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venerdì 30 aprile 2010

LUKASHENKA HA UN NUOVO AVVOCATO: VIKTOR JANUKOVYCH


Il presidente ucraino ha invitato l'occidente a considerare la Bielorussia un Paese democratico. Siglati accordi energetici tra Kyiv e Minsk.

Alto, possente, fisico robusto. Ottima padronanza della lingua russa e, molto meno, di quella ucraina. Non è l'identikit di un campione di pugilato venuto dall'Urss, bensì la descrizione del nuovo avvocato del regime di Minsk, che di professione è presidente dell'Ucraina e che all'Unione Sovietica guarda ancora con una certa nostalgia.

Nella giornata di giovedì, 29 aprile 2010, Viktor Janukovych si è recato in visita ufficiale da Aljaksandar Lukashenka, dittatore bielorusso, noto oppressore della dissidenza interna del suo Paese. Una caratteristica che al nuovo portavoce di Minsk deve essere sfuggita, dal momento in cui ha dichiarato di trovarsi in un Paese libero che negli ultimi tempi è riuscito ad innalzare il proprio standard di democrazia.

"L'Ucraina e la Bielorussa - ha sentenziato Janukovych - hanno fatto molto per tutelare i diritti di cittadinanza, di parola, di associazione, e tutte le altre libertà democratiche. So di per certo che Lei [riferendosi a Lukashenka, n.d.a.] ha davvero lavorato duro per avvicinare la struttura legislativa del Suo Paese a quella Europea".

In virtu di tutto questo, Janukovych ha invitato il Vecchio Continente a non isolare la Bielorussia, da un lato implementando le relazioni diplomatiche con Minsk, e dall'altro avviando la procedura di integrazione del Paese nel Consiglio d'Europa. Lasciando anche intendere che, comunque vada, tale decisione potrebbe essere presa tra circa un anno, quando la presidenza di turno del Consiglio spetterà proprio all'Ucraina.

A margine delle parole di stima, affetto reciproco e reale ipocrisia, i due presidentissimi hanno firmato importanti accordi energetici riguardanti il transito di nafta venezuelana in Bielorussia. Kyiv si è offerta di agevolare le operazioni di pompaggio e di trasporto del carburante da oltreoceano - che Lukashenka ha ottenuto grazie a colloqui privati con l'amico Chavez, un'altro leader mondiale davvero democratico - in cambio del pagamento di 70-80 miliardi di dollari all'anno e della concessione di parte delle forniture.

"Con piacere lavoreremo alla realizzazione del vostro piano - ha dichiarato Janukovych nella conferenza stampa conclusiva - noi, vostri partner, vi aiuteremo a trasportarla, richiedendo in cambio il giusto sulle commissioni, e parte del carburante venezuelano per il mercato ucraino".

Doveroso sottolineare come Janukovych abbia descritto un paese purtroppo molto lontano da quello che de facto è la Bielorussia. A Minsk si vive sotto una vera e propria dittatura, postsovietica e filorussa, in cui l'opposizione liberale, patriottica e filoeuropea è continuamente repressa. Un clima di terrore ed un forte controllo poliziesco rende impossibile ogni attività partitica al di fuori di quella di Lukashenka, ed un utilizzo sistematico della magistratura impedisce a candidati alternativi a quelli appoggiati dal Bat'ka (come è definito il presidente) di presentarsi alle elezioni.

Inoltre, lecito ricordare che il Consiglio d'Europa è un'organizzazione internazionale, il cui scopo sarebbe la promozione della democrazia, dei diritti umani e del cittadino, e dell'identità culturale europea. Per questo, di esso fanno parte non solo gli stati UE, ma anche Paesi ad essa confinanti che rispettano - o dovrebbero - tali parametri, quali, ad esempio, Norvegia, Svizzera, Georgia, Bosnia, Serbia.

Come Minsk possa rispettare i requisiti per l'ingresso in questa istituzione resta un mistero. Così come, del resto, lo è anche la permanenza della Russia, ammessa nel 1996, quando ancora l'autocrate Putin - altro alfiere delle libertà democratiche - non era al potere, ed il mondo intero sperava in un'evoluzione democratica a Moscadopo zarismo e comunismo.

Sconsolata la reazione dei dissidenti bielorussi, che hanno accolto le parole di Janukovych con un amaro sorriso, sottolineando come la visita del presidente ucraino sia pericolosa non solo per i contenuti, ma anche in quanto il Bat'ka ha trovato in Janukovych un interlocutore internazionale che lo legittima nel suo operato criminale.

"Dopo 16 anni di regime - recita un comunicato del Fronte Nazionale Bielorusso, partito di opposizione, ovviamente non riconosciuto - Lukashenka ha instaurato nel Paese standard totalmente opposti a quelli europei. A Minsk, diritti del cittadino e libertà democratiche sono semplice utopia".

E oramai chiaro il doppio gioco di cui il neo presidente ucraino è autore. Da un lato, il nuovo avvocato della causa bielorussa si presenta alla comunità internazionale come filoeuropeo, mediante gesti vani e puramente di facciata, come la decisione di compiere la prima visita istituzionale da Capo dello Stato a Bruxelles. E non a Mosca, come da tradizione - e da convenienza politica - a Kyiv è sempre avvenuto.

Dall'altro, Viktor Janukovych sta conducendo una spregiudicata politica filorussa, mirata a riportare Kyiv sotto il ricatto economico e politico di Mosca e delle oligarchie dell'est del Paese, filorusse ed ucrainofobe come i componenti del governo da lui instaurato, premier Azarov e ministro dell'istruzione Tabachnyk in primis.

Matteo Cazzulani

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