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sabato 5 giugno 2010

IN UCRAINA LA LIBERTA DI MANIFESTAZIONE E' IN PERICOLO


Il countdown finale è iniziato. Putroppo, le note non sono quelle gradevoli della celebre canzone di un complesso svedese degli anni 80, che di nome fa Europe, bensì quelle amare che preannunciano la fine della libertà di manifestazione in Ucraina, sul modello di quanto già accaduto in Russia, Bielorussia e Kazakhstan. Il progetto di legge 2450, che limita la possibilità di organizzare manifestazione pacifiche, è stato registrato in Parlamento, e calendarizzato per la seduta di giovedì, 17 giugno. Allora, con tutta probabilità, la Rada, riunita in plenaria, lo esaminerà ed approverà in definitiva.

Il DDL in questione, "sull'ordine delle organizzazioni e sull'organizzazione di manifestazioni pacifiche", prevede la concessione di maggiori poteri alle forze dell'ordine, l'istituzione del divieto ad organizzare meeting spontanei, e limitazioni su tempistica e luoghi delle dimostrazioni. Un progetto che, qualora diventasse legge, riporterebbe il Paese ai tempi, bui, della presidenza Kuchma, quando le manifestazioni antigovernative, spontanee e nonviolente, erano sistematicamente vietate e contrastate con l'intervento della milicija, quando non addirittura delle forze armate. Per questa ragione, oltre a numerose organizzazioni apartitiche e alle forze politiche dell'Opposizione Democratica - ieri protagoniste della rivoluzione arancione, oggi parzialmente riunite nel Comitato per la Difesa dell'Ucraina - a lanciare l'allarme sono stati anche noti esperti e stimati studiosi.

Ad illustrare la gravità della situazione è Volodymyr Chemerys, il quale ha sottolineato come l'approvazione definitiva del DDL 2450 significhi un'effettiva restrizione di uno dei diritti fondamentali del cittadino, garantiti dalla Costituzione, quale la libertà di pacifica manifestazione. In particolare, il direttore dell'istituto "Respoublica" ha posto l'attenzione sulla limitazione del preavviso di manifestazione, che la nuova legge, se approvata, restringerebbe a soli quattro giorni. Un'inezia, se, ad esempio, si volesse organizzare una grande dimostrazione nazionale, come a più riprese ipotizzato dalle Opposizioni Democratiche. "Il termine fissato non basta. Gli ucraini hanno il diritto di indire ogni genere di protesta pacifica con largo anticipo. Ma, secondo la 2450, qualsiasi magistrato ha il potere di vietarla, persino un'ora prima del suo inizio".

Più incisivo è stato il commento del direttore dell'istituto per la traformazione della società, Oleh Soski, che ha pronosticato una serrata lotta tra la società civile e le autorità in caso di approvazione del DDL. Il quale, vietando la libera manifestazione, de facto riporterà l'Ucraina sotto un regime dittatoriale, simile a quelli oggi vigenti a Minsk, Mosca, ed Astana. "La 2450 - ha denunciato - è anticostituzionale. Nella nostra Carta Suprema è scritto chiaramente che i cittadini hanno diritto a riunirsi e manifestare. E' una norma diretta, che nessun giudice può intaccare. L'articolo quinto stabilisce che in Ucraina è il popolo la fonte unica della legge. Nessun altro".

Il progetto di legge 2450 è stato elaborato in prima stesura nel 2008, durante il secondo governo Tymoshenko, con lo scopo di evitare i fatti dell'estate 2007, quando le continue manifestazioni organizzate dal Partija Rehioniv, con l'ausilio pecuniario degli oligarchi delle regioni orientali, portò il Paese sull'orlo della guerra civile. Immediatamente, costituzionalisti del comitato di Helsinki hanno avanzato critiche ed obiezioni, allarmati, sopratutto, dalla regolamentazione ex lege dei meeting di protesta. "La legge - riporta una nota del comitato - deve stabilire gli strumenti affinché a Stato e magistratura sia impedito intervenire per regolare le dimostrazioni. Poiché la manifestazione pacifica è per sua natura espressione delle idee di liberi cittadini, che un regime democratico deve rispettare, e la cui espressione deve garantire".

Approvato in prima lettura nel giugno 2009, l'allora maggioranza dapprima ha apportato al DDL alcuni correttivi, e, successivamente, lo ha accantonato, in attesa di una più seria revisione, che i soli due deputati di maggioranza al momento non consentivano. Tuttavia, il nuovo governo - un monocolore del Partija Rehioniv, con l'appoggio di Blocco Lytvyn e comunisti, instaurato in febbraio dal presidente Janukovych, subito dopo la sua elezione - forte di un cospicuo consenso, ha riaperto la questione, riportando il DDL all'esame delle commissioni per la ratifica finale. Stando alle testimonianze di esperti e parlamentari dell'opposizione, il progetto sarebbe stato completamente stravolto, quasi snaturato, in direzione contraria rispetto a quanto osservato dal comitato di Helsinki.

Il condizionale è d'obbligo, poiché il testo della 2450, emendato dalle commissioni, non è stato pubblicato sul sito ufficiale della Rada al momento della sua registrazione, contrariamente a quanto avviene da prassi. E, ad oggi, ancora è irreperibile, se non sul blog personale di un deputato dell'opposizione, Lesja Orovec'. A nulla sono serviti gli svariati appelli rivolti allo speaker del Parlamento, Volodymyr Lytvyn, affinché sulla questione sia fatta piena chiarezza e sia consentito agli interessati, sopratutto ai giornalisti, di documentarsi sull'iter burocratico del DDL.

La contunua assenza del testo integrale della 2450 è inusuale e, sempre a detta degli esperti, sarebbe indicativa del fatto che le commissioni avrebbero stravolto il testo di partenza, corretto secondo le osservazioni dei costituzionalisti. Il quale, così, rischia di essere sottoposto all'esame dei parlamentari solamente qualche ora prima della votazione. Una cattiva abitudine, a cui l'attuale maggioranza ci ha già abituato a più riprese, come in occasione del bilancio 2010, arrivato sugli scranni dei parlamentari, e nelle redazioni dei giornali, la notte prima della sua approvazione.

Matteo Cazzulani

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