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lunedì 23 agosto 2010

ESERCITO RUSSO IN ARMENIA: TUTTI I DETTAGLI DELL'ACCORDO


La difesa di Jerevan la garantirà Mosca. Tutto come previsto, dunque, e preannunciato negli scorsi giorni. Nella giornata di venerdì, 20 agosto, il presidente russo, Dmitrij Medvedev, e quello armeno, Serzh Sargsjan, hanno siglato un nuovo accordo militare che consente all'esercito russo la permanenza nel territorio del Paese caucasico fino al 2044. Tecnicamente, le parti hanno prolungato un precedente documento del 1995 che concedeva a Mosca il diritto di possesso, e di utilizzo, di alcune basi nell'Armenia occidentale. Ma, de facto, il Cremlino non solo ha garantito la presenza delle sue truppe per altri 34 anni, ma ha aumentato i poteri esercitabili nell'area, e modificato lo scopo della missione nell'area: garantire la sicurezza armena, e sorvegliarne i confini.

Non a caso, l'esercito russo effettuerà esercitazioni costanti nella base di Gjurmi, a poca distanza dalla frontiera con la Turchia. Inoltre, Mosca dislocherà nell'area, in favore di Jerevan, armamenti all'avanguardia - intercettori di categoria C-300 e velivoli militari MiG-29 - e speciali tecniche militari. De facto, il nuovo accordo rafforza la presenza, armata, russa in uno scacchiere caldo e delicato, ove Paesi una volta parte dell'URSS, ma ora indipendenti, come Georgia ed Azerbajdzhan, sono visti da Mosca come pedine da mangiare per precisi scopi di natura geopolitica ed energetica. Infatti, nell'area dovrebbe transitare il Nabucco: gasdotto progettato da USA ed UE per trasportare oro blu di provenienza centroasiatica in Occidente, aggirando il territorio, e con esso la dipendenza economica, ed il conseguente ricatto politico, della Russia.

Le fonti ufficiali del Cremlino tendono a minimizzare la portata dell'accordo. Alla televisione armena, il ministro della difesa della Federazione Russa, Sergij Lavrov, ha dichiarato che nulla cambierà e che il ruolo dei soldati di Mosca sarà sempre il medesimo. Più esplicite, e chiare, le parole del presidente, Dmitrij Medvedev, al momento della firma dell'accordo: "il compito della Federazione Russa, in quanto principale Stato nell'area, è il rafforzamento della sicurezza e della crescita economica di quei Paesi bisognosi. La sicurezza di Jerevan - ha continuato - non è altro che la manifestazione della nostra volontà di mantenere pace ed ordine".

La calma di Lavrov, e la freddezza di Medvedev, contrastano con l'entusiasmo con cui, al contrario, Jerevan ha commentato l'accordo. Il presidente armeno, Serzh Sagsjan, ha salutato positivamente l'incremento della presenza russa nell'area, utile per la sicurezza del Paese da lui presieduto. Personalità governative hanno precisato che i russi potranno contribuire alla risoluzione della partita con il vicino Azerbajdzhan per il Nagorno-Karabakh: regione contesa militarmente nell'omonimo conflitto del 1987-1994, oggi repubblica autonoma non riconosciuta, ufficialmente azera, ma etnicamente a maggioranza armena.

A conferma di ciò, le dichiarazioni del rappresentante del Partito Repubblicano, Eduard Sharmanazov, entusiasta della rinnovata alleanza con Mosca in chiave anti-azera. "L'accordo - ha dichiarato a Radio Liberty - esclude la possibilità da parte dell'Azerbajdzhan di riprendersi militarmente il Nagorno-Karabakh. I russi - ha continuato l'esponente del partito di governo a Jerevan - ci hanno promesso che si prenderanno cura della pacificazione dell'area".

Naturalmente differente la reazione azera, che ha accolto la notizia con estrema preoccupazione. Il ministero degli esteri di Baku si è appellato affinché Mosca rispetti gli impegni internazionali, e non utilizzi la base di Gjurmi contro l'Azerbajdzhan. In seguito, ha diffuso una nota con cui ha ricordato che Baku ha mantenuto sempre un atteggiamento costruttivo, volto alla risoluzione pacifica della questione. Senza l'impiego, né, tantomeno, la minaccia, dell'intervento bellico.

Maggiormente diretto il messaggio dell'ex consigliere del presidente azero, Vafa Gugulaza. "Da oggi - ha spiegato, sempre a Radio Liberty - il territorio armeno è territorio russo. E la Russia aumenta la sua presenza militare a Jerevan contro la NATO, contro gli USA e contro di noi [Azerbajdzhan, n.d.a.] Il tutto, in vista di un possibile conflitto armato con l'Iran, per avere le proprie forze armate già nell'area, dislocate in Armenia, nella russa Armenia. Meglio, nel territorio russo dell'Armenia. Non bisogna fidarsi delle parole di Lavrov e Medvedev. Il disegno è preciso".

Tuttavia, sono molti tra gli esperti ad evidenziare che, in realtà, il vero obiettivo dell'accordo, oltre alle ragioni geopolitiche già riportate, non sarebbe l'Azerbajdzhan, ma la Turchia. Come sottolineato dall'esperto di tattiche militari, Paul Felgengauer, il rinnovo della presenza dei soldati russi in Armenia non è motivato dal conflitto con Baku, ma è un messaggio chiaro e secco lanciato ad Ankara per scongiurarne ogni futuro possibile intervento nell'area, considerata appannaggio di Mosca.

"Non è un caso - ha evidenziato - che il Cremlino abbia scelto di rinnovare la presenza nella base di Gjurmi, a venti chilometri dal confine con Ankara. Posizionando le sue basi militari nelle regioni separatiste georgiane, Abkhazija ed Ossezia Meridionale - ha continuato - ed incrementando i suoi diritti in Armenia ha una presenza militare davvero considerevole, a ridosso di due Paesi NATO o vicini ad essa, quali Turchia e Georgia".

Matteo Cazzulani

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