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sabato 24 aprile 2010

LA TYMOSHENKO CHIAMA, GLI ARANCIONI RITROVANO L'UNITA


Su invito della Lady di Ferro ucraina, l'opposizione democratica ed altre formazioni politiche si sono ricompattate in piazza, presso la Rada, per esprimere ferma condanna alla politica filorussa di Janukovych. "Unire le forze contro la deriva antiucraina".

C'erano gli stendardi biancorossi del Blocco Tymoshenko, gialloneri del partito Za Ukrajinu, e quelli gialloblu del Narodnyj Rukh e di Svoboda, nonché della bandiera nazionale ucraina. Rieccoli gli arancioni. Hanno tinte differenti rispetto al 2004, ma è lo stesso "popolo del Majdan" che con un'incisiva protesta nonviolenta sei anni fa si è battuto per un'Ucraina giusta, democratica ed europea, riuscendo a liberarsi dell'odiosa verticale del potere dell'autoritario Kuchma, oggi di nuovo al potere col tandem Janukovych-Azarov.

A riunirlo, lo sdegno nei confronti del patto di Khar'kiv, con cui il presidente Janukovych ha prolungato la permanenza della flotta russa nel Mar Nero e nel porto ucraino di Sebastopoli fino al 2049 in cambio di un misero sconto sul prezzo del gas. E la determinazione di Julija Tymoshenko, che in pochi giorni è riuscita a mobilitare tanta gente comune in una partecipatissima manifestazione nazionale. Anche i numeri sono vicini a quelli di cinque anni fa: 10 mila i partecipanti secondo i media più autorevoli.

La Lady di Ferro Ucraina ha attaccato il presidente, colpevole di aver siglato un patto contrario non solo agli interessi nazionali, ma ai principi della Costituzione, in quanto l'articolo 17 vieta la presenza di basi militari di eserciti stranieri sul territorio ucraino. Dinnanzi a tale condotta, la Tymoshenko ha invitato il popolo del Majdan all'unità, e le forze politiche dell'opposizione alla comune battaglia parlamentare, accantonando personalismi e contrasti intestini.

"L'intera società ucraina - ha spegato dal palco allestito a pochi metri dal Parlamento - può testimoniare come senza la sua pressione e le sue continue mobilitazioni il governo sia autore di una politica debole, sia sul piano interno che su quello estero. E noi che siamo all'opposizione in parlamento, subito, dobbiamo capire che non è più il tempo di insultarci l'uno con l'altro. Sono pronta, io per prima, a riunire tutte le forze e le persone scandalizzate dalla condotta di un Capo dello Stato che non rappresenta gli interessi del Paese e non rispetta la Carta Suprema".

A raccogliere l'invito della Lady di Ferro Ucraina è stato il leader del partito Nasha Ukrajina, Viktor Jushchenko. Una sorpresa, dal momento in cui l'ex presidente, assente alla manifestazione, è stato spesso vicino ad un nuovo accordo con Janukovych, ed in passato non ha mai esitato a contrastare la Tymoshenko per il proprio profitto personale, tradendo, così, quegli ideali arancioni che gli hanno consentito l'elezione presidenziale nel 2004.

"Il problema - ha dichiarato - non è tanto avere la maggioranza in parlamento, ma in strada, tra la gente comune. Tra chi crede che accettare la presenza dei soldati russi sul proprio territorio nazionale in cambio di uno sconto sul gas sia una politica errata, da cui non ci si sente rappresentati. Una scelta pericolosa per i nostri figli e nipoti, per le nostre famiglie. Una minaccia per la nostra esistenza in quanto ucraini. Bisogna alzarsi e contestare tutto questo".

Accanto alla manifestazione, Julija Tymoshenko era riuscita ad ottenere le 153 firme di parlamentari necessarie per la convocazione di una seduta straordinaria della Rada, richiesta per poter esaminare i dettagli dell'accordo di Khar'kiv. Un'operazione faticosa e frenetica, resa vana dall'apatia dello speaker, Volodymyr Lytvyn, che ha sottolineato l'impossibilità di preparare la documentazione in neanche 24 ore. E dai parlamentari del Partija Rehioniv, la forza politica di maggioranza a cui appartengono presidente e premier, che fin dal mattino hanno occupato l'aula ed impedito, così, l'avvio dei lavori.

Atto successivo dello scontro, il prossimo martedì, quando il patto di Khar'kiv sarà discusso e votato in Parlamento. Questa volta, a promettere il blocco dei lavori è l'Opposizione Democratica, contrariata dall'assenza di un dibattito preliminare, previsto da regolamento per tutte le questioni internazionali.

Infine, lecito sottolineare come accanto a quella del popolo arancione ha avuto luogo anche la mobilitazione dei sostenitori di Janukovych. Circa 5 mila, probabilmente ingaggiati dai denari degli oligarchi dell'est del Paese, russofili, sponsor del Partija Rehioniv. I "blu", armati di bandiere e striscioni inneggianti al presidente e al suo operato, erano a pochi metri dal popolo del Majdan. Solo qualche sfottò, ma nessuno scontro, né tentativo di aggressione.

L'ennesima dimostrazione che la democrazia - preziosa conquista della rivoluzione arancione - ancora tiene nel Paese. Malgrado i ripetuti tentativi da parte del tandem Janukovych-Azarov di contrastare ogni forma di ucrainicità, e di riportare Kyiv sotto l'ombrello - ergo il protettorato - di Mosca.

Matteo Cazzulani

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