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sabato 14 agosto 2010

MISSILI IN ABKHAZIJA. COSì MOSCA RICORDA LA TRAGEDIA DEL KURSK.


FOTO GAZETA.PL. La Federazione Russa annuncia il dislocamento di missili nella regione dell'Abkhazija, strappata alla Georgia dopo la guerra del 2008. Ciò, malgrado le clausole dell'accordo di pace firmato con Tbilisi. E la triste concomitanza con l'anniversario dell'affondamento del Kursk.

Una tragedia dimenticata e completamente sottaciuta. Dieci anni fa, infatti, il 12 agosto del 2000, nel mare di Barents si verificò un'esplosione a bordo del Kursk, sottomarino nucleare della marina militare russa. 118 i morti: militari, in gran parte giovani. Di queste persone, impegnate a servire il proprio Paese, tutti sembrano essersi dimenticati. Non solo la stampa occidentale, che, a parte qualche rara eccezione, ha lesinato la notizia, preferendo glorificare le gesta di un primo ministro impegnato nella guida di un velivolo per spegnere gli incendi, e diradare una nube - forse tossica - che attanaglia Mosca e dintorni a seguito di un'ondata di caldo eccezionale. Anche lo stesso governo russo si è dimenticato di loro. Sull'incidente, verità non è ancora stata trovata. Né, sembra, lo sarà nei prossimi tempi.

Ufficialmente, il Kursk si sarebbe allagato a seguito di un'esplosione avvenuta a bordo durante le esercitazioni. A certificarlo, sono bastate le parole, alla stampa americana, dell'allora presidente, Vladimir Putin, oggi primo ministro: "il Kursk è affondato". Tuttavia, nella Federazione Russa, e non solo, continuano le discussioni sulle vere ragioni del disastro. Non tutti, infatti, credono nell'esplosione accidentale. Indiscrezioni hanno ventilato una possibile collisione con un altro sottomarino, probabilmente battente bandiera USA, forse, in una sorta di guerre stellari sottomarine. Roba da fantascienza, o quasi, che, tuttavia, dimostra quanto la questione sia ancora una ferita aperta nella società russa.

Sta di fatto che, come ha ricordato a Radio Liberty il Capitano di Primo Rango della marina russa, Igor Kudrin, tuttavia scettico sull'ipotesi della collisione, Mosca rifiutò l'aiuto offertole dalla marina del Regno Unito, pronta ad intervenire in quanto poco distante dal luogo della tragedia con una sua unità. Un soccorso che, ha ricordato, avrebbe potuto salvare la vita ai 118 militari.

Ma non solo giustizia, e verità storica. Forse per sbadatezza, o per ironia della storia, alla vigilia della ricorrenza le autorità militari russe hanno dichiarato, con toni trionfalistici, il dislocamento di una batteria missilistica in Abkhazija: regione, assieme all'Ossezia del Sud, sottratta alla Georgia a seguito della guerra lampo dell'estate 2008, e resa Stato indipendente per rafforzare il predominio moscovita sull'area.

La presenza della batteria di intercettori antiaerei C-300, subito, ha scatenato le proteste di Tbilisi. Il vice premier con delega alla reintegrazione del Paese, Temur Jakovashvili, ha evidenziato come la mossa del Cremlino contrasti con quasi tutte le clausole degli accordi di pace stretti con la mediazione di NATO e Unione Europea, allora rappresentata dal presidente di turno, il francese Nicholas Sarkozy. In particolare, Mosca avrebbe sistematicamente infranto l'obbligo di arrestare ogni azione bellica, di ritirare il proprio esercito dai teatri di guerra, ed ivi permettere il ritorno di quello georgiano, di consentire l'accesso, ed il libero transito, di convogli per gli aiuti umanitari. E, infine, di affrontare la questione dell'Indipendenza delle due regioni, strappate con la forza a Tbilisi, in sede internazionale.

"Non c'è dubbio - ha dichiarato all'agenzia di stampa statale georgiana - che la presenza degli intercettori russi in Abkhazija contrasta chiaramente con i punti della tregua del 12 agosto 2008, raggiunta sotto la mediazione di Sarkozy. I C-300 provocano uno squilibro delle forze militari in un'area calda ed instabile. Anche se di ciò non se ne parla, continuano atteggiamenti aggressivi di varia natura da parte dell'esercito russo. Come, ad esempio, il controllo pressante sulla popolazione, arresti illegali ed ingiustificati, demolizione di costruzioni, ed abbattimento di monumenti nazionali georgiani. Nella regione di confine, i mezzi umanitari non possono circolare, ed è in atto un'occupazione supplementare dell'area, con l'invio di un numero di soldati sempre maggiore. Tutto ciò testimonia come la Federazione Russa solo a parole si presenta come volenterosa di rispettare gli accordi. Ma, de facto, minaccia la nostra sovranità".

Interessanti sono le interpretazioni di esperti militari di un Paese terzo, l'Ucraina. Spunti interessanti, ed utili, per comprendere la questione. Secondo l'ex capo dello Stato Maggiore delle forze armate ucraine, Anatolij Lopata, in carica durante la crisi georgiana, gli intercettori russi in Abkhazija sono una chiara risposta al progetto di scudo missilistico USA, che, secondo la nuova concezione dell'amministrazione Obama, dovrebbe essere dislocato tra Polonia, Romania e, forse, Turchia.

Diverso il parere del capo della commissione parlamentare per la difesa e la sicurezza di Kyiv, Anatolij Hrycenko, che ha Bollato la decisione di Mosca come guerra informativa, in quanto, stando al suo pensiero, la batteria antiaerea sarebbe già presente nell'area da tempo. Di sicuro, già da dopo l'aggressione alla Georgia.

"Ho già informato i colleghi americani - ha dichiarato il leader del movimento "Hromadjans'ka Inicjatyva", già candidato alle scorse presidenziali ucraine - riguardo alla vera natura della questione. Quei missili sono li già da tempo, almeno dalla fine delle ostilità. La notizia della loro installazione è pura propaganda. Inoltre, occorre sapere che essi non hanno scopo difensivo. Il fatto che siano orientati contro la Georgia è una certezza".

Sicurezza o meno, resta la triste coincidenza con l'anniversario della tragedia del Kursk. I due fatti, ovviamente, non hanno alcuna connessione. Ma dare l'annuncio in concomitanza con un disastro che ha coinvolto la sfera militare, su cui, peraltro, non è ancora stata fatta luce, è una disattenzione da evitare. Sopratutto in un Paese dove le date hanno alto valore simbolico.

Lecito, infine, ricordare che l'Abkhazija, con l'Ossezia Meridionale, è una regione georgiana che ha proclamato la propria indipendenza alla fine del conflitto armato tra Russia e Georgia, durato, per cinque giorni, nell'agosto 2008. A riconoscere tale unitaria decisione, oltre alla Federazione Russa, altri due Paesi campioni nel rispetto della Democrazia e dei Diritti Umani nel mondo: Venezuela e Nicaragua. Ad essi, nel 2009, si è aggiunto l'atollo di Nauru.

Matteo Cazzulani

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