraina. In particolare, a prendere l'iniziativa è stata Julija Tymoshenko, che dalla sede del BJuT, il maggiore gruppo parlamentare di opposizione da lei guidato, ha dichiarato l'intenzione di spostare il dibattito in sede parlamentare con la convocazione di una seduta urgente della commissione per la libertà di parola, e con la registrazione di un'apposita interrogazione presso la Rada in occasione della prossima seduta plenaria, in programma per la metà del mese di giugno. Inoltre, la Lady di Ferro ucraina ha dichiarato la volontà da parte del BJuT di appellarsi al Consiglio d'Europa, contando sull'appoggio degli Stati europei per dissuadere l'attuale verticale del potere da ogni tentativo di annichilire il pluralismo dell'informazione, possibilmente, con l'approvazione di una risoluzione.

"La nostra forza politica - ha dichiarato la leader del Blocco Tymoshenko - richiederà la convocazione di una seduta della Commissione per la Libertà di Parola. Inoltre, forniremo tutta la documentazione necessaria all'assemblea del Consiglio d'Europa, che ha il potere di esaminare la questione e di esprimere un giudizio".

Forse, grazie alla mobilitazione internazionale, e all'intervento dell'energica leader di Ferro, le due redazioni hanno ottenuto una prima, piccola, vittoria. Nella serata di martedì, 8 giugno, il Tribunale Amministrativo di Kyiv - il TAR del Lazio ucraino - ha ammesso il ricorso presentato dal 5 Kanal, e congelato la decisione del Consiglio Nazionale Radiotelevisivo sulle licenze di emissione. "Né al 5 Kanal, né a TVI - riporta la sentenza - nessuno può sottrarre frequenze, ottenute in maniera trasparente dopo aver legittimanente vinto il concorso dello scorso 27 gennaio. Le due televisioni continueranno a lavorare come sempre, almeno fino al prossimo concorso".

Una tregua, che, tuttavia, non allontana nubi che all'orizzonte si fanno sempre più minacciose. Purtroppo, tentativi di annichilire la libertà di stampa in Ucraina sono sempre più frequenti, specialmente negli ultimi tempi. Una situazione che rischia di riportare il Paese indietro di sei anni, quando essere liberi giornalisti era una professione ad alto rischio.

Matteo Cazzulani

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