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lunedì 7 giugno 2010

INCONTRO PUTIN-JANUKOVYCH. ADDIO AL SOUTHSTREAM?


Nulla di nuovo sotto il sole, scottante, di Istambul. E' nella capitale turca che si è consumato il nuovo capitolo della operacija reanimacija: la ritrovata amiciza tra Kyiv e Mosca, fortemente voluta dal presidente Janukovych fin dai primi giorni della sua presidenza. Ad incontrarsi, questa volta, sono stati il capo di Stato ucraino ed il primo ministro della Federazione Russa, Vladimir Putin, accompagnati da delegazioni di tutto rispetto. Da parte ucraina, oltre al premier, Mykola Azarov, Konstjantyn Hrycenko, Jurij Bojko e Valerij Khoroshkovskij, rispettivamente, ministri degli esteri, dell'energia e capo dei Servizi Segreti.

Non un caso, dal momento in cui l'oggetto del colloquio è stato un mix di politica estera ed energetica. Peraltro, in un contesto regionale particolarmente sensibile, quale quello dell'Asia centro-occidentale. Sul Bosforo, Janukovych si trovava in qualità di osservatore, e futuro collaboratore, del Consiglio di mutua fiducia, di cui già fanno parte Kazakhstan, Azerbajdzan e, per l'appunto, Turchia.

Viktor Janukovych ha ribadito l'intenzione di diventare tra i primi partner economici di Mosca, sopratutto per quanto riguarda l'esportazione di gas verso l'Europa occidentale e meridionale, anche a costo di cedere al Cremlino cospicue azioni delle industrie statali del Paese che rappresenta, ed il controllo dei gasdotti ucraini.

"Vogliamo che la Federazione Russa veda l'Ucraina come partner - ha dichiarato il presidente ucraino - Kyiv desidera considerare Mosca non solo come interlocutore per le trattative in ambito energetico, ma anche come fedele alleato. Siamo pronti ad offrire quote delle nostre industrie statali, e delle nostre infrastrutture, in cambio di un piano comune per l'estrazione del gas, e per la sua commercializzazione in Europa e negli Stati del bacino del Mar Nero".

Di tutt'altra natura, seppur esposte con cordialità, le aperture di Putin, che si è detto pronto ad incentivare la creazione di una zona di libero mercato tra i due Paesi, e ad appoggiare l'ingresso dell'Ucraina nell'unione doganale, già in vigore tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan.

"E' da tempo - ha dichiarato nella conferenza stampa - che Kyiv ha richiesto l'ingresso nell'unione doganale. Esattamente, dal 1992. Credo che ora, con la nuova amministrazione Janukovych, i tempi siano maturi per compiere questo passo. La Russia sarà anche lieta di semplificare la creazione di un'area di comune mercato con l'Ucraina".

Secondo alcuni esperti, Janukovych starebbe cercando di dissuadere Mosca dalla costruzione del South Stream: il gasdotto, compartecipato dall'ENI, progettato subito dopo la rivoluzione arancione per aggirare la "ribelle" Ucraina, e per concorrere con il Nabucco, simile infrastruttura di iniziativa UE e USA. Nel concreto, i colloqui con Putin sono stati l'occasione per confermare, e rilanciare, quanto stabilito la fine di maggio con il presidente Dmitrij Medvedev: una serie di accordi con cui, de facto, Kyiv ha svenduto al Cremlino buona parte delle azioni dei colossi statali nel settore del nucleare, dell'energia idroelettrica e dell'automobilismo.

Largo spazio è stato riservato anche alla questione del gas, arma con la quale la Russia sta estendendo sul vicino il proprio controllo economico, militare, culturale e politico. Gazprom, monopolista russo del gas, ha confermato all'ucraina Naftohaz lo sconto sul prezzo dell'oro blu del 30% fino al 2019, a patto che il consumo di Kyiv non sia inferiore ai 330 dollari per metro cubo. Una clausola che consente all'Ucraina benefici solamente iniziali. Poiché, come confermato da diversi esperti, per via dell'inflazione e dei continui rialzi del tarriffario, il prezzo del gas sarà destinato ad incrementare.

