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sabato 10 aprile 2010
POLONIA ANCORA DECAPITATA. 70 ANNI DOPO KATYŃ
Si rincorrono nella notte aggiornamenti sul numero delle vittime e sulle cause dell'incidente aereo che ha provocato la scomparsa dell'élite dello Stato polacco, in primis del presidente Lech Kaczyński. Il gemello Jarosław riconosce il corpo del fratello. Mosca garantisce un'inchiesta seria. Entro luglio le presidenziali anticipate. Wałęsa: "una seconda Katyń".
Tupolev Tu-154 numero 101, prodotto a Mosca durante l'epoca sovietica. E questo il nome dello sciagurato aereo su cui il presidente polacco e i principali vertici del Paese hanno perso la vita nella giornata di sabato 10 aprile alle 10:30 circa (ora russa, le 8:30 in Polonia e Italia), diretti a Katyń per commemorare l'eccidio perpretrato dai sovietici 70 anni or sono ai danni dell'intellighenzia di Varsavia. Sono morte tutte le 97 persone a bordo dell'apparecchio. Nessuno è sopravissuto.
La Polonia si stringe attorno al Pałac Prezydencki, nonostante Lech Kaczyński godesse del consenso solo del 20% dei polacchi. E' il presidente di tutti, malgrado la provenienza ideologica e l'appartenenza partitica. L'esempio lo ha dato in primis il premier Donald Tusk, liberale, avversario del presidente conservatore, che non ha trattenuto le lacrime sia alla notizia della tragedia sia presso il luogo dell'incidente, visitato assieme al premier della Federazione Russa Vladimir Putin, subito incaricato di presiedere la commissione di inchiesta sulla dinamica della tragedia.
Putin promette "un'indagine meticolosa e trasparente". A Mosca è stato allestito il centro logistico delle operazioni, ove le scatole nere appena recuperate sono state visionate, confermando - secondo fonti russe - che si è trattato di un incidente. I piloti del velivolo presidenziale - i migliori della Polonia - avrebbero tentato per tre volte l'atterraggio all'aeroporto "Severnyj" di Smolensk (a poca distanza da Katyń) malgrado la scarsissima visibilità ed il consiglio loro dato dalla torre di controllo di approdare a Minsk, capitale della Bielorussia con cui la Polonia è da tre mesi in aperta guerra diplomatica. Al quarto tentativo l'aereo avrebbe urtato un albero di 80 metri di altezza a 400 metri dalla pista di atterraggio, la coda si sarebbe rotta e l'apparecchio avrebbe preso fuoco. I relitti sono stati trovati a 1 chilometro di distanza.
In ogni caso, Varsavia ha aperto un propria commissione di inchiesta. Nel frattempo nella capitale davanti al palazzo presidenziale una folla si è radunata per porre fiori, bandiere, messaggi di cordoglio. Tutti attorno al controverso presidente. Per le ore 12 di Domenica 11 aprile è stato fissato un minuto di silenzio in segno di cordoglio; alle 14 è atteso il feretro di Kaczyński. Seguiranno due settimane di lutto nazionale. Secondo quanto previsto dalla Costituzione, le funzioni presidenziali sono state assunte dal Maresciallo del Sejm (Presidente della Camera) Bronisław Komorowski, per ironia della sorte candidato del partito liberale Platforma Obywatelska alle presidenziali in programma il prossimo autunno. Esse saranno anticipate non più tardi di fine giugno.
La Polonia è stata decapitata. I vertici dello Stato sono tutti morti. "Una seconda Katyń" come ha spiegato giustamente Lech Wałęsa, ex-presidente, premio Nobel per la Pace e protagonista della lotta nonviolenta contro il regime sovietico combattuta e vinta fino al 1989. Con il presidente Lech Kaczyński hanno perso la vita la moglie Maria Kaczyńska, il capo dello Stato Generale Franciszek Gongora, l'ex-presidente Ryszard Kaczorowski, il vescovo militare Tadeusz Płoski, il Capo della Banca Nazionale Sławomir Skszypek, i vice Marescialli del Sejm Jerzy Szmajdziński e Krzystof Putra, la vice presidente del Senato Krystyna Bochenek, il Capo della Cancelleria presidenziale Władyslaw Stasiak e molti alti impiegati statali ed esponenti politici di rilievo (tra cui Przemysław Gosiewski, dal sottoscritto recentemente intervistato in quel di Cracovia).
Stando ai racconti dei testimoni l'aereo avrebbe effettivamente tentato a più riprese l'atterraggio, finendo per schiantarsi al suolo. Le due scatole nere sono state recuperate e visionate, ed anche esse avrebbero confermato l'incidente. Il tutto è avvenuto a Mosca.
Nel Paese regna un'atmosfera intrisa di quel fatalismo storico che inevitabilmente domina i pensieri di un popolo che in quella landa maledetta ha perso già in passato la sua élite politica. Settanta anni fa a causa della feroce repressione staliniana, ancora a fatica riconosciuta da Mosca e dalla storiografia veterocomunista di casa nostra. Oggi a seguito di un incidente ancora tutto da chiarire.
Da tutto il mondo sono arrivati messaggi di cordoglio. Dall'Italia quello delle istituzioni e dell'Associazione AnnaViva, impegnata nella difesa dei Diritti Umani e della Democrazia nel Mondo ex-sovietico, il cui presidente - "polacco di adozione" - con un messaggio al Console della Repubblica di Polonia si è detto "costernato dinnanzi alla scomparsa del nostro presidente e convinto che Varsavia riuscirà a rialzarsi dall'ennesima tragedia della sua storia".
Matteo Cazzulani
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