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mercoledì 21 aprile 2010

ENNESIMO SUCCESSO DI JANUKOVYCH: I RUSSI NEL MAR NERO FINO AL 2049.


In cambio di un prezzo inferiore sul gas, l'Ucraina ha concesso alla flotta russa del Mar Nero il diritto a permanere nelle proprie acque territoriali e nel porto di Sebastopoli per altri 25 anni. "Sarà utile per l'Europa" si giustifica Janukovych. "Tradimento degli interessi nazionali" spiega l'opposizione.

100 Dollari per mille metri cubi se il gas da pagare supera quota 330, il 30% se la bolletta è meno cara del numero magico sopra citato. E questa la complicata formula che fissa il nuovo tariffario "di cortesia" che Mosca ha concesso a Kyiv. Più semplicemente, l'Ucraina ha ottenuto un ribasso sull'acquisto dell'oro blu dalla Russia del 30%, ma mai inferiore a 100 Dollari per mille metri cubi. Uno sconto ridicolo, che non modifica un costo reso ancora ancora più salato dalla contropartita che nella giornata di mercoledi 21 aprile Janukovych ha concesso a Medvedev: il prolungamento della permanenza della Flotta Russa nel Mar Nero, in acque territoriali ucraine, e nella base militare di Sebastopoli per altri 25 anni a partire dal 2017.

Il nuovo patto di ferro e gas, forse non a caso, è stato stretto a Khar'kiv, già capitale dell'Ucraina sovietica. Soddisfazione per Medvedev, che con un'operazione da abile scacchista è riuscito a mantenere un piede - armato - nell'ex colonia, inserendo nella trattativa energetica la questione militare della Flotta Russa del Mar Nero. "Lo sconto sul gas è da considerarsi come una parte dell'affitto che paghiamo a Kyiv per l'affitto della base portuale di Sebastopoli" ha dichiarato.

Goffa e sterile la giustificazione del presidente Janukovych, che a margine dell'incontro ha cercato di convincere la platea che l'accordo sullo stazionamento dei russi al largo di Sebastopoli è in realtà un vantaggio per l'intero Vecchio Continente, in quanto parte della costruzione di un sistema di sicurezza comune europeo.

"E una questione che affrontiamo nel contesto della formazione di un unico sistema di difesa collettivo UE. Abbiamo capito che la Flotta del Mar Nero sarà una delle garanzie per la reale sicurezza di tutti i Paesi che si affacciano su quel mare".

Una spiegazione tanto laconica quanto inconsistente, che subito ha provocato la secca reazione di chi la politica la fa con l'Ucraina - e non con la Russia - nel cuore. Il primo ministro del governo-ombra dell'opposizione democratica, Serhij Soboljev, ha commentato il prolungamento della presenza dell'esercito navale russo nel mar nero come una decisione infelice, contraria agli interessi nazionali e alla Costituzione ucraina. A maggior ragione perché legata alla trattativa sul gas, per il quale Kyiv non è nemmeno riuscita ad ottenere il sensibile sconto tanto promesso dal presidente e dal governo Azarov, instaurato da Janukovych in persona. Tale coincidenza, secondo Soboljev, è indicativa di come la nuova verticale del potere intende tutelare solamente gli interessi delle oligarchie russofone dell'est del Paese, tradizionali sponsor del Partija Rehioniv e dell'attività politica di Janukovych.

"Il presidente ha iniziato una guerra contro il suo stesso Paese. il suo scopo è quello di ottenere uno sconto sul gas per favorire i grandi industriali che lo finanziano. E' chiaro che il prezzo dell'oro blu per popolazione e settore pubblico non solo non scenderà, ma è destinato ad incrementare. Per questa ragione, per difendere gli ucraini che investono, guadagnano e lavorano secondo la legge, noi [il Blocco Tymoshenko e gli altri partiti dell'Opposizione Democratica, n.d.a.] adotteremo tutti i metodi di protesta e di lotta nonviolenta contro il regime di Janukovych. Sia in parlamento che in piazza".

Manifestazioni dentro e fuori la Rada che nella notte sono state annunciate da Julija Tymoshenko, energica leader dell'opposizione ed unico, serio, difensore degli interessi di chi si oppone al sistema di potere dell'attuale presidente. La Lady di Ferro ucraina ha annunciato la presentazione in parlamento di una mozione di sfiducia nei confronti dell'operato del presidente e del governo, ed invitato tutte le opposizioni a riunirsi in una manifestazione nazionale convocata per sabato 24 aprile.

"Raccoglieremo le firme di tutti i deputati dell'opposizione per presentare una mozione di sfiducia. Ce ne occorrono 150. Ce la faremo. Ma voglio anche rivolgermi alle altre forze dell'opposizione, affiché si uniscano a noi nell'iniziativa parlamentare e,sabato, in una manifestazione nazionale davanti alla Rada".

Duro anche Borys Tarasjuk, ministro degli esteri dello shadow-cabinet della Tymoshenko, il quale ha parlato chiaramente della possibilità di avviare la procedura di impeachment per Janukovych. "Il presidente ha ignorato l'articolo 17 della Costituzione che vieta la permanenza di basi militari straniere in territorio ucraino. Tale violazione richiede l'avvio della procedura di dimissionamento nei confronti del Capo dello Stato".

A gettare l'allarme per quanto oggi deciso tra Kyiv ed il Cremlino non sono solo politici. Anche il capo del consorzio energetico "Nuova Energia dell'Ucraina", Valerij Borovnyk, ha condannato sia la decisione di prolungare la presenza della Flotta russa nel Mar Nero, sia, sopratutto, l'accordo sul gas, bollato come altamente rischioso e dannoso per l'Ucraina.

"Giudico tutto quanto un'enorme sconfitta della nuova squadra di governo. De facto, anziché battersi per ottenere una sensibile diminuzione delle tariffe, si è arresa alle condizioni di Mosca. Così pagheremo un altissimo prezzo politico senza alcun ritorno economico".

Gli unici ad esprimere soddisfazione sono i membri del Partija Rehioniv, che per voce del deputato Oleksij Plotnikov invitano a prendere in esame i vantaggi ottenuti dagli accordi nel solo campo energetico, prescindendo dalla trattativa sulla flotta russa. "Le consultazioni sulla Flotta del Mar Nero sono un capitolo separato dei colloqui di Khar'kiv. Biosogna sottolineare come con le nuove tariffe il presidente Janukovych abbia ottenuto un successo, in quanto permetterà alle casse dello Stato di risparmiare un terzo di quanto pagato precedentemente per il gas".

Dinnanzi a tali dichiarazioni, alle giustificazioni di Janukovych e alla soddisfazione di Medvedev, non resta che una domanda, tanto spontanea quanto amara: l'indipendenza politica, energetica e militare di Kyiv costa solo un terzo del bilancio?

Matteo Cazzulani

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