Lecito sottolineare che, in base agli accordi di Kharkiv dello scorso maggio, Janukovych e Putin avebbero pianificato anche la fusione tra i due colossi energetici in un unico supermonoplista in cui, tuttavia, sarebbe la compagine russa a giocare il ruolo di protagonista, lasciando alla parte ucraina non più del 6%. Inoltre, Mosca è stata abile a legare la trattativa alla questione della permanenza della Flotta Russa del Mar Nero nel porto di Sebastopoli, prolungata dal 2017 al 2042. In questo modo, in cambio di un insignificante sconto sulla bolletta del gas, il Cremlino manterrà un piede, armato, in territorio ucraino per i prossimi quaranta anni.

"Lo sconto concesso da Gazprom - ha dichiarato a Kyiv il presidente Medvedev - sarà considerato come una parte dell'affitto che Mosca corrisponde all'Ucraina per la permanenza nel porto di Sebastopoli. Non è una questione politica, ma tecnica. Se si abbassa il prezzo del gas, allora decrementa anche il nolo per gli ormeggi in Crimea. Il vantaggio è di ambo le parti: Kyiv necessita di un ritocco al ribasso delle tariffe. E la Russia vuole mantenere la sua Flotta nel Mar Nero".

Alle parole di conferma dell'ingresso dei russi nel mercato interno ucraino pronunciate da Janukovych - che ha definito gli investimenti di Mosca come indispensabili per il rinnovo delle infrastrutture energetiche del Paese, gasdotti in primis - a nulla sono servite le proteste di esperti ed opposizioni, che hanno evidenziato come, in realtà, tali manovre siano il preludio per la perdita dell'indipendenza energetica, anticamenra della sottomissione economica, e, di conseguenza, politica dell'Ucraina.

"Nei prossimi dieci anni - ha dichiarato il presidente ucraino - l'Ucraina otterrà concreti investimenti, pari a 40 miliardi di dollari. E' molto importante in un periodo di crisi. Oggi i rapporti con la federazione Russa sono i migliori mai registrati negli ultimi cinque anni. Ringrazio Medvedev e Putin per la loro amicizia, utile per la nostra stabilità".

Critiche sul nuovo corso della politica del Paese sono state avanzate dall'esponente del Comitato per la Difesa dell'Ucraina, Volodymyr Cybul'ko, il quale ha sottolineato come Janukovych stia applicando a livello nazionale il modello di potere in vigore nella oblast' di Donec'k, dove le oligarchie dei grandi industriali, filorussi ed ucrainofobi, sono, nel contempo, protagonisti della vita economica e politica. Inoltre, ha evidenziato come i primi provvedimenti del nuovo governo siano orientati in direzione della svendita degli interessi nazionali a Mosca.

"Siamo nell'era dell'informazione - ha dichiarato il noto politologo - ma, con la nuova verticale del potere, il Paese è tornato a quella industriale, dove a dettare la politica sono i grandi interessi degli oligarchi, che trascinano lo Stato in una situazione di autoritarismo. L'epoca dell'informazione è basata su valore e funzionalità della singola persona, un principio incomprensibile per chi è rimasto legato ad una mentalità sovietica, ed oggi governa il Paese. Il riconoscimento di personaggi come Tabachnyk a ministro dell'istruzione è un chiaro segnale di approvazione lanciato al Cremlino. Nei primi cento giorni della sua amministrazione Janukovych è riuscito a svendere la base di Sebastopoli ai russi, ha ceduto al loro ricatto energetico, e non è riuscito nemmeno a riscuotere maggiori entrate pecuniarie dall'affitto".

Matteo Cazzulani

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