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venerdì 6 agosto 2010

VARSAVIA E BUDAPEST INCORONANO I NUOVI PRESIDENTI



Due nuovi presidenti per due Paesi fratelli. A legare Polonia ed Ungheria non è stata l'elezione di un comune sovrano, né una riedizione di qualche insurrezione ottocentesca. Nemmeno, felicemente, l'ennesima barricata contro l'"aiuto fraterno" sovietico. Bensì, quasi intenzionalmente, l'insediamento dei nuovi Capi di Stato, Bronislaw Komorowski e Pal Schmitt, nella giornata di venerdi, 6 agosto. Entrambi, sempre non a caso, già Presidenti del parlamento. Ambo le cerimonie, altra analogia, sono state boicottate dalle opposizioni.

68 anni, fisico robusto, capelli brizzolati. Pal Schmitt è il terzo presidente dell'Ungheria postsovietica. La sua è la classica biografia dell'uomo di successo: campione olimpico e mondiale di scherma, allenatore di nuovi talenti, poi ambasciatore del prprio Paese nel mondo, come europarlamentare, eletto tra le fila del partito conservatore Fidesz, tornato al governo, lo scorso 25 aprile, dopo anni di amministrazione socialista.

Nominato dalla maggioranza della Assemblea Nazionale - il parlamento ungherese - di cui è stato anche presidente per qualche mese, Schmitt ha dichiarato l'intenzione di modificare il preambolo della Costituzione, nella quale, concordemente con l'orientamento del proprio elettorato, ha promesso di inserire un accenno alle radici cristiane ed europee. Un atto importante, dal momento in cui, secondo le sue dichiarazioni, la Costituzione deve essere il documento-guida della nazione, sia sul piano morale che su quello socio-politico ed econoimico.

"Le radici cristiane - ha esclamato nel discorso di insediamento - l'idea della Corona di Santo Stefano e l'europeicità degli ungheresi. Sono questi gli ideali che proporrò di inserire nel preambolo della nostra Costituzione. La Carta Suprema non fissa solamente le norme del diritto e della legge. Contiene i valori sociali alla base della morale del nostro Paese. Essa vale per tutti gli ungheresi".

Un appello all'unità che, purtroppo, non è stato accolto dalle opposizioni, assenti all'insediamento. Infatti, socialisti e verdi, intimoriti da una svolta troppo moderata nella politica del Paese, hanno sostenuto la rielezione di Laslo Solyom. Il precedente Capo dello Stato che, volendo presentarsi come indipente e superpartes, ha finito per scontrarsi con le varie forze politiche e, sopratutto, con il ministrero della difesa, considerandosi l'unica personalità, in quanto capo dell'esercito, in grado di difendere il Paese.

Una protesta, sterile ed inopportuna, resa vana nei numeri dal voto dell'Assemblea, dove Fidesz e i Cristiano Democratici hanno facilmetne trovato la maggioranza dei 2/3 per eleggere Schmitt, e, nei fatti, dalle dichiarazioni dello stesso nuovo presidente, che ha promesso di operare per il bene della nazione, e non contro qualcuno. Come, invece, fatto dal suo predecessore, supportato dalle sinistre.

Non più tranquillo l'insediamento di Komorowski. 58 anni, occhiali, aria mansueta, già Speaker del Sejm - la Camera Bassa polacca - e Presidente ad interim della Polonia dopo la tragedia di Smolensk, il nuovo Capo di Stato ha ricevuto ufficialmente l'incarico in una cerimonia lungua un'intera giornata: seduta plenaria del Parlamento a Camere riunite, visita alla tomba di famiglia, tradizionale Santa Messa di insediamento, conferimento degli ordini. E, infine, ricevimento presso il Belvedere.

Europa, futuro e migliori rapporti con la Russia le parole chiave del suo discorso. Komorowski ha promesso anche di ricostruire un clima di concordia politica in una Polonia ancora scossa dalla tragedia aerea di Smolensk. Nella quale, lo scorso 10 aprile, oltre all'ex presidente, Lech Kaczynski, hanno perso la vita le più alte cariche di uno Stato che, ironia della sorte, a pochi chilometri da Katyn, si è nuovamente ritrovato privo dei suoi vertici. 30 anni dopo l'eccidio sovietico, su cui ancora molta chiarezza deve essere fatta.

"Rafforzare i rapporti tra i Paesi della nostra area - ha spiegato - non solo con quelle realtà che, assieme a noi, sono entrate nell'Unione Europea, ma anche con quelle che ad essa ambiscono. Tuttavia, ciò non deve pregiudicare i buoni rapporti con Mosca, che per Varsavia devono essere fondamentali. Sopratutto, a seguito della tragedia di Smolensk, che ha dimostrato come una collaborazione tra Polonia e Federazione Russa è possibile".

Un ragionamento che non è piaciuto all'opposizione. Il cui leader, Jaroslaw Kaczynski, gemello del defunto presidente, e candidato sconfitto da Komorowski, ha marcato visita, sollevando le critiche del presidente dell'Europarlamento, Jerzy Buzek, e dell'ex Capo dello Stato, il socialdemocratico Aleksander Kwasniewski. Come spiegato dalla vice presidente del partito Diritto e Giustizia - la forza politica conservatrice di opposizione - Beata Szydlo, l'assenza di Kaczynski è stata dettata da motivi personali, e non politici.

L'esponente dell'opposizione ha dichiarato inoltre di aver apprezzato il discorso di Komorowski solamente per quanto concerne l'intenzione di ristabilire quel clima di concordia da troppo tempo assente nel Paese. Tuttavia, ha bollato come noioso e demagogico il resto delle dichiarazioni di un presidente che, ha ricorato, è anche uno dei principali esponenti della Piattaforma Civica, partito, di orientamento liberale - almeno sulla carta - a cui appartiene anche il Primo Ministro, Donald Tusk. Il quale, di recente, nonostante le promesse elettorali, ha annuncito un incremento delle tasse per il prossimo autunno.

"E' per questioni private - ha spiegato la Szydlo su TVN24 - e non per la sconfitta alle elezioni che Kaczynski non si è presentato. Ricordo che lo stesso leader dell'opposizione è stato il primo a congratularsi con il rivale per la vittoria. Nel cuore della notte, non appena il dato del voto si è stabilizzato. Del resto, non si è perso nulla di nuovo. Il Capo dello Stato ha pronunciato un discorso coerente con la sua campagna elettorale. Non solo per lo slogan "la concordia costruisce", che appoggiamo, ma per l'atteggiamento fin troppo mansueto, ai limiti della noia, infarcito di promesse che, come dimostrato dal suo collega di partito, Donald Tusk, non sarà in grado di mantenere".

Lecito ricordare che, a differenza del caso ungherese, il liberale Bronislaw Komorowski ha dovuto presentarsi al voto diretto del popolo polacco. Che, lo scorso 4 luglio, al secondo turno, lo ha preferito al rivale, il conservatore Jaroslaw Kaczynski, con il 53% dei consensi, contro il 47%. Secondo la Costituzione, il presidente della Repubblica Polacca ha meno poteri rispetto al primo ministro. Tuttavia, può influire sulla politica estera in maniera incisiva, ed ha diritto di veto sulle decisioni del Parlamento.

Matteo Cazzulani

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