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giovedì 15 aprile 2010

UCRAINA: SI DELLA RADA AL PIANO DI SVILUPPO. JANUKOVYCH RINUNCIA ALL'URANIO


Nella giornata di giovedì 15 aprile 2010 il Parlamento ucraino ha approvato il piano di sviluppo economico-sociale concepito dal premier Azarov su neanche troppo velata dettatura del presidente Janukovych. Previsti ingenti aiuti ai grandi industriali e scarni sussidi sociali. La Tymoshenko: "il governo non mantiene le promesse elettorali".

Dopo una lunga discussione ed una settimana caratterizzata dalla lotta per la presidenza delle commissioni, ancora da risolvere, la Rada ha approvato in prima lettura il piano di sviluppo economico e sociale proposto ed elaborato dal premier Mykola Azarov. Favorevoli 242 deputati: tutti i 171 del Partija Rehioniv (il partito di maggioranza relativa, cui pertengono premier e presidente); i 21 comunisti, i 19 del Blocco Lytvyn, i 4 indipendenti appartenenti alla maggioranza (la coalizione di governo è formata dalle entità politiche appena enumerate), a cui se ne sono aggiunti 13 dal blocco "Nasha Ukrajina" dell'ex-presidente Jushchenko - spesso dato nelle ultime settimane in trattativa con i regionali per entrare nel governo - e 10 del Blocco Tymoshenko.

Il piano di sviluppo, annunciato in aula dallo stesso Mykola Azarov il giorno precedente, prevede un articolato pacchetto di misure anticrisi, tra cui il risanamento delle finanze statali e del sistema delle banche, conferme sui crediti da erogare a determinati settori della grande industria, l'approvazione di riforme istituzionali, l'attivazione degli investimenti per la modernizzazione dell'economia, nuovi accordi con i grandi imprenditori, l'innalzamento del benessere dei cittadini. In particolare, in Ucraina ci si aspetta l'aumento del PIL del 3,7%, della produzione industriale del 5,3%, di quella agricola del 2,4%, un'inflazione contenuta, la crescita degli investimenti stranieri del 14,4% (pari a 5 miliardi di dollari, l'aumento dell'occupazione del 2,9% - sopratutto nel settore agricolo. Previsto anche un saldo negativo delle esportazioni, che dovrebbero decrementare di circa un punto percentuale. "Tutta colpa della crisi mondiale e della paralisi dei commerci" ha cercato di giustificare Azarov.

Soddisfazione per l'approvazione del piano di azione è stata espressa da Andrij Kljujev, primo vice premier responsabile del buon esito dell'iter parlamentare del progetto.

"Lavoriamo da circa trenta giorni. Tra un mese vedremo in quale situazione ci troveremo, dopo aver sviluppato il programma e approntato il piano del bilancio [non ancora approvato malgrado la consistente maggioranza alla Rada, n.d.a.]. Se lavoreremo come pianificato riusciremo a raggiungere gli obiettivi in sei mesi. Ma il tempo non aspetta e il Paese è in preda all'insicurezza".

Kljujev ha cercato anche di rispondere alle obiezioni dell'opposizione, che ha attaccato il Partija Rehioniv per non aver inserito nel programma di sviluppo quelle misure in favore delle famiglie economicamente più disagiate tanto sbandierati durante la campagna elettorale presidenziale da Viktor Janukovych, sacrificandole in favore di aiuti alla grande imprenditoria.

"Inseriremo tutto nel piano per il bilancio. Ci saranno le garanzie per le fasce della popolazione richieste, aumenti di sussidi, paghe minime e pensioni. Intendiamo innalzare tutti gli standard sociali concordemente con la legislazione in vigore. Ma prepareremo anche progetti di legge per abbassare le tasse ai nostri imprenditori. Solo così si rafforza il mercato interno e si aumenta l'occupazione".

Spiegazioni che non sono servite a placare le proteste dell'opposizione democratica, giustamente insospettita dai provvedimenti favorevoli alle oligarchie economiche - sponsor tradizionali del Partija Rehioniv - e scettica sulla realizzazione di un programma così articolato e complesso ancora senza un bilancio statale. Una protesta manifestata anche in aula con cartelli e striscioni di disapprovazione nei confronti di Janukovych e del governo da lui insediato a sua immagine e somiglianza.

Poche ore dopo il voto, la leader Julija Tymoshenko ha radunato il suo shadow-cabinet per circa un'ora, a conclusione della quale ha convocato una conferenza stampa nella quale ha accusato pubblicamente il governo di non mantenere le promesse fatte ai semplici elettori ucraini, ma solo quelle ai grandi magnati dell'economia.

"Le loro promesse, programmi e concezioni di innalzamento degli standard sociali sono stati traditi dal momento in cui il Partija Rehioniv su espresso ordine di Janukovych non ha approvato alcun progetto di legge che realmente introducesse garanzie e aiuti sociali. Tutte quelle persone che hanno dato il proprio voto a Janukovych presto si accorgeranno che la sua campagna è stata condotta sulla base di menzogne".

La Lady di Ferro ucraina ha criticato Janukovych - vero e proprio motore del governo, in cui il primo ministro Azarov non è che la semplice longa manus presidenziale - anche sulla politica energETIca, con particolare riferimento alla decisione di promettere ad Obama e Medvedev l'eliminazione delle riserve di uranio arricchito per lo sviluppo tecnologico del Paese.

"La rinuncia all'uranio arricchito può non solo vietare all'Ucraina lo sviluppo tecnologico, ma riportarla ad una condizione di dipendenza atomica [già vissuta in epoca sovietica, quando Kyiv, inserita nell'URSS, dipendeva in tutto e per tutto da Mosca e non poteva approntare un proprio piano di sviluppo energetico, n.d.a.]. Può essere l'ennesimo ambito della nostra economia in cui perderemo la nostra indipendenza".

Questa decisione è stata presa da Janukovych in occasione del vertice mondiale sul disarmo nucleare, tenutosi a Washington negli scorsi giorni. Tale mossa politica - seppur agli occhi del lettore italiano apparentemente di buon senso - potrebbe avere serie ripercussioni sulla già fragile economia ucraina, che non avendo avuto modo, tempo e denaro per risollevarsi dalla dittatura sovietica e dalla disastrosa amministrazione Kuchma è ancor oggi in toto dipendente dal carbone e, appunto, dal nucleare.

Stando a svariati testimoni, a convincere Janukovych sarebbero stati gli stessi presidenti russo Medvedev e USA Obama in nome di quel clima di concordia generale, di (ipocrita) armonia mondiale e di disarmo nucleare tanto voluto dal "premio Nobel per la pace": leader della maggiore democrazia del pianeta che a causa della sua politica estera di corto respiro e troppo rinunciataria sul tema dei diritti umani e civili nel Mondo sta abbandonando tra le fauci del rinato imperialismo russo un'Europa centro-orientale che a voce alta richiede benessere, giustizia, democrazia e, appunto, integrazione con l'Occidente.

Matteo Cazzulani

1 commento:

  1. Analisi indicutibile, anche perché ne so poco, però il nucleare secondo me non è mai la scelta giusta.
    Si può scommettere sulle fonti rinnovabili, anche lì, per rendersi autonomi dal gas russo.
    Obama sta raggiungendo dei risultati straordinari, certo, poi ha un ruolo per il quale non può spingersi troppo.
    Non ci si può permettere un'altra guerra con la Russia.

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