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lunedì 16 agosto 2010

VARSAVIA ROMPE CON VILNA SU KALININGRAD


La Polonia propone l'estensione della politica di prossimità dell'Unione Europea all'enclave russa di Kaliningrad, anche senza l'avvallo di Bruxelles. Contraria la Lituania: "Atteggiamento inspiegabile. E' in gioco la nostra sicurezza". L'opposizione interna: "coerenza".

Lo studio legale Komorowski cambia clienti: da avvocato a Bruxelles di Julija Tymoshenko e Viktor Jushchenko, a quello di Vladimir Putin e Dmitrij Medvedev. Difatti, il Paese che solo pochi anni fa ha sostenuto con vigore le rivoluzioni colorate a Kyiv e Minsk, e caldeggiato l'installazione dello scudo anti missilistico USA sul proprio territorio, oggi si presenta come il promotore della politica di buon vicinato con la Federazione Russa. Un cambio di casacca reso ancora più esplicito da quando, lo scorso luglio, il nuovo Capo di Stato, Bronislaw Komorowski, ha vinto le elezioni presidenziali, conducendo la Polonia ad una vera e propria inversione ad u.

L'ennesima prova, lo scorso 12 agosto, quando due esponenti dell'esecutivo di Varsavia hanno espresso l'intenzione di estendere la politica di prossimità transfrontaliera all'enclave russa di Kaliningrad - già Konigsberg, città natale di Kant, situata, sul Mar Baltico, tra Polonia e Lituania - a prescindere dal parere in merito degli altri Paesi UE. Secondo la legislazione comunitaria, lo status in questione può essere concesso a chi, in Paesi extraeuropei, risiede a non più di 30 chilometri di distanza dalla frontiera UE. Nel caso di Kaliningrad, il ministro degli esteri, Radoslaw Sikorski, e quello degli interni, Jerzy Miller, hanno l'idea di suddividere la popolazione autoctona in due gruppi: quella che abita a ridosso del confine, con piena libertà di transito in entrata e uscita dall'UE, e quella che vive dai 15 ai 30 chilometri, a cui sarebbero concesse solamente semplificazione sul rilascio dei visti.

Inoltre, i due ministri hanno evidenziato l'importanza politica della proposta: dopo anni di incomprensioni e tensioni con Mosca, dannose per tutta l'Unione Europea, ora la Polonia vuole farsi carico della politica di buon vicinato con la Federazione Russa, e promette, a riguardo, un costante impegno diplomatico, a partire proprio col sostegno della politica di prossimità per la vecchia Konigsberg, anche qualora la maggioranza del resto dei membri dell'Unione fosse contraria.

Un atteggiamento che ha irritato, non poco, l'altro Stato confinante con l'enclave russa, la Lituania, da sempre al fianco della Polonia nel difendere in sede UE le problematiche dei Paesi centro-orientali del continente. Come sottolineato dal portavoce del ministero degli esteri, Rolandas Kacinskas, Vilna non prevede alcuna concessione di status particolari ad una regione malcontrollata, che, qualora venisse meno il controllo di frontiera, potrebbe causare il propagarsi di contrabbando, traffici umani e commerci illegali, persino di armamenti, anche nei paesi adiacenti. Inoltre, fonti lituane hanno ricordato come Varsavia si sia impegnata ad affrontare la questione in stretta partnership con Vilna. Un preciso impegno politico, inspiegabilmente venuto meno da qualche mese.

Incomprensione, e contrarietà, alla proposta di Varsavia è stata espressa anche da membri autorevoli dell'emigrazione in Lituania. L'opinionista del quotidiano di Vilna in lingua polacca "Kurier Wilenski", Stanislaw Tarasewycz, ha sottolineato come il progetto di Sikorski sia in aperta contraddizione con la legislazione europea. Non solo per quanto riguarda gli aspetti politico-economici, ma anche geografici, dal momento in cui a trovarsi sulla direttrice tra Kaliningrad e la Federazione Russa sono Bielorussia e Lituania, e non la Polonia. Dunque, sarebbe opportuno coinvolgere Vilna - e, in secondo luogo, anche Minsk - nell'elaborazione di ogni modifica del regolamento di frontiera con la vecchia Konigsberg.

"Lo status di zona interessata dalla politica europea di prossimità - ha spiegato Tarasewycz - riguarda principalmente il traffico di persone. La Lituania, ubicata tra Mosca e Kaliningrad, sarebbe investita da tale flusso, difficilmente gestibile. L'atteggiamento polacco stupisce. Ed è comprensibile che alcuni politici lituani, dopo anni di stretta collaborazione e battaglie comuni in politica estera, vedano la posizione di Varsavia come un tradimento, e considerino la politica di prossimità con l'enclave russa come una minaccia per la sicurezza nazionale".

Scetticismo è stato espresso anche dall'interno della politica polacca. L'europarlamentare di Diritto e Giustizia, il principale partito di opposizione, Pawel Kowal, ha commentato con favore l'iniziativa di Varsavia in quanto utile per migliorare i rapporti con Mosca. D'altro canto, ha sottolineato come Varsavia, per dimostrare serietà e maturità, debba mantenere un atteggiamento coerente, e battersi per l'estensione dello status della politica di prossimità anche a quei Paesi europei tradizionalmente difesi in ambito internazionale. In primis, Ucraina e Bielorussia.

"Lo status di prossimità a Kaliningrad - ha dichiarato al quotidiano polacco Rzeczpospolita - è una decisione razionale. Ma ci vuole coerenza e serietà. Varsavia non si può dimenticare di Minsk e Kyiv, la cui legittima aspirazione europea ha sempre supportato. Se propone l'estensione dello status in questione a Kaliningrad, deve farlo anche per Ucraina e Bielorussia".

Matteo Cazzulani

